Singapore

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Poco meno di duecento anni fa l’esploratore inglese Thomas Raffles fondò Singapore (che in sanscrito vuol dire “città del leone”) su una piccola isola fra le migliaia che punteggiano l’area a sud dell’Indocina. La statua bianca dell’esploratore (che immancabilmente ha sullo sfondo una parte di grattacielo) ammira silenziosa con le braccia conserte il brulicare di una delle più grandi metropoli della terra. L’embrionale insediamento sorto nel 1819 è ora una città-stato piccola per estensione (circa 700 chilometri quadrati) ma con una delle economie più sviluppate del mondo. Grazie ad una posizione geografica invidiabile, situata in una strettoia fra Malesia e Indonesia, il piccolo insediamento britannico diventò una realtà fiorente già nell’Ottocento.

Durante la Seconda guerra mondiale venne conquistata dai giapponesi, e restituita alla sovranità di Londra nel 1945. Il nazionalismo e l’insofferenza per la presenza straniera portò all’indipendenza di Singapore, avvenuta negli anni sessanta. Dopo una breve parentesi di affiliazione alla Malesia, nel 1965 la città dichiarò la sua indipendenza e cominciò a muovere i suoi primi passi, forte di un tessuto economico e di una posizione geografica promettenti. L’isola di Singapore, come comunemente viene indicata, è in realtà un insieme di una sessantina di isole, che nonostante la piccola estensione sono scali fondamentali per le rotte marittime ed aeree che insistono sull’Asia pacifica. Nel corso degli anni Singapore è diventata un hub portuale ed aeroportuale di primo piano, con capacità di movimentazione di merci e passeggeri inimmaginabili per un territorio così piccolo. Oggi la città-stato, con i suoi quasi 5 milioni di abitanti e l’impressionante media di 7.000 persone per chilometro quadrato ha affiancato all’importante ruolo di scalo logistico una crescita economico-finanziaria imponente, che oggi ha condotto ad un reddito pro capite di oltre 35.000 $. Agli inizi degli anni ’90 insieme a Corea del Sud, Taiwan e Hong Kong, Singapore era una delle quattro “tigri asiatiche”, ovvero le economie in maggior espansione in quell’area del mondo. La crescita è poi continuata a ritmi sostenuti fino alla crisi del 2008; dopo un 2009 di flessione (-0,8% del PIL) il 2010 si è concluso con un ottimo + 14%, che sembra per ora allontanare ulteriori flessioni: la decisione di adottare un’economia capitalista particolarmente aperta e libera è stata una scelta che sul lungo periodo ha portato ad uno sviluppo notevole delle potenzialità del piccolo stato. Considerando che l’agricoltura è inesistente, il sistema produttivo della città si è orientato verso il secondario ed il terziario. Le principali installazioni produttive sono imprese che producono elettronica, telecomunicazioni, medicinali, e prodotti high tech di differenti tipi. L’export ha quindi un ruolo strategico, così come le importazioni, date le minute dimensioni nazionali. Il settore del terziario è altrettanto sviluppato: le condizioni di mercato molto favorevoli hanno attratto ingenti capitali stranieri, nonché imprese e attori economici di ogni tipo. La Borsa di Singapore è una delle più importanti del mondo, e l’importanza dei servizi finanziari della città l’ha resa una potenza economica globale. Il turismo non è da sottovalutare, e l’amministrazione sta facendo molto per promuoverlo.

Le relazioni internazionali che Singapore mantiene sono eccellenti, e hanno permesso la conclusione di moltissimi accordi commerciali essenziali per la crescita economica della città. L’intento del paese è di promuovere la sicurezza regionale il più possibile, in quanto un ambiente stabile e senza conflitti è l’ideale per continuare a sviluppare traffici e commerci: fenomeni come la pirateria nello stretto di Malacca potrebbero essere dannosi per il flusso marittimo. A tale riguardo Singapore mantiene delle forze armate tecnologicamente all’avanguardia, ha la leva obbligatoria e spende ben il 4,9% del proprio PIL in difesa; ci sono poi forti accordi militari con gli Stati Uniti.

Nonostante la grande quantità di stranieri e l’economia sviluppata permangono ancora alcune problematiche in rapporto all’espressione del pensiero ed alla sua diffusione; inoltre la presenza della pena di morte è criticata da molte associazioni internazionali.

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