COREA DEL NORD. Kim Jong Un lancia un’altra Ardua Marcia: cresce il malcontento

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Kim Jong-un ha deciso che il paese deve compiere una più severa “Ardua Marcia”, per resistere alle difficoltà economiche causate dalle prolungate sanzioni contro il paese: «Ho deciso di chiedere alle organizzazioni del Partito Coreano dei Lavoratori a tutti i livelli, compreso il suo Comitato Centrale, e ai segretari di cellula dell’intero partito di intraprendere un’altra più difficile “Marcia Ardua” per sollevare il nostro popolo dalle difficoltà».

Secondo i media statali nordcoreani, ripresi da Kbs, Kim ha fatto questo annuncio ad una conferenza dei leader delle cellule del Partito dei Lavoratori. Il termine “Ardua Marcia” si riferisce a una campagna di propaganda nordcoreana usata durante la carestia degli anni ’90, che esortava il popolo nordcoreano a seguire quanto fatto dal fondatore nordcoreano Kim Il-sung come leader della guerriglia anti-giapponese.

«Il nostro Partito non si aspetta mai che ci sia qualche opportunità fortuita per noi nel preparare la strada al nostro popolo e nel realizzare il suo grande obiettivo e gli ideali di costruire il socialismo e il comunismo. Non c’è nulla da cui possiamo dipendere o a cui possiamo guardare», ha poi aggiunto Kim Jong Un durante il discorso.

Queste osservazioni di Pyongyang sono arrivate mentre gli Stati Uniti stanno redigendo la loro grande strategia sulla Corea del Nord, dopo una serie di incontri con funzionari di Seul e Tokyo.

Meno visibile, ma più pericoloso, è il diffondersi all’interno del paese di un sentimento anti-regime, che spinge a un irrigidimento dei controlli interni e a una feroce campagna ideologica per stroncare ogni potenziale resistenza.

Ci sono prove significative di questa crisi crescente, raccolte da recenti disertori, notizie che filtrano dalla Corea del Nord, e il rapporto annuale appena pubblicato del gruppo di esperti delle Nazioni Unite al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ma la conferma più chiara viene dal regime stesso che, dal congresso del Partito dei Lavoratori della Corea a gennaio, ha riconosciuto francamente i suoi fallimenti.

La riunione della settimana scorsa dei capi delle cellule di partito, la rete dei funzionari di partito fino alle più piccole unità della vita economica e sociale nordcoreana, si è incentrata su slogan in stile stalinista per aumentare la produzione e chiamate a contrastare la disaffezione nella popolazione: «Le cellule di partito dovrebbero essere le prime a spazzare via le pratiche anti-socialiste e a lanciare un’intensa azione per stabilire la disciplina morale», riporta Kcna.

L’attuale propaganda ufficiale fornisce prove di carenze e di un crollo dei settori chiave dell’economia. Gli enormi impianti di fertilizzanti chimici di Hamhung e Anju non funzionano più correttamente, e si cerca di colmare il vuoto con trasporti di “concime urbano”, un cortese eufemismo per i rifiuti umani, alle fattorie collettive. Il paese è a corto di carburante ed elettricità per alimentare attrezzature obsolete.

Il regime ha tagliato il periodo di arruolamento per l’esercito da 10 a 7-8 anni perché i soldati sono a corto di razioni, riporta Daily NK. I soldati congedati vengono dirottati al lavoro nelle miniere e nelle fabbriche. I diplomatici stranieri e gli operatori umanitari stanno fuggendo da Pyongyang, dove le condizioni rispetto alle province sono relativamente migliori, ma in termini assoluti ancora desolanti.

Secondo Human Rights Watch: «Non c’è quasi più cibo che entra nel paese dalla Cina da quasi due mesi (…) Ci sono molti più mendicanti, alcune persone sono morte di fame nella zona di confine e non c’è sapone, dentifricio o batterie.

La chiusura delle frontiere iniziata più di un anno fa, progettata per prevenire la pandemia, ha accelerato il crollo dell’economia nordcoreana. L’economia del paese si sta riducendo, con pochi investimenti e gravi carenze di parti importate e materiali per la produzione. La chiusura dei confini ha anche minato il funzionamento dell’economia di mercato parallela che aveva riempito il vuoto per i nordcoreani. Al congresso del partito a gennaio, Kim Jong Un e la sua leadership hanno segnalato un parziale ritiro dal mercato e un ritorno alla pianificazione statale, accompagnata da controlli più stretti su una popolazione che riceve comunque informazioni e idee provenienti dall’esterno, soprattutto attraverso la Cina.

Antonio Albanese