Il quattro agosto il comandante del contingente di pace russo, il generale Andrej Volkov, ha tenuto un incontro con i rappresentanti delle forze pubbliche e di opposizione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). Durante l’incontro il Generale ha chiarito la posizione delle forze di pace russe sugli eventi in corso, le ha informate sul lavoro svolto e ha assicurato che la Federazione Russa adotterà tutte le misure per evitare un ulteriore aggravamento della situazione.
Il sei agosto nonostante le rassicurazioni i media armeni riportano la notizia della cattura dell’altura strategica di Sartsasar in Artsakh (Nagorno Karabakh), occupata dalle forze di pace russe, che si sono arrese. A questa notizia gli armeni hanno reagito male e on line hanno lasciato il seguente messaggio: A quanto pare, gli Azeri cacceranno i pacificatori russi da tutte le postazioni. Una cosa è chiara: le forze di pace russe non sono in grado di garantire la propria sicurezza, figuriamoci quella della pacifica popolazione armena dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).
Eppure nella newsletter del 06.08 RCC non ci sono informazioni sulla resa del Monte Sartsasar e di altre alture vicine e sulla violazione del cessate il fuoco da parte delle forze azere, che il Ministero della Difesa dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha rivendicato il 5 e 6 agosto.
Il sette agosto il Ministero della Difesa russo ha registrato la violazione del regime di cessate il fuoco da parte dell’Azerbaigian in direzione di Gegharkunik. Negli ultimi giorni nell’area di responsabilità delle forze di pace russe è stata registrata una violazione del cessate il fuoco nell’area della regione di Gegharkunik da parte delle forze armate azere, a seguito della quale un soldato delle forze armate armene è stato ferito.
Il comando russo delle forze di pace, in collaborazione con le parti azera e armena, ha risolto l’incidente e non ha permesso la violazione della linea di contatto. Questo almeno è quanto si legge in un bollettino del Ministero della Difesa russo del 7 agosto.
Adesso la preoccupazione è per quei pochi abitanti rimasti a Aghavno, regione Kashatagh. Ai giornalisti hanno dichiarato: «La gente vuole combattere, ma viene lasciata sola contro l’esercito turco». A dirlo il capo villaggio di Aghavno, Andranik Chavushyan, in una conversazione con News am. Alla domanda sul perché i residenti di Aghavno non stiano lottando per rimanere nel villaggio e mantenere la terra sotto la loro guida, Chavushyan ha risposto che lo Stato non è dalla loro parte in questa questione. «I residenti devono sentirsi al sicuro, lo Stato deve essere al loro fianco. Il nostro Stato ha sciolto l’esercito, e dicono che chiunque sia rimasto qui è un terrorista, e non c’è una sola persona nella nostra politica interna ed estera che protegga gli armeni», ha detto. «Il popolo vuole combattere, ma è solo, circondato dalla forma, lasciato senza protezione, e se restiamo qui forniremo ai turchi un’altra vittoria, penso che non dovremmo dare la vittoria al nemico. Penso che si dovrebbe chiedere a Nikol Pashinyan perché oggi siamo sfrattati», ha detto il capo del villaggio, esprimendo la speranza che un giorno possano tornare ad Aghavno.
A non voler arrendersi 56 residenti del villaggio di Akhavno, in Artsakh (Nagorno Karabakh), che si sono rivolti ai copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, Francia e Stati Uniti. Gli abitanti di Akhavno chiedono l’intervento attivo e immediato e la mediazione degli Stati Uniti e della Francia, amici dell’Armenia, per portare Akhavno nella zona del nuovo corridoio (dista solo 1.200 metri dal nuovo corridoio) per evitare un disastro umanitario, che li priverà delle loro case, del loro stile di vita, di una parte della loro patria e forse anche della loro vita. Chiedono inoltre che le autorità armene e dell’Artsakh prendano immediatamente tutte le misure per includere il villaggio di Akhavno nel nuovo corridoio, il corridoio Kornidzor.
L’8 agosto il Polo Democratico Nazionale ha ricevuto una lettera di petizione firmata alla fine da 73 residenti della comunità di Akhavno, indirizzata al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e al Presidente francese Emmanuel Macron, in cui i residenti di Akhavno si aspettano un intervento e una mediazione da parte di questi Paesi per evitare un disastro che sembra imminente e inevitabile. Bever consegnerà la lettera di richiesta firmata dai residenti di Akhavno all’ambasciata statunitense oggi alle 15.00 e all’ambasciata francese alle 16.00.
Tra le lamentele della cittadinanza quella dei controlli russi: Il sindaco di Meghri ha cercato di spiegare la situazione con le ispezioni delle auto alle guardie di frontiera russe sulla strada Meghri-Agarak. Di tanto in tanto le guardie di frontiera russe controllano le auto e il loro contenuto nell’ambito del loro servizio. Il sindaco di Meghri, Bagrat Zakaryan, ha dichiarato al corrispondente di Radar Armenia. «I controlli non sono permanenti, ma vengono effettuati periodicamente in base alla situazione» ha detto. La popolazione si sente minacciata costantemente e ora che la Russia è impegnata in Ucraina, la Turchia decide per tutti.
Il ministro degli Esteri turco ha ribadito le minacce contro l’Armenia all’apertura della 13ª conferenza degli ambasciatori turchi ad Ankara. Çavuşoğlu ha dichiarato gli sforzi della Turchia per portare la pace nel Caucaso meridionale e ha sottolineato che Ankara «ancora una volta mette in guardia Yerevan dalle provocazioni». «Credo che la nostra regione riacquisterà stabilità in breve tempo se “l’Armenia valuterà correttamente i processi e risponderà ai sinceri appelli” di Azerbaigian e Turchia». Erdogan lo ha detto durante il suo intervento alla 13a conferenza degli ambasciatori ad Ankara.
«Le persone stanno cercando di salvare i khachkar dal vandalismo azero, vogliono spostare le tombe e le reliquie dei loro morti». Sempre alla stampa i cittadini di Akhavno affermano: «Eravamo decisi a non andarcene fino alla fine, ma se hanno già deciso, gli abitanti di Aghavno non hanno altra scelta. Berdzor, Aghavno, Sousse sono state consegnate il 9 novembre, siamo rimasti dopo la guerra, abbiamo prolungato la nostra permanenza, pensando che qualcosa sarebbe cambiato, che sarebbe migliorato gradualmente, ma ora è arrivato il momento di lasciare le nostre case. Da due giorni la gente è stata evacuata, più della metà dei residenti del nostro villaggio ha espresso il desiderio di trasferirsi in Armenia. Io e molti altri come me resteremo in Artsakh, vivremo in un altro insediamento in Artsakh, questa non è la fine», ha dichiarato a GALA Andranik Chavushyan, capo del villaggio di Akhavno nella regione di Kashatagh, in Artsakh.
Secondo lui, ora la gente sta cercando di salvare i khachkar dal vandalismo azero e vuole trasferire le tombe e le reliquie dei loro morti dalle mani dei turchi, perché il nemico è un profanatore, profana tutto.
Secondo fonti militari armene, dopo l’incontro bilaterale tra Putin ed Erdogan a Sochi, la retorica della Turchia e dell’Azerbaigian è cambiata radicalmente. L’Azerbaigian si sta preparando ad attaccare l’Artsakh-Armenia, mentre la Turchia sostiene e copre queste azioni con la sua ultima dichiarazione. Tutto ciò è apparentemente coordinato con le autorità russe. Mentre chiudiamo l’articolo, fonti militari armene asseriscono che alcune truppe straniere, alleate dell’Azerbaijan, stanno istituendo posti di blocco sulle strade armene. Non è escluso, dicono le stesse fonti, che si tratti di una preparazione per soddisfare la richiesta dell’Azerbaigian di un corridoio verso Nakhijevan.
Anna Lotti