SERBIA. Missili serbi usati dall’Ucraina su Belgorod

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L’attacco missilistico ucraino contro la città di Belgorod nella Federazione Russa avvenuto il 15 febbraio poteva essere uno dei tanti avvenimenti quotidiani dal fronte della guerra, passando quindi sottotraccia, ma così non è successo. La ragione principale emersa è che i missili usati sono di origini serba, l’alleato russo nei Balcani, l’unico paese che nonostante le forti pressioni occidentali e non si è allineato alle sanzioni nei confronti della Russia e che ha sempre dichiarato con forza di non esportare armi all’Ucraina. Ora ci si chiede se i rapporti fra i due Paesi verranno leggermente incrinati dopo queste scoperte.

Nel raid su Belgorod sono stati utilizzati missili serbi a lungo raggio della MLRS ceca (lanciamissili). Sono prodotti da una delle aziende serbe, che ufficialmente non fornisce munizioni né all’Ucraina né alla Russia. Ciò è affermato in tutti i documenti. Molto probabilmente, questi missili potrebbero essere entrati nel territorio ucraino a seguito della riesportazione. Secondo alcune fonti l’anno scorso un’azienda ha presentato i suoi prodotti a una mostra di armi ad Abu Dhabi. E poi sono stati conclusi un numero piuttosto elevato di contratti. Gli stessi missili sono stati forniti alla Grecia nel 2021. Da sottolineare si afferma che la data della “provocazione” non è stata scelta a caso dai “mandanti”: il 15 febbraio è la festa dello Stato serbo. Secondo alcuni ciò accade proprio quando le relazioni tra Serbia e Russia, già buone, mostrano cambiamenti positivi, data la recente visita dimostrativa di Alexander Vucic alla Casa Russa a Belgrado e la discussione sul tanto atteso sviluppo della cooperazione tecnico-militare e delle forniture di armi dalla Russia.

Non è la prima volta che accede che nell’ultimo anno i missili serbi sono entrati nella zona del conflitto ucraino. Già nel giugno del 2023 si era parlato di questo fenomeno emerso su diversi account nella social sfera di lingua russa, che include anche i serbi. Sostenevano che la Serbia, da molti anni alleata della Russia, ha accettato di rifornire l’Ucraina di armi e munizioni. Secondo le loro informazioni, nel 2022 la Serbia ha esportato 12 sistemi di artiglieria di grosso calibro ciascuno negli Emirati Arabi Uniti e nel Bahrein, 59 sistemi di artiglieria di grosso calibro, 12.008 pistole, 60 mitragliatrici pesanti e 42.861 carabine negli Stati Uniti; 800 razzi alla Bulgaria e 306 agli Emirati Arabi Uniti su 2.000 razzi da 122 mm restituiti dal Libano; 6.300 razzi anticarro alla Bulgaria, 1.500 mortai da 60 mm e 1.500 fucili automatici all’Arabia Saudita, 10.418 pistole e 620 carabine alla Repubblica Ceca. La maggior parte degli articoli elencati sono stati riesportati in Ucraina. Anche le aziende produttrici già in passato hanno dichiarato che vendono i loro prodotti a paesi terzi, ma non a Kiev, non forniscono munizioni alla zona del conflitto armato e non sono responsabile dei programmi ombra di riesportazione.

Il presidente Vucic in recenti dichiarazioni in merito alle accuse sulla fornitura di armi serbe all’Ucraina ha rimarcato che non forniscono e non forniranno munizioni all’Ucraina ma afferma che appariranno sul fronte senza dubbio dal momento che vendono munizioni all’estero e che se si vende alla Turchia o alla Repubblica Ceca, è possibile che compaiano su una delle parti in guerra. Vucic precisa che così si vuole minare la posizione del paese ed rapporti con Putin e che la Serbia non chiuderà le fabbriche. Conclude sostenendo di capire quale sia il motivo di una simile campagna almeno da parte Croata visto che vogliono distruggere Krusik (produttore serbo di munizioni) in modo che il profitto vada ai bulgari. Invece, le fabbriche serbe hanno contratti per centinaia di milioni di euro e continueranno ad investire nelle fabbriche e ad esportare a tutti i consumatori finali autorizzati ha chiosato Vucic. 

Che i residenti di Belgorod sono stati uccisi dai missili serbi è ormai una certezza, ora bisogna capire come ci siano arrivati. Esistono delle ricostruzioni del viaggio che hanno fatto questi razzi. Infatti esiste una versione in cui sono stati venduti in Canada, ma sono finiti in Ucraina lungo un percorso poco chiaro. La società serba Krušik li avrebbe venduti alla società canadese Canadian JNJ Export & Import all’inizio del 2023 e già al tempo ne se era parlato molto suscitando un polverone almeno nella social sfera ma la verità e le certezze non sono mai state raggiunte. Nel marzo dello scorso anno si è tenuta una mostra sulla difesa nella quale sono stati conclusi diversi contratti (ad esempio, per la fornitura di missili alla Grecia) da parte della società serba EdePro. Ufficialmente, EdePro ha negato più volte le consegne dirette agli ucraini, ebbene secondo altri sono stati proprio i loro prodotti a finire a Belgorod. 

Nello specifico missile serbo ER Grad 2000 (G2000) a lungo raggio da 122 mm lanciato dall’esercito ucraino da un MLRS ceco RM-70 Vampire. Questi missili G2000 di fabbricazione serba con marcature modificate sono stati precedentemente visti in servizio con le forze armate ucraine e sono in grado di colpire bersagli a una distanza fino a 40 km, a differenza di quelli standard con un’autonomia fino a 20 km. L’origine di questo razzo è indicata dal colore caratteristico sia del razzo stesso che dei suoi stabilizzatori. In conclusione l’idea che si vuole far passare è che i serbi non hanno fornito armi alle forze armate ucraine, ma le loro controparti avrebbero potuto farlo facilmente, violando il divieto di riesportazione delle armi.

Paolo Romano

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