NORD STREAM. Uno yacht sopra il gasdotto: parodia o realtà?

176

L’ipotesi che dietro l’esplosione del gasdotto Nordstream dello scorso anno ci siano dei filo-ucraini non governativi sembra non reggere più, come dimostra la Reuters che cita le osservazioni di un funzionario svedese.

Come originariamente proposto il 7 marzo dal New York Times e da un consorzio di media tedeschi, la teoria sosteneva che gli autori avessero compiuto l’operazione nel Mar Baltico da uno yacht a vela di 50 piedi a noleggio chiamato Andromeda.

Alcuni analisti internazionali hanno ritenuto la storia altamente improbabile fin dall’inizio e hanno detto che si trattasse di una storia di copertura inventata per contrastare quanto scritto l’8 febbraio dal Premio Pulitzer Seymour Hersh, secondo cui a compiere l’azione sarebbero stati dei sommozzatori statunitensi che lavoravano per la Cia.

La scorsa settimana, il Washington Post hanno rivisitato la storia dello yacht, ammettendo però le falle della storia trovando poi che gli autori avrebbero avuto bisogno di una base più ampia di una singola barca a vela per le loro operazioni in mare.

I funzionari statunitensi ed europei hanno dichiarato di non sapere con certezza chi ci sia dietro l’attacco sottomarino. Ma molti hanno detto di condividere lo scetticismo tedesco sul fatto che un equipaggio di sei persone su una barca a vela abbia piazzato centinaia di chili di esplosivo che hanno poi messo fuori uso Nord Stream 1 e parte di Nord Stream 2, riporta AT.

Gli esperti hanno osservato che, sebbene fosse teoricamente possibile posizionare gli esplosivi sul gasdotto a mano, anche i sommozzatori più esperti avrebbero avuto difficoltà a immergersi a quella profondità e a risalire lentamente in superficie per dare il tempo ai loro corpi di decomprimersi.

Un’operazione del genere avrebbe richiesto più immersioni, esponendo l’Andromeda al rilevamento da parte delle navi vicine. La missione sarebbe stata più facile da nascondere e da portare a termine utilizzando veicoli subacquei a pilotaggio remoto o piccoli sottomarini, hanno dichiarato gli esperti di immersioni e di recupero che hanno lavorato nell’area dell’esplosione, caratterizzata da mare mosso e traffico marittimo intenso.

Tuttavia, il WP ha rafforzato i dubbi sulla veridicità della storia dello yacht in misura molto maggiore di quanto non abbiano fatto per trasformarla in un resoconto credibile.

Il Washington Post afferma che “il mistero del Nord Stream si è trasformato in un gioco internazionale di indizi”, ma con giocatori riluttanti (…) Per tutti gli intrighi su chi ha minato il gasdotto, alcuni funzionari occidentali non sono così ansiosi di scoprirlo. Alle riunioni dei responsabili politici europei e della NATO, i funzionari si sono stabilizzati in un ritmo, ha detto un diplomatico europeo di alto livello: «Non parlare di Nord Stream (…) È come un cadavere a una riunione di famiglia. Tutti si accorgono che c’è un cadavere, ma fanno finta che le cose siano normali. È meglio non sapere».

A ben guardare i fatti, Germania, Svezia e Danimarca avevano deciso, poco dopo l’attentato all’oleodotto del 26 settembre 22, di inviare squadre sul posto per recuperare l’unica mina che non era esplosa. Ma arrivarono troppo tardi: una nave americana si era recata sul posto nel giro di un giorno o due e aveva recuperato quanto c’era da recuperare, mine inesplose e altro.

La spiegazione potrebbe essere molto ovvia. Il trucco di una buona operazione di propaganda è fornire ai bersagli, cioè i media occidentali, ciò che vogliono sentire. Creare cioè una contro-operazione, si può dire un verosimile depistaggio, il più dettagliato possibile per essere credibile e creduto.

Da qui la narrativa della barca a vela, ancorata sopra un oleodotto, in una zona trafficata di mare, in acque agitate e che nessuno ha notato.

Tutto il resto, tragicomico a dirsi, è storia.

Antonio Albanese

Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/