USA. Antiradicalismo all’ONU

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Lo scorso 14 luglio nella sede delle Nazioni Unite a New York è stato lanciato il “Piano di Azione per le Guide Religiose per prevenire l’incitamento alla violenza che può condurre ad atrocità criminali”.

Come è stato sottolineato nei saluti introduttivi dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres e da Adama Dieng, Sottosegretario Generale e Special Adviser per la Prevenzione al Genocidio, si tratta di un progetto “pioneristico” per due motivi: mette particolarmente l’accento sul ruolo chiave dei leader religiosi e unisce la messa in atto di 5 piani regionali da 5 differenti regioni del mondo.

«Questa iniziativa è particolarmente innovativa anche perché coinvolge assieme in un progetto i leader religiosi più influenti e le istituzioni politiche a livello mondiale, con l’obiettivo di produrre cambiamenti sostenibili e prevenire i crimini dell’odio», ha affermato Faisal Bin Muammar, Segretario Generale del Kaiciid Dialogue Centre (il Centro per il Dialogo Interreligioso voluto nel 2012 dall’allora re saudita Abdullah, insieme alla repubblica austriaca e al regno di Spagna, con la Santa Sede come osservatore).

Decine i leader religiosi da tutto il mondo, principalmente ebrei, cristiani e musulmani. Fra questi ultimi anche Sheikh Bin Bayyah, Presidente del Forum for Promoting Peace in Muslim Societies, Sheikh Saleh bin Humaid, Imam della Grande Moschea della Mecca e l’imam Yahya Pallavicini, presidente della Coreis Italiana, unico dei relatori dall’Italia, intervenuto nella sessione “Il ruolo dei leader religiosi nel sostenere la pace”.

«Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite rappresentano il quadro di riferimento all’interno del quale i leader religiosi devono svolgere la loro azione di educazione, prevenzione e costruzione. In altre parole: prevenzione del caos e realizzazione di condizioni utili per la dignità umana. Tra questi obiettivi, la vittoria sull’ignoranza, sulla povertà, sulle discriminazioni fra uomo e donna e lo sviluppo di una cultura della vita, della salute dell’ambiente e della collaborazione fraterna”, ha affermato l’imam Pallavicini.

«In questa settimana si ricorda il genocidio dei musulmani in Bosnia, vittime di atrocità criminali solo ventidue anni fa, una violenza contro una specifica comunità europea di credenti che ci ricorda l’Olocausto dei fratelli e delle sorelle della comunità ebraica europea, sempre nel secolo scorso. Questi drammi devono richiamare i leader religiosi ad una nuova declinazione delle nostre responsabilità di educazione alla Pace”.

I 5 piani regionali per la prevenzione all’odio e alle atrocità criminali nascono da altrettanti incontri: Global Forum a Fez (Aprile 2015); Regional Consultation for Europe (Settembre 2015); the MENA region (November 2015); the Americas (February-March 2016); Africa (May 2016) e the Asia-Pacific (December 2016).

Il forum è stato promosso da quattro realtà internazionali: United Nations Office on Genocide Prevention and the Responsibility to Protect, International Dialogue Centre (KAICIID), Network for Religious and Traditional Peacemakers e World Council of Churches.

La “Responsabilità di proteggere” (Responsibility to protect, R2P) è una norma internazionale per la prevenzione di genocidi, guerre e pulizie etniche approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2005.

Redazione