L’OMS indaga sulla MERS

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MAROCCO – Rabat 11/06/2014. Il Ministero della Salute marocchino ha rassicurato i marocchini che nessun caso di sindrome respiratoria del Medio Oriente (Coronavirus Mers) è stato finora registrato in Marocco. L’Oms indaga sulla Mers nell’area del Golfo Persico.

Il ministero, riporta l’agenzia Map, ha invitato i marocchini che intendono svolgere l’ Hajj o Umrah ad osservare una serie di precise norme igieniche per evitare di contrarre il virus, attraverso una serie di informazioni presenti sul sito e attraverso una serie di pubblicazioni sulla salute, opuscoli compresi, messe a loro disposizione prima di lasciare il paese. Il ministero ha inoltre raccomandato ai pellegrini di indossare maschere di protezione nei luoghi pubblici, misura molto utile per prevenire la malattia, a prendere le necessarie misure di igiene pubblica e personale per aumentare la prevenzione delle malattie. La paura di una esplosione di una pandemia Mers è stata affrontata anche da un gruppo di esperti messi in campo dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il team Oms ha detto che non c’è alcuna prova della diffusione da persona a persona della Mers in Arabia Saudita, attraverso una indagine sul campo durata sei giorni. Per il team Oms, vista la registrazione di nuovi casi di Mers in Europa, gli operatori sanitari in tutto il mondo dovrebbero monitorare attentamente la situazione. Gli ospedali che curano inspiegabili casi di polmonite dovrebbero allargare il loro campo d’indagine anche alla Mers, come possibile causa di infezione. Fino ad oggi ci sono stati 55 casi d’infezione Mers, assai vicino al coronavirus Sars, tra cui 31 decessi. Tutte le infezioni sono avvenute in quattro paesi della penisola arabica: Arabia Saudita, numero di casi maggiore, Qatar, Giordania ed Emirati Arabi Uniti. La relazione del gruppo, pubblicato sul sito web dell’Oms, riporta che fino ad ora sono stati classificati tre modelli di infezioni: a) casi sporadici, singoli casi in cui la persona ha contratto il virus da una fonte non ancora identificata; b) cluster all’interno di nuclei familiari, dove sembra possa esserci stato un contagio limitato da persona a persona; c) gruppi di pazienti in strutture sanitarie. La diffusione su base ospedaliera è stata registrata in Giordania, Arabia Saudita e Francia, dove un uomo contagiato negli Emirati Arabi Uniti ha infettato un compagno di stanza in un ospedale. Il rapporto afferma l’importanza di un dato: in tutti i casi in cui si crede sia avvenuto il contagio da persona a persona, la trasmissione dell’infezione è stata limitata. Gli esperti hanno inoltre evidenziato i pochi casi d’infezione che hanno riguardato gli operatori sanitari: con la Sars la diffusione della malattia tra questa categoria era stata usata come segnale d’allarme per la diffusione stessa, il 20 per cento del conteggio globale Sars. «Si sono registrate molte meno infezioni di Mers-CoV tra gli operatori sanitari nel regno dell’Arabia Saudita, rispetto a quanto ci ci si poteva aspettare sulla base della precedente esperienza con la Sars», si legge nel rapporto «Anche se non è chiaro il motivo per cui un minor numero di operatori sanitari sia stato infettato dal Mers-CoV, si può ipotizzare che i miglioramenti nel controllo delle infezioni, fatti dopo lo scoppio della Sars, abbiamo fatto la differenza». Nel rapporto si legge che rimangono ancora grandi lacune nella comprensione del nuovo virus e della malattia che provoca, ma, si tratta di tempi e lacune ragionevoli visto il tempo necessario per ottener risultati validi dalle indagini scientifiche. Il rapporto Oms, pur valutando positivamente la risposta saudita all’emergenza Mers, nulla ha, tuttavia, detto sulla scarsa condivisione delle informazioni; le autorità sanitarie saudite hanno condiviso solo lo stretto necessario.