Indonesia

68

La Repubblica d’Indonesia è uno stato asiatico ed oceanico “disperso” su oltre 17.000 isole (quasi 2 milioni di chilometri quadrati), con la quarta popolazione del mondo (circa 230 milioni) e la più grande comunità di fedeli islamici. Nonostante “solo” 6.000 isole siano abitate, lo stato si estende in lunghezza dal sud dell’Indocina alla Papua Nuova Guinea: è quindi un territorio che insiste su due continenti, l’Asia e l’Oceania. I primi a rendersi conto dell’importanza di quel paese furono gli olandesi, che sfruttando la frammentazione del territorio e forti del proprio strumento militare conquistarono l’area verso l’inizio del 1600. La corona olandese controllò le isole nonostante nel corso del ‘900 si stesse sviluppando l’embrione del nazionalismo indonesiano: il colpo di grazia alla dominazione olandese giunse però nella seconda guerra mondiale.

L’espansione giapponese, approfittando della sconfitta dei Paesi Bassi compiuta dalla Germania, non ebbe difficoltà ad appropriarsi della colonia, soffiando sulla causa del nazionalismo. La fine della guerra non significò la pace per l’Indonesia, ma solo un nuovo inizio di ostilità con l’Olanda. Nel 1949 il paese raggiunse l’indipendenza, e Sukarno, leader del movimento nazionalista, venne eletto presidente. Rimase in carica finchè nel 1965 non venne sostituito dal militare Suharto, che tenne il potere sino al 1998. Per tutto questo periodo l’Indonesia fu uno stato autoritario in cui non mancarono abusi e vessazioni nei confronti dei dissidenti. La fine degli anni ’90 portò ad una serie di aperture che oggi rendono l’Indonesia una democrazia, seppure molte sono ancora le sfide che il paese deve affrontare. L’attuale stato si presenta come uno degli attori regionali più importanti. Fra le migliaia di isole ce ne sono alcune come Sumatra, Nuova Guinea o Giava che oggi sono divenute famose per diverse ragioni. In particolare Giava, una delle isole più estese del mondo, deve la sua popolarità alla capitale Giakarta, che con i suoi quasi dieci milioni di abitanti è una delle realtà urbane più in espansione di tutto lo stato. Il centro scintillante con i grattacieli e l’immagine di avanguardia che la città sembra offrire con il suo aspetto moderno non riesce però a nascondere le difficoltà che una metropoli di questo tipo ha affrontato nel corso dell’ultimo cinquantennio. Negli anni ’60 la popolazione sfiorava il milione di persone, cresciuti sino a una decina di milioni al giorno d’oggi: un’evoluzione troppo veloce che ha creato anche grandi slums in cui si concentrano i poveri e gli indigenti, comunque molto numerosi. La stessa economia indonesiana riflette il contrasto fra le brulicanti realtà urbane e quelle rurali, nonostante l’evoluzione del paese stia spingendo sempre più verso la finanza, l’industria ed i servizi. Va comunque ricordato che ancora oggi quasi il 15% della popolazione rimane legato al settore primario, una tempo il principale impiego. Nel corso degli anni ’70 ed ’80 il PIL del paese cominciò a crescere grazie ad alcuni interventi sull’inflazione e sulla moneta: quindi iniziarono ad arrivare i capitali stranieri mentre si rafforzavano le imprese rivolte soprattutto all’esportazione. Una crisi verso la fine degli anni ’90 sembrò fermare lo sviluppo indonesiano, che però dopo questo sbandamento riprese a crescere. Negli ultimi anni il PIL ha continuato ad aumentare (+ 6% nel 2008, + 4,5% nel 2009, + 6% nel 2010) reagendo anche all’ultima crisi finanziaria. Il reddito pro capite rimane comunque non elevato (4.300 $ nel 2010), la disoccupazione si aggira intorno al 7% e circa il 13% della popolazione si trova in stato di povertà. Nonostante queste difficoltà sociali unite a quelle infrastrutturali ed alla corruzione, l’Indonesia grazie alla sua popolazione ed alle sue forti esportazioni è divenuta una nazione importante nella regione: Giappone, Singapore, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud, Taiwan e Malesia sono, in ordine decrescente, i principali partner per le esportazioni nazionali, che si aggirano intorno ai 150 miliardi di dollari. Dal 2004 l’Indonesia è divenuta un’importatrice di petrolio, mentre per decenni è stata membro dell’OPEC come stato esportatore dell’”oro nero”: rimangono invece molto alte le potenzialità minerarie del paese, grazie a materie come carbone, oro, argento, nickel, bauxite. Le molte potenzialità del paese sono però minacciate da una non sempre precisa capacità di pianificare lo sviluppo, cosa che potrebbe comportare in futuro anche pesanti ripercussioni sull’ambiente naturale, particolarmente ricco in termini di flora e fauna. Anche la presenza di vulcani e la vulnerabilità ad eventi naturali catastrofici (come lo Tsunami di qualche anno fa) rendono non sempre semplice la gestione di questo grande paese, ricco di risorse e potenzialità così come di culture e lingue. Infine nonostante la religione islamica sia la più diffusa, l’estremismo ed il fondamentalismo potrebbero un domani rappresentare delle minacce per la sicurezza nazionale, o per il fiorente turismo che è un’altra notevole fonte di entrate per il paese.