Il quotidiano saudita Al Hayat ha riportato la notizia del ridimensionamento dei poteri della polizia religiosa dello Stato, troppo spesso accusata di abusi e di eccessiva arbitrarietà nel comportamento.
Il nome esatto della polizia religiosa è Hayʾat al-amr bi-l-maʿrūf wa-l-nahī ʿan al-munkar, o in breve hayʾa, cioè Commissione per la promozione della virtù e della prevenzione del vizio e i suoi agenti sono chiamati mutawwiʿ.
Al Hayat ha citato il capo della polizia religiosa, sceicco Abdullatiff Abdel Aziz al Sheikh, secondo le quali alcune competenze degli agenti della Commissione verranno passate ad altre entità dello Stato. Alla Commissione verrà inoltre proibito di effettuare indagini senza il consenso del governatore. Fino ad oggi, la Commissione proibiva alle donne di guidare, le imponeva di essere velate di nero dalla testa ai piedi, proibiva i divertimenti pubblici, e imponeva a tutte le attività commerciali del Paese (dal business alle stazioni di servizio) di chiudere 5 volte al giorno per la preghiera.
Un altro quotidiano saudita, Okaz daily, ha riportato inoltre la proibizione di porsi davanti alle entrate di negozi e centri per impedire l’accesso ai clienti “impudici” come coppie non sposate o donne non accompagnate.
Al Sheikh passa per essere un uomo “moderato” e la sua nomina a capo della Commissione ha aperto degli spiragli su un alleggerimento delle condizioni femminili nel Paese; dopo soli due mesi dalla nomina, ha proibito, infatti, ai volontari di agire in nome della Commissione, e ha proibito agli agenti di minacciare le persone arrivando ad agire contro un agente che aveva costretto ad uscire una donna da un centro commerciale perché aveva le unghie smaltate; la donna si era rifiutata ed aveva postato la sua protesta su Youtube.