
Hamas riferisce che la sua delegazione, guidata dal capo dell’Ufficio Politico, Ismail Haniyeh, ha concluso la sua visita al Cairo, dopo aver discusso sulla situazione nella Striscia di Gaza, sulla cessazione delle aggressioni, sul ritorno degli sfollati e sugli aiuti umanitari e riparo. Il movimento non ha presentato alcuna nuova proposta nei colloqui con gli egiziani, e Hamas non ha cambiato posizione nell’ultimo tentativo di raggiungere un accordo.
Nel pomeriggio del 23 febbraio la delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, è partita per Parigi, dove i colloqui. Dopo una serie di incontri faccia a faccia, si terrà un incontro allargato con l’obiettivo di convergere su una “linea di base” sulla base della quale condurre i negoziati con Hamas.
Il sito israeliano Yedioth ha affermato che, contrariamente a quanto riportato in precedenza, Yahya Sinwar, il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, sta comunicando con mediatori che comunicano con Hamas all’estero e con Hamas in patria.
I colloqui che inizieranno oggi a Parigi si svolgono dopo che i mediatori si sono dichiarati soddisfatti dell’andamento dei negoziati al Cairo e vedono ora la possibilità di raggiungere un piano concordato. Il numero di prigionieri di sicurezza che verranno rilasciati per ciascun prigioniero e la durata del cessate il fuoco non saranno concordati nei negoziati con Hamas finché non verrà raggiunto un piano generale concordato, e non è chiaro per quanto tempo continueranno i negoziati e potrebbero volerci giorni o addirittura due settimane. Gli americani sono molto interessati a raggiungere un accordo prima del mese di Ramadan, che inizierà il mese prossimo.
Il rappresentante della Cina presso la Corte internazionale di giustizia ha affermato che la resistenza armata all’occupazione è inclusa nel diritto internazionale e non è considerata terrorismo. Mentre l’ambasciatore israeliano in Irlanda, Dana Ehrlich, accusa il popolo irlandese di guardare unilateralmente al conflitto in Medio Oriente, a causa del suo sostegno alla resistenza palestinese.
Secondo l’IDF, la settimana scorsa la flotta di navi missilistiche della Marina israeliana ha condotto esercitazioni “estese” mentre l’esercito si prepara per una potenziale guerra nel nord. L’IDF ha affermato che l’esercitazione della Marina ha simulato operazioni di combattimento nel teatro marittimo settentrionale e che alcune esercitazioni sono state condotte congiuntamente con l’aeronautica israeliana, incluso il 193° squadrone, che gestisce elicotteri AS565 Panther utilizzati principalmente per operazioni marittime. Secondo l’IDF, gli scenari elaborati includevano la prevenzione di attacchi UAV, operazioni di salvataggio aereo dalle navi e rifornimento di missili in mare.
Durante la ventesima settimana dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, centinaia di migliaia di yemeniti hanno partecipato a manifestazioni in diversi governatorati in solidarietà con il popolo palestinese e in sostegno alle operazioni delle forze armate yemenite. In modo particolare a Sanaa sono scese in piazza circa un milione di persone.
Gli Houthi hanno vietato alle navi statunitensi e britanniche di entrare nelle acque del Mar Rosso riferisce Reuters. Non solo fonti yemenite riferiscono che Ansar Allah ha in serbo sorprese per l’alleanza anglo-americana: “Gli obiettivi saranno sensibili, strategici e molto dolorosi per il nemico anglo-americano”.
Dalla piazza di Sanaa è arrivata anche una dichiarazione la Saada March chiede la continuazione della mobilitazione jihadista e militare e l’apertura di corridoi terrestri affinché il popolo yemenita possa impegnarsi in uno scontro terrestre con il nemico israeliano. I manifestanti chiedono ulteriori attacchi contro gli Stati Uniti, della Gran Bretagna e Israele fino a quando non cesseranno l’aggressione e l’assedio di Gaza.
Washington dal 18 febbraio ha classificato Ansar Allah come organizzazione “terroristica”. Ansar Allah ha detto che questa classificazione è inutile: «Non abbiamo beni o scambi finanziari con Washington o in altre capitali dell’Atlantico, e Sana’a non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalle sue operazioni di sostegno a Gaza». Manifestazioni pro Gaza si registrano anche a Raymah e Marib.
Il 22 febbraio la nave mercantile Islander, di proprietà britannica, è stata colpita dal fuoco yemenita con missili da crociera antinave 200 km a sud del Golfo di Aden. C’è stato un incendio sulla nave, causando gravi danni. Si teme che la nave affondi.
Ed ora uno sguardo al fronte del conflitto tra Israele e Hamas.
La resistenza islamica in Libano ha preso di mira la caserma Maale Golan con un attacco missilistico in risposta agli attacchi israeliani contro villaggi, l’ultimo dei quali è stato l’attacco al Centro di protezione civile a Blida. La Protezione civile libanese annuncia la morte di due paramedici in seguito al bombardamento del Libano meridionale da parte del nemico israeliano. Il Ministero della Sanità libanese: “L’attacco israeliano al Centro dell’Autorità sanitaria islamica a Blida viola le leggi e le norme internazionali”. “Sottolineiamo la necessità di neutralizzare i centri sanitari e gli operatori sanitari che svolgono attività medico-umanitarie”.
Due droni della Resistenza Islamica Libanese hanno attaccato la sede del Consiglio Regionale a Kiryat Shmona nel nord di Israele. Secondo i media israeliani c’è stata una interruzione di corrente in una parte dell’insediamento di Margaliot.
Attacco israeliano allo stadio Al-Durrah, a nord-ovest di Deir Al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza ci sono stati sei morti. Attacco israeliano contro l’edificio della stazione di polizia di Abu Oreiban nel campo di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, dove si trovano numerosi sfollati. Le Brigate Al-Quds hanno risposto bombardando un raduno di soldati e veicoli israeliani con colpi di mortaio a est del Governatorato Centrale.
A Gaza sud, nel quartiere di Al-Zaytoun, secondo l’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor: sarebbero stati uccisi 120 cittadini a seguito dei bombardamenti degli ultimi due giorni. “Un gran numero di vittime sono ancora sotto le macerie, poiché le squadre di soccorso non sono riuscite a raggiungerle nonostante i tentativi di coordinamento attraverso la Croce”. Nel 139° giorno dall’inizio del conflitto Israele -Hamas, l’”esercito” israeliano tenta di penetrare nel quartiere di Al-Zaytoun. Ci sarebbero scontri. Attacco israeliano a est di Abasan Al Kabira a Khan Yunis. Scontri tra Hamas e affiliati all’incrocio “Dawla” nel sud di Gaza.
Attacco di droni israeliani in Cisgiordania nel campo di Jenin. La resistenza palestinese prende di mira le forze israeliane sparando al checkpoint di Dotan vicino a Jenin. Numerose le incursioni e arresti in varie aree della Cisgiordania.
Scontri registrati tra forze israeliane e Hamas nella Città Vecchia di Nablus.
Ancora attacchi registrati su Rafah Raid israeliano ha preso di mira una nella zona di Zalata, a est di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Sarebbero invece più di cinquanta persone uccise e decine quelle ferite in un attacco israeliano nella regione centrale e a Rafah. Netanyahu nel frattempo presenta il suo piano per il dopoguerra, che prevede l’occupazione della Striscia di Gaza senza limiti di tempo, lo scioglimento dell’UNRWA e la chiusura del confine tra Gaza e l’Egitto.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio