I media cinesi affermano che l’Esercito di Liberazione Popolare sta implementando un sistema di allarme rapido per monitorare le zone di confine con satelliti, droni e telecamere di sorveglianza. Il sistema è inoltre destinato all’uso su altipiani in cui è difficile l’ingresso e il pattugliamento delle truppe.
L’esercito cinese sta sfruttando la sua costellazione di satelliti di spionaggio e navigazione e altri hardware “all’avanguardia” in cielo e a terra che funzionerebbero con temperature e terreni estremi.
C’è anche un’ampia rete di sorveglianza costruita nelle zone di confine, con strati di telecamere per eliminare i punti ciechi, riportano Global Times e Beijing Daily senza dare dettagli sulle zone già coperte.
La spinta di Pechino verso l’automazione nella difesa e sicurezza sembra iniziare a dare i suoi frutti, ora che Pechino ha sviluppato tecnologia dei droni e della sorveglianza, con produttori e aziende del settore. Il Pla sta ora puntando ad utilizzare una massa di telecamere e droni, in modo che molte strade in tutto il paese siano monitorate.
Il People’s Daily ha descritto il programma del Pla che prevede di installare una rete di telecamere a circuito chiuso lungo l’ampio confine cinese, lungo 22.117 chilometri e condiviso con 14 stati. Alcuni sistemi sono concepiti su misura per le regioni più fredde secondo il giornale i droni militari sono stati «visti più frequentemente dei soldati». Le riprese in tempo reale vengono trasmesse ai comandi per cercare di individuare i nuovi arrivati non autorizzati, i trafficanti di droga o di esseri umani. Le nuove tecnologie dei droni permettono anche di aiutare la vita dei soldati schierati sul confine.
Ad esempio, i reggimenti di confine del Pla dispiegati nel nord dello Xinjiang Koktokay, lungo il confine con la Mongolia, dove la temperatura scende a -20 gradi in inverno, hanno sperimentato 20 tipi di nuove attrezzature, come le tazze in grado di mantenere l’acqua calda per 24 ore; coperte a riscaldamento elettrico, tende a prova di freddo e tute mimetiche da neve riscaldate.
Luigi Medici