LIBRI. La magia di un bosco coperto di Neve Nera

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La magia di un bosco innevato, il suo silenzio e il suo fascino possono essere latori di sogni e anche di incubi, tuti legati al mistero di un luogo speciale. Neve Nera (Fuorilinea – Scandagli), prefato da Paolo Di Paolo, il nuovo libro di Carlo Bravetti è ambientato ai primi anni del ’900 a Weissemünde, un piccolo borgo disperso tra i monti del profondo Nord dell’Europa. Margritte e suo nipote Jörg vivono in una radura in mezzo al bosco. Alcuni misteri trasformano la trasparenza dei campi di neve in una fitta tenebre bianca.

«Nel caso del suo Neve Nera, Carlo Bravetti rende il bosco ai confini del borgo uno spazio da fiaba autentica: autentica, perciò magica e allo perciò magica e allo stesso tempo cruda e crudele. Di tanto in tanto, tra l’altro, segmenti di una remota leggenda vengono ripresi nella narrazione».

«Così le ricerche di un colpevole risvegliano forze nascoste, spiriti inquieti che chiedono soddisfazione per ciò che non hanno vissuto, vite morte irrisolte che cercano la loro redenzione». Un mistero, un bosco e tanta “magia”, gotica verrebbe da dire.

La magia dell’ambiente aleggia costante nella narrazione: «Quando il professor Engelmann arriva in paese per portare Jörg al college, comprende subito che dietro alla magia di quel mondo incantato, degno delle migliori favole, si nasconde una terra dal vasto e oscuro splendore. Una bianca cecità, che oscuro splendore. Una bianca cecità, che rivela quanto buio ci sia nella luce e nella neve, altra grande e indiscutibile protagonista di questa storia, che lascia la sua grazia e la sua candida bellezza per suscitare, dalla sua apparente placidità, il mistero verso cui per primi i suoi personaggi provano allarme e fastidio».

In un simile ambiente: «Gli incubi si fanno anche da svegli. La realtà non è solo quella che si vede. Gli spiriti – benevoli o malevoli che siano – si annidano dove abbiamo smesso di cercarli e di evocarli». Bravetti, classificatosi secondo al premio internazionale Nabokov con Caos senza disordine, «gioca (molto seriamente) con il fantastico, senza perdere di vista la concretezza, la tangibilità del reale. E per questo gli riesce di essere anche allegorico – come, per l’appunto, in una vera antica fiaba – senza che l’allegoria mangi il flusso degli eventi, il loro procedere imprevedibile, incalzante, con una violenza “silenziosa e fredda”. Dove le cose vicine hanno l’aspetto della lontananza. Dove l’amore, alla fine, attraversa tutti i muri d’ombra per non dividersi più. E tutto questo inizia alla Vigilia di un Natale di un’epoca ormai lontana e tuttavia sempre presente» aggiunge Di Paolo nella presentazione del libro.

Lucia Giannini

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