«La Repubblica è riuscita a testare con successo i suoi razzi balistici intercontinentali con le proprie forze e tecniche, anche di fronte a pesanti sanzioni imposte senza scrupoli e alle pressioni di forze ostili», così apre un articolo del Rodong Sinmun, che commenta l’ultimo lancio di un Icbm fatto da Pyongyang.
«Ora nessuno può ignorare la potenza nazionale globale e il potenziale della Corea, e che la sua posizione strategica come potenza nucleare con una grande influenza sull’Asia e sulla pace mondiale. Gli Stati Uniti hanno mobilitato tutti i loro seguaci e combattenti per manipolare la “risoluzione delle sanzioni” e fingere che fosse un grande successo, ma è solo un bluff. Abbiamo reso un campo di battaglia l’intero continente degli Stati Uniti con il successo di due lanci di missili balistici intercontinentali e abbiamo dimostrato chiaramente che possiamo far bruciare l’impero americano con lanci imprevisti a sorpresa in qualsiasi area e luogo». Le minacce del regime di Kim Jong Un si fanno sempre più realistiche: «Abbiamo dato consigli e li abbiamo messi in guardia, ma gli Stati Uniti sono (…) una situazione così tragica come quella odierna (…) Il destino dell’America è saldamente nelle nostre mani».
Il quotidiano del partito di governo poi prosegue con un altro commento sugli eventi: «Gli Stati Uniti hanno fatto male la cospirazione verso il nostro paese, cercando di sorprenderci con l’intimidazione della minaccia nucleare ma sono ora preoccupati da un orribile incubo, e tutta l’America sta letteralmente vivendo un incubo nucleare (…) È difficile ammetterlo per gli Stati Uniti, ma quanto è accaduto è chiaro (…) Gli Stati Uniti dovrebbero studiare la lezione e giudicarla correttamente. Il modo di fuggire dall’angoscia e di mantenere la sicurezza e l’aspetto di una grande nazione è quello di mollare la penisola coreana (…) Il tempo e la giustizia sono dalla nostra parte, e il flusso del mondo è guidato da noi, e nessun mezzo o metodo degli Stati Uniti ci potrà fermare (…) Occorre ricordare ancora una volta ai Presidenti degli Stati Uniti che, se non vogliono portare il paese in rovina, devono riconoscere le realtà di oggi, devono riconoscere con coraggio la realtà di oggi. Se gli Stati Uniti non ascoltano i nostri consigli e continuano ad agire come adesso, adotteremo misure adeguate ancora più decise».
Pyongyang quindi non ha alcuna intenzione di scendere a patti, ma rialza ancora una volta la posta, l’incubo della guerra nucleare sul suolo Usa. A Kim basta solo che un singolo Icbm colpisca la terra Usa per poter dire di aver vinto, qualunque siano le conseguenze; per Washington un simile colpo scatenerebbe le faglie sociali e politiche interne che ora vivono più o meno latenti nel paese. In caso di invasione, l’esperienza del Vietnam e dell’Iraq sarebbero pallidi ricordi.
Antonio Albanese