Gli account Houthi nei giorni scorsi hanno scritto: “Lo Yemen costringe un’altra fregata europea a ritirarsi dal Mar Rosso”.
La Marina francese ha, infatti, ritirato la sua fregata Alsace (FREMM) dal Mar Rosso a causa di quello che è stato descritto come un elevato livello di minaccia. Il comandante della fregata, Jerome Henry, ha dichiarato al quotidiano francese Le Figaro: “Non ci aspettavamo necessariamente questo livello di minaccia. C’è stata una violenza sfrenata che è stata molto sorprendente e molto significativa. Gli Houthi non esitano a utilizzare droni che volano a livello dell’acqua per farli saltare in aria su navi commerciali e lanciare missili balistici”.
Il comandante della marina francese ha sottolineato il crescente livello di violenza, dicendo: “Anche il livello di violenza sta aumentando: prima i droni suicidi, ora l’uso molto regolare di missili balistici”. “L’ultimo scontro con il fuoco risale in realtà al 2011, all’operazione Harmattan (durante l’intervento militare in Libia). Ci sono stato anch’io.
Non era la stessa cosa. È passato molto tempo dall’ultima volta che abbiamo affrontato questo livello di armi e violenza. Henry ha sottolineato che la minaccia per la fregata era molto maggiore nel Mar Rosso, sottolineando che gli Houthi stanno perfezionando il loro metodo: più sparano, più diventavano precisi.
Il generale della marina francese ha spiegato che tutto l’equipaggiamento da combattimento a bordo della fregata è stato utilizzato. “Dal missile Aster alla mitragliatrice 7.62 dell’elicottero, passando per il cannone da 12.7, 20 mm o 76 mm”.
Ha spiegato che i missili Aster, che costano due milioni di dollari ciascuno, sono stati utilizzati al massimo e su obiettivi inizialmente non immaginati.
La Marina francese ha schierato la fregata Alsace nel Mar Rosso lo scorso gennaio insieme alla fregata Languedoc, e non ci sono notizie di una sua sostituzione con un’altra fregata.
Questa è la seconda fregata europea a ritirarsi dal Mar Rosso dopo la fregata danese Ever Huitveldt che si è ritirata anch’essa a causa dell’elevata minaccia e ha dovuto affrontare seri problemi nella sua sistema di difesa che metteva a rischio il vascello e il suo equipaggio.
A conferma della pericolosità degli attacchi Houti una notizia editata dall’agenzia israeliana JNS: “Gli Houthi utilizzano sempre più un missile balistico antinave avanzato armato di un sensore elettro-ottico che può ‘aprire gli occhi’ e mirare con un semplice clic, arrivando nel raggio d’azione della nave bersaglio”.
Gli Houthi, inoltre utilizzano tattiche di saturazione, “per ottenere la superiorità militare sopraffacendo le capacità difensive dell’altra parte”, lanciando un gran numero di droni contemporaneamente.
Gli Stati Uniti hanno cercato, attraverso la mediazione dell’Oman, di fermare gli attacchi navali, ma la leadership Houthi non si è limitata all’attuale campagna, ma ha anche minacciato di espandere il suo raggio d’azione fino a includere l’Oceano Indiano.
La minaccia di espandere la portata delle operazioni navali dallo Yemen per includere l’Oceano Indiano e persino le navi che prendono la rotta del Capo di Buona Speranza è di per sé coraggiosa, anche se non ci sono capacità militari secondo i media israeliani.
Sin dalla rivoluzione avvenuta nella capitale yemenita Sana’a nel 2014, gli avvertimenti in “Israele” che le armi degli Houthi sarebbero state dirette contro “Israele” e i suoi alleati erano in linea con il loro slogan. Le operazioni militari guidate dagli Stati Uniti nello Yemen si sono rivelate fino ad ora inefficaci.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio