MYANMAR. La trappola del debito cinese è sempre più vicina

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Disordini etnici e incertezze politiche in Myanmar tengono lontani gli investitori e i turisti occidentali, poiché la crisi dei rifugiati Rohingya ha reso il paese ancora una volta un paria internazionale, ma allo stesso tempo, la Cina sta venendo fuori come il più grande investitore in Myanmar con 65 dei 113 progetti di investimento stranieri approvati nell’anno fiscale 2018-19.

Anche gli arrivi di turisti cinesi sono saliti alle stelle, rendendoli di gran lunga il più grande gruppo nazionale a visitare il paese nel 2018. Secondo The Irrawaddy, l’ondata di nuovi investimenti cinesi si è concentrata a Yangon, ma sta crescendo rapidamente anche in altre parti del paese: «La Cina sta progettando di implementare progetti multimiliardari, tra cui un porto marittimo profondo, nuove città, parchi industriali, zone di cooperazione economica di confine e linee ferroviarie ad alta velocità nell’ambito della sua ambiziosa Belt and Road Initiative».

A novembre 2018, il Myanmar ha firmato un Memorandum of Understanding con la Cina che ha ufficialmente istituito il China-Myanmar Economic Corridor (Cmec), un’arteria di trasporto che collegherà la provincia dello Yunnan sudoccidentale cinese con la Baia del Bengala, dando così alla Cina una via commerciale alternativa al congestionato stretto di Malacca. 

La tendenza è chiara: la Cina sta entrando in Myanmar mentre l’Occidente si sta ritirando. Grazie alla sua posizione strategica tra la Cina e l’Oceano Indiano, il Myanmar sta emergendo come forse il collegamento più importante per Pechino.

Allo stesso tempo, respinta dall’Occidente per il mancato rispetto dei diritti umani, il Myanmar si rivolge sempre più spesso alla Cina per colmare il suo deficit di investimenti esteri: Aung San Suu Kyi presiede il comitato direttivo del Myanmar per gli investimenti della Nuova Via della seta, dandogli un’influenza di primo piano per concludere accordi perché la Maritime Silk Road deve passare attraverso il Myanmar.

Le relazioni tra Cina e Myanmar sono ormai complete ma in Myanmar vi è la preoccupazione che le condizioni del prestito cinese possano tradursi in una trappola del debito. Le riserve di valuta estera del Myanmar sono state pari a 6,35 miliardi di dollari nel 2018, mentre il debito nazionale totale è stato stimato intorno ai 10 miliardi di dollari. Di questi, 4 miliardi di dollari sarebbero dovuti alla Cina.

Più progetti Belt and Road significherebbe più prestiti e una maggiore dipendenza finanziaria da Pechino. Nel frattempo, un settore bancario fragile rende il Myanmar particolarmente vulnerabile ai flussi di capitali stranieri non regolamentati.

Le autorità stanno avendo poi abbastanza problemi solo a gestire l’impennata del turismo cinese che di fatto non porta soldi al paese. A gennaio, quasi 42.000 turisti cinesi sono arrivati in Myanmar, più del doppio rispetto ai 20.717 del 2018. L’anno scorso, i viaggiatori cinesi hanno rappresentato 297.400 dei 3,55 milioni che hanno visitato il Myanmar, rendendoli il più grande gruppo nazionale tra i turisti stranieri.

Lucia Giannini