Il ministro dell’Economia argentino Sergio Massa ha dichiarato il 3 luglio a Puerto Iguazú, durante una conferenza con i suoi colleghi del Mercosur nella giornata di apertura del 62° vertice del blocco nella provincia di Misiones, che «per rafforzare il commercio intra-Mercosur, è essenziale consolidare gli accordi sulle valute locali tra i nostri Paesi».
Massa, uno dei principali candidati a diventare presidente dell’Argentina entro la fine dell’anno, ha insistito sulla necessità di «coordinare l’uso delle valute locali negli scambi commerciali all’interno del blocco». Ha fatto queste osservazioni insieme ai segretari Gabriel Rubinstein (Politica economica) e Marco Lavagna (Affari economici e finanziari internazionali), insieme al presidente della Banca centrale (BCRA) Miguel Pesce e ad altri funzionari, riporta MercoPress.
Massa, che ha presieduto la riunione dei ministri dell’Economia del Mercosur, ha sostenuto che «al di là del momento di crisi che l’Argentina sta attraversando con la peggiore siccità della storia, l’uso delle valute locali nel commercio bilaterale allevia la pressione sull’uso delle riserve e sulla questione del tasso di cambio».
Ha inoltre posto l’accento sulla «convergenza macroeconomica e sulla moneta comune, nonché sull’agenda per il miglioramento dei sistemi di pagamento come strumento per l’uso delle valute locali» in un blocco in cui gli scambi commerciali avvengono in dollari. L’idea di Massa è quella di cercare strumenti che “evitino di essere ostaggio di shock esterni”.
Con un uso più ampio degli yuan cinesi, il governo argentino ha cercato di fermare il deflusso di dollari, dato che si ritiene che le riserve nette della BCRA siano in rosso di circa 5 miliardi di dollari.
Dal 2008 esiste un meccanismo per il pagamento delle transazioni commerciali tra i partner del Mercosur senza l’utilizzo di dollari per un periodo massimo di 360 giorni. A gennaio è stato raggiunto un accordo con il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva per estendere questo sistema, ma il suo utilizzo è ancora limitato.
Il finanziamento del Brasile è un’altra questione in sospeso. A causa di pressioni interne, Lula l’ha esternalizzato alla nuova banca BRICS, che ad agosto definirà se incorporare l’Argentina, il che richiederebbe al Paese sudamericano un contributo di capitale.
Lucia Giannini