BALCANI. Kosovo-Serbia. Verso un punto di non ritorno: escalation delle violenze

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Dopo che la situazione nel nord del Kosovo, seppur tesa, sembrava essersi ristabilita, senza scontri e violenze, l’arresto da parte della polizia kosovara di un serbo kosovaro con l’accusa di aver partecipato ai tafferugli e agli attacchi contro la KFOR, ha nuovamente infiammato il precario clima in quei comuni. Ad esacerbare ciò, anche l’arresto di tre poliziotti del Kosovo da parte dei serbi vicino alla linea amministrativa di confine ma comunque in territorio kosovaro. Questo ha provocato subito durissime reazioni e contromisure come il blocco dell’importazioni delle merci serbe. L’UE ha fatto la sua mossa bloccando i fondi al Kosovo vista l’escalation degli scontri. Anche l’Albania ed il premier Rama sono molto coinvolti, addirittura da presentare ai Paesi UE un progetto di Statuto per l’Associazione dei comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo.

Di recente, il Kosovo ha assistito ad alcune delle peggiori violenze politiche che il Paese abbia conosciuto nella sua breve e turbolenta storia dalla fine della sua guerra con la Serbia nel 1999. Ovviamente, questi violenti scontri nel nord minano il processo di pace mediato dall’Occidente. Dopo un apparente calma, la situazione è precipitata nel giro di un giorno. L’arresto di un serbo nel nord del Paese per aver attaccato la KFOR durante gli scontri passati, ha riacceso la tensione, e i tafferuglio sono nuovamente scoppiati tra residenti e polizia a Mitrovica nord. Una colonna di veicoli corazzati KFOR si è diretta verso il municipio in aiuto delle unità della polizia locale. Si era anche parlato di indire nuove elezioni ma il premier Kurti ha detto che non chiederà le dimissioni dei sindaci dei quattro comuni del nord del Paese. Dal canto suo la Serbia, con il presidente Vucic, chiede concessioni al Kosovo sull’autonomia per i serbi locali prima del nuovo voto.

Le forze serbe hanno arrestato tre agenti di polizia kosovara ROSU (unità di supporto alle operazioni regionali) insieme alle loro armi e attrezzature. Le armi sottratte agli ufficiali della ROSU sembrano essere fucili d’assalto MPi-KM della Germania orientale precedenti al 1972 e pistole Glock 17 Gen 3. Il Kosovo sostiene che i servizi di sicurezza serbi abbiano rapito tre funzionari della sicurezza del Kosovo nel nord del paese nell’area di Leposavic a circa 300 metri all’interno del Kosovo e li abbiano trasportati oltre il confine con la Serbia. Il premier Kurti ha detto che si è trattato di un atto di aggressione che mira all’escalation e alla destabilizzazione. Kurti ha chiesto il rilascio dei tre. Come contromisura, il Kosovo ha vietato l’importazione di tutte le merci dalla Serbia.

I serbi del Kosovo nel nord del paese si trovano in una posizione in qualche modo impotente e molti si sono schierati con scetticismo con l’amministrazione Vuĉić, nonostante gran parte della comunità sospetti che Belgrado sia abbandonata o apertamente tradita nei confronti del Causa serba in Kosovo e la perplessità per la mancanza di sostegno da parte dei serbi del Kosovo ai propri politici nelle recenti elezioni. La Serbia oltre a questo, internamente, sta affrontando una dura crisi e manifestazioni frequenti “Serbia contro la violenza” con decine di migliaia di persone scene per le strade di Belgrado. Ciò ha provocato la possibilità di elezioni anticipate, con la premier Brnabic pronta a dimettersi.

Pristina è stata aspramente criticata dagli alleati occidentali per le loro azioni nel nord e per un piano di lavoro per l’istituzione di un’Associazione ampiamente autonoma di comuni a maggioranza serba presentata dal premier albanese, Edi Rama, che ha incontrato una forte opposizione da parte di eminenti politici kosovari. Infatti, Rama è molto interessato e coinvolto nella situazione del Kosovo, tant’è che ha presentato questo piano dello Statuto al francese Macron e al tedesco Scholz. Inoltre, riunione congiunta dei governi dei due Paesi Kosovo-Albania. Anche il Presidente della Repubblica d’Albania, Bajram Begaj, ha condannato il rapimento di tre poliziotti del Kosovo da parte delle forze serbe. Sottolinea che si tratta di un atto grave, che rischia di destabilizzare non solo il Kosovo, ma tutti i Balcani occidentali.

Nell’allarmante e destabilizzante criticità, l’UE ha bloccato i fondi al Kosovo, dovuto proprio all’escalation di violenze verificatesi. Ovvero, l’Unione europea ha ribadito che non sono state imposte sanzioni o misure restrittive al Kosovo, per le quali va rispettato il quadro e la procedura fissati nell’Ue, ma solo misure e strumenti temporanei per dimostrare che l’UE è seria nei suoi sforzi per ridurre le tensioni. Altre reazioni sono giunte dall’ambasciatore tedesco in Serbia, Anke Konrad, che ha affermato che il dialogo tra Belgrado e Pristina deve riprendere e che l’accordo firmato a Ohrid è “vincolante per tutti”. Konrad ha sostenuto che è stato concordato che il documento diventi parte integrante del processo di adesione della Serbia all’Unione europea e che sia vincolante in questo senso. Infine, si apprende che il presidente serbo Aleksandar Vučić ha annunciato di aver chiesto ai rappresentanti dell’UE e dei paesi del Quintetto (UK, Italia, Francia, Germania, USA) di impedire al primo ministro del Kosovo Aljbin Kurti di iniziare una nuova guerra nei Balcani.

Paolo Romano

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