Euro: t’amo e t’odio

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ITALIA – Roma. Euro o non euro? Beppe Grillo ha vinto la sua campagna elettorale facendo leva sui “problemi della vecchia Italia” e ora che è al parlamento ha piazzato i cittadini-soldati del M5S, continua la sua battaglia attaccando l’Euro, spaventando così i Paesi fondatori dell’Unione europea. Pianifica incontri con rappresentanti delle istituzioni estere come se fosse un Ministro degli esteri che non è.

 

Ma questa moneta unica, che tanto è costata ai cittadini degli stati membri, molto all’Italia, va salvata o non va salvata? 

I Paesi che stanno portando avanti la loro adesione all’Unione europea sono diventati tiepidi nei confronti della moneta unica (AGC COMMUNICATION – Euro no grazie), quelli che la usano correntemente cominciano, Germania a parte, a odiarla. David Cameron per placare gli animi negli UK dove la morsa della crisi si fa sentire ancora pesantemente ha deciso di rispolverare un vecchio adagio: uscire dall’Unione europea. Anche se loro alla fine l’euro non lo hanno mai adottato. E in questa condizione, molto vantaggiosa per i britannici, rimarranno. 

Chi sta muovendo dunque gli speculatori? (AGC COMMUNICATION – L’euro ancora nel mirino degli speculatori) Quelli che a tutti i costi vogliono far regredire l’Europa e distruggere dieci anni di moneta unica? Gli USA e l’Inghilterra in quanto stati sovrani hanno forti interessi a mantenere una moneta europea forte. Gli Stati Uniti dal 2007 cercano di tenere il dollaro debole verso l’Euro e verso le valute asiatiche, essendo l’unica arma anti-recessiva che hanno assieme alle iniezioni dirette di liquidità che operano ormai senza sosta soprattutto dal 2007.

Nel Regno di sua Maestà, per motivi diversi rispetto agli States, bisogna che l’euro resti.  Per una questione di bilancia commerciale, dato che l’effetto “spiazzamento” sarebbe più intenso nel caso di una forte rivalutazione della sterlina verso l’euro. Paradossalmente entrambe queste potenze economiche trarrebbero più vantaggi da un euro forte. 

A questo punto dando per assodato che una “dissoluzione dell’euro” non conviene. Cosa potrebbe succedere, dove gli speculatori potrebbero creare delle sacche di elevato reddito? Tre i diversi tipi di scenario:  

a) un Paese “minore” esce dall’euro, tipo la Grecia, l’irlanda o il portogallo, la questione in questo caso sarebbe assolutamente gestibile con la continuazione dell’euro “as it is” perché la Bce ha i mezzi per rassicurare i mercati, il proegetto euro va avanti.

b) più Paesi di concerto escono, tipo i Piigs. A questo punto si potrebbe configurare un Euro-2 con accordo valutario con Euro-1. Questa soluzione è più problematica rispetto alla prima ma sarebbe ugualmente gestibile dall’Unione europea.

c) Un Paese “grande” esca dall’Euro, Italia o Spagna, in questo caso la credibilità della BCE andrebbe in fumo e lo scenario desterebbe maggiore incertezza – sui mercati – .

Se l’Unione europea non riesce a dare fiducia ai mercati, a trovare soluzioni politiche prima che economiche-finanziarie, lo scenario più plausibile (per alcuni versi auspicabile) nei prossimi mesi che si potrebbe palesare è il secondo, quello in cui Italia e Spagna, o una sola di esse, si ponga a capo di un gruppo di 3-4 Paesi che introducano un Euro-2, impegnandosi a tenere il cambio con l’Euro-1 entro una banda di oscillazione ristretta. Un modo come un altro “tirare a campare”. Nell'”oscillazione” i Paesi fuoriusciti potrebbero competere meglio sui mercati esteri, vendendo di più ma avrebbero di contro il problema del cambio con l’Euro, per esempio, nell’acquisto di materie prime, vedi gas e petrolio. 

In questo quadro di fuori uscita dall’euro rientra anche il rischio fallimento di Cipro. Il Pil del Paese, secondo i rumors, è più piccolo di quello ufficiale se non fosse per le componenti finanziarie ed estere che giocano un ruolo abnorme rispetto ad altri casi. Cipro potrebbe essere per la Banca Centrale Europea un test. Potrebbe, in altre parole, “utilizzare” Cipro per dare un segnale, stile Lehman Brothers, dall’altro testare per la prima volta il meccanismo di uscita dall’euro. Un Euro-2 che andrebbe bene anche a Stati Uniti e Inghilterra perché in cambio di qualche concessione “economica” questi riassumerebbero quel ruolo geopolitico strategico che poteva essere incrinato solo da un’Europa forte e che ora è bloccato per via della crisi economica e di nuovi protagonisti nello scenario internazionale (Cina, Coree, Malesia, Brasile). Il tramonto del sogno europeo, soprattutto come potenza mondiale lo si incomincia a intravedere nelle azioni politiche-economiche portate avanti dai singoli Paesi dell’Unione Europea: ogni ex colonizzatore comincia per motivi politico-economici a tessere di nuovo le relazioni con gli ex colonizzati. Un esempio lampante sono gli investimenti inglesi nelle ex colonie africane e indiane, l’Impegno francese nelle ex colonie africane.

A vivere di rendita, sicuramente, in questa “oscillazione” dell’euro, i “grandi giocatori” della borsa che vedrebbero nelle scommesse di fallimento o successo grandi guadagni, come ha per esempio fatto il re delle Tv, Murdch negli ultimi 10 anni sui mercati europei.