NAGORNO KARABAKH. L’Artsakh chiede la mobilitazione generale all’Armenia

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Il ministero della Difesa armeno, alle 07.11 del 14 settembre ha riferito che l’Azerbaigian ha iniziato in mattinata a utilizzare artiglieria e mortai in direzione di Jermuk e Verin Shorzha. A partire dalle 12:00, del 14 settembre l’intensità dello scontro a fuoco è stata notevolmente ridotta sul fronte armeno-azero. Le battaglie principali si stanno svolgendo vicino a Jermuk e Verin Shorzha, a dirlo il ministero della Difesa dell’Artsakh.

Il 13 settembre, in Armenia si sono svolte manifestazioni di protesta che chiedono l’impeachment di Pashinyan sullo sfondo dell’aggravarsi del conflitto con l’Azerbaigian. I parenti dei caduti e i rappresentanti delle forze di opposizione si sono radunati vicino all’edificio del parlamento a Yerevan.

Il cessate il fuoco sulla linea del fronte dunque è durato poche ore, come era prevedibile. Con la Russia impegnata sul fronte ucraino e siriano, uomini in Africa, l’Azerbaijan appoggiato dalla Turchia intravede la speranza di coronare un sogno: prendere tutto il Nagorno Karabak. A seguito dei bombardamenti azeri nella regione armena di Syunik, la strada Sisian-Noravan è stata danneggiata. A Sotk, almeno 30 case sono state distrutte. Lo ha riferito l’ex capo della comunità di Geghamasa. In direzione di Sotka, gi azeri avrebbero usato l’artiglieria puntandola su infrastrutture civili ed edifici residenziali. Lo ha riferito il comandante militare David Torosyan.

L’accesso alla città di Jermuk è attualmente limitato. A seguito dei bombardamenti, sono esplosi incendi che si estendono per 9 km. Non c’è panico in città, ma c’è una certa tensione, la situazione è stabile. Le autorità cittadine non hanno evacuato, coloro che lo desideravano, hanno lasciato la città per propria iniziativa e coloro che non volevano andarsene, restano e combattono. Ci sono rifugi antiaerei in città. Le scuole e gli asili nido sono chiusi. Tutte le strutture mediche sono aperte. «Dato che siamo al confine, ci sono sempre state iniziative di autodifesa», a dirlo il vice sindaco di Jermuk Vardan Sargsyan.

Più di duemilacinquecento residenti sono stati evacuati dalle comunità di Sotk, Kut, Norabak, Azat, Airk, Tretuk, Kutakavan a Gegharkunik, nonché Shikahogh, Srashen, Nerkin Khand, Agitu, Akner, Verin Shen a Syunik. Fondamentalmente si tratta di donne, bambini e anziani, compresi quelli con disabilità. Ingenti danni sono stati arrecati alle proprietà dei residenti.

Il ministro di Stato della Repubblica dell’Artsakh Artak Beglaryan ha dichiarato che: «L’Azerbaigian continua la sua aggressione contro il territorio sovrano dell’Armenia. L’aggressione azerbaigiana deve essere fermata da sanzioni rigorosamente internazionali. La comunità internazionale deve essere consapevole della propria responsabilità», ha affermato. Sempre nella mattinata del 14 settembre l’Azerbaigian ha lanciato attacchi di artiglieria sul punto di schieramento delle forze di confine dell’FSB russo a Gegharkunik.

Ci sono vittime dalla parte armena, compresi i civili, abbiamo subito perdite significative di equipaggiamento militare. Le forze armate azere non fermano i loro tentativi offensivi. L’Azerbaigian sta bombardando le posizioni armene in direzione di Sotk, Vardenis, Goris, Kapan, Artanis, Ishkhanasar, Jermuk e degli insediamenti adiacenti, usando UAV e mortai, ha affermato il presidente dell’Assemblea nazionale armena Alen Simonyan in un appello ai partner internazionali, chiedendo una risposta mirata e misure adeguate.

E proprio per questo le autorità della regione fanno appello al Governo della Repubblica di Armenia. In un comunicato si legge: La situazione attuale, ovvero un attacco aperto al territorio internazionalmente riconosciuto della Repubblica di Armenia, contrario a tutte le norme del diritto internazionale, nonché l’evidente fallimento da parte della Federazione Russa e della cosiddetta organizzazione “CSTO” dei loro obblighi ai sensi del Trattato di mutua assistenza del 29.08.1997 e il Trattato CSTO del 15 maggio 1992, richiede una risposta adeguata da parte del governo armeno, vale a dire:

1. Dichiarare IMMEDIATAMENTE la legge marziale e la mobilitazione generale ai sensi dell’art. 119 della Costituzione RA.

2. Adottare tutte le misure per garantire la sicurezza e l’incolumità dei confini internazionalmente riconosciuti della Repubblica di Armenia, compreso l’acquisizione delle armi necessarie da qualsiasi Stato, nonostante l’indignazione di alcuni “partner”.

3. Al fine di garantire la sicurezza e l’integrità territoriale della Repubblica di Armenia, farà appello ai paesi che hanno condannato l’aggressione dell’Azerbaigian con una proposta di conclusione di un’alleanza militare e con una richiesta di assistenza militare.

Il mancato rispetto delle misure di cui sopra a tutela della sicurezza e dell’integrità dello Stato armeno, la lentezza nel prendere decisioni, saranno percepite dalla società come un tradimento degli interessi nazionali”.

Il 13 settembre alle 21.30 si apprende che la CSTO ha proposto di creare un gruppo per analizzare la situazione al confine armeno-azero. “Il Consiglio di sicurezza collettiva della CSTO in una riunione straordinaria ha proposto di creare un gruppo di lavoro per analizzare la situazione e sviluppare proposte a causa dell’aggravarsi della situazione al confine armeno-azero”. Il gruppo arriva oggi, 15 settembre, in Armenia.

L’incontro ha suggerito misure che potrebbero essere intraprese tempestivamente. In particolare, includono la partenza del Segretario generale della CSTO Stanislav Zas nella zona del conflitto per preparare un rapporto dettagliato ai capi di Stato, nonché la creazione di un gruppo di lavoro tra il personale del Segretariato e del Quartier Generale della CSTO per analizzare la situazione e sviluppare proposte.

Lucia Giannini