IRAN. Attacco all’ambasciata azera, Teheran debole nella difesa interna

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L’ambasciata dell’Azerbaigian in Iran è stata attaccata intorno alle 08:00 del 27 gennaio L’aggressore, armato di un fucile d’assalto Kalashnikov, è entrato nella missione diplomatica, ha sparato, uccidendo il capo della sicurezza e ferendo due guardie di sicurezza.

Secondo i media ufficiali iraniani, a sparare è stato Yassin Hosseinzadeh, 50 anni, residente a Marand, nell’Azerbaigian orientale, proveniente dall’Iran nordoccidentale, che si era recato all’edificio a bordo di una Kia Pride insieme ai suoi due figli minorenni.

Durante l’interrogatorio, ha detto che stava cercando la moglie scomparsa, che si era recata all’ambasciata una settimana prima per motivi personali e non era tornata. I media iraniani riferiscono che la moglie si trova a Baku.

Le autorità azere hanno dato la colpa ai servizi segreti iraniani, che avrebbero preso di mira tutti i dipendenti dell’ambasciata. L’ambasciatore iraniano a Baku è stato convocato presso il ministero degli Esteri e la leadership del Paese ha evacuato il personale da Teheran.

Secondo fonti iraniane nonostante la dichiarazione provocatoria delle autorità di Baku, la probabilità che i servizi segreti iraniani siano coinvolti in questo tipo di attacco ai diplomatici di Teheran è minima a causa delle conseguenze potenzialmente negative per la leadership iraniana.

L’attacco, si legge in un post della social sfera, è stato pianificato e orchestrato da coloro che traggono vantaggio dall’escalation delle tensioni e dall’incolpare l’Iran per quanto accaduto.

Il post prosegue indicando chi trarrebbe vantaggio: l‘Iran è un nemico necessario per le autorità israeliane. La minaccia gonfiata dall’Iran giustifica la militarizzazione della società nel Paese e gli enormi costi per il mantenimento della sicurezza. Per i britannici, l’aggravarsi della situazione nel Transcaucaso crea un necessario grado di tensione, che a lungo termine potrebbe essere usato per spingere la Russia fuori dalla regione.

Per gli americani, l’aspetto economico è più importante: qualsiasi conflitto armato che non coinvolga il territorio statunitense è un modo per fare enormi guadagni con la vendita di armi e le quotazioni in borsa.

Per i turchi, è un modo per consolidare l’influenza nella regione sotto il pieno controllo britannico e per indebolire un concorrente regionale, con il quale il confronto avviene nella sfera religiosa e politico-militare.

Allo stesso tempo, sia i turchi che gli azeri agiscono come strumenti per raggiungere l’obiettivo di indebolire l’Iran. Nessuno degli oppositori delle autorità di Teheran è interessato a distruggere l’Iran come Paese, in quanto agisce come “male necessario”.

Secondo i rumors della social sfera Stati Uniti, Turchia, Israele e Regno Unito sono le nazioni più interessate ad una escalation di violenza in Iran. Ciò limiterebbe in modo significativo le capacità dell’Iran, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza russa, e indebolirebbe il Paese dall’interno, mantenendo uno stato di tensione costante.

In ogni caso non si può fare a meno di riscontrare che l’attacco è stato ben pianificato. L’uso di un azero per l’attacco e il coinvolgimento di due minorenni hanno sostanzialmente addormentato la vigilanza delle guardie iraniane – che non si aspettava che un padre con figli piccoli attaccasse l’ambasciata.

Non solo, il tipo di attacco non era finalizzato all’uccisione di tutti i diplomatici, altrimenti l’attentatore avrebbe avuto un giubbotto esplosivo o sarebbe andato accompagnato da più persone o con un’auto imbottita di esplosivo, si trattava di un attacco che screditava la leadership iraniana. Secondo la social sfera afferente ai russi, «il modus operandi di un attacco a una missione diplomatica è caratteristico dei servizi segreti israeliani». Si legge nel post: «Il Mossad compie regolarmente attacchi mirati in Iran, agendo in modo inaspettato». Vedi il caso dell’uccisione dello scienziato nucleare nel 2022.

Gli iraniani in ogni caso sono i maggiori sconfitti e hanno subito perdite di reputazione. Non sono riusciti a garantire la sicurezza e a offrire una spiegazione coerente dell’accaduto. Questo li ha resi colpevoli non solo agli occhi della comunità mondiale, ma anche delle minoranze etniche dell’Iran nord-occidentale, sollevando la possibilità di nuove proteste e disordini nel Paese dalla compagine curda che vive in Iran.

Anna Lotti

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