Per un pugno di scatolette

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ITALIA – Roma 29/04/2016. Greenpeace rende noto che la sua nave Esperanza ha raggiunto l’Oceano Indiano dove è impegnata in una spedizione pacifica per fermare le pratiche di pesca insostenibili di Thai Union, il colosso mondiale del tonno in scatola.

Alcune popolazioni di tonno dell’Oceano Indiano, come il ben noto tonno pinna gialla, sono ormai sull’orlo del collasso a causa di una pesca eccessiva e distruttiva. Greenpeace ha perciò deciso di entrare in azione per rimuovere dalle aree di pesca quegli attrezzi che stanno svuotando i nostri oceani. Partita solo una settimana fa dal Madagascar, l’Esperanza ha già rimosso e inattivato diversi sistemi di aggregazione per pesci, i famigerati Fad, usati da pescherecci del colosso Thai Union. L’utilizzo dei Fad è ormai fuori controllo: nonostante da tempo siano noti i gravi problemi causati da questi sistemi, si stima che ogni anno vengano posizionati in mare oltre 90 mila Fad. Il tonno nell’Oceano Indiano è pescato con reti a circuizione e Fad, un metodo di pesca che uccide ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno e numerosi altri animali marini, tra cui varie specie di squali, che sono attirati da queste strutture, come documentato anche dall’Esperanza in questi giorni. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Frontiers in Ecology and the Environment”, si stima che nell’Oceano Indiano i Fad possano uccidere ogni anno tra 480 mila e 960 mila esemplari di squalo seta (Carcharhinus falciformis), una specie classificata dall’International Union for Conservation of Nature come “quasi minacciata”. Thai Union è il più grande produttore mondiale di tonno in scatola. Di recente Thai Union è stato anche coinvolto in uno scandalo internazionale sulla violazione dei diritti umani a danno dei lavoratori che operano nelle sue filiere produttive.
Per convincere Thai Union a cambiare rotta, oltre 300 mila persone hanno già firmato la petizione internazionale di Greenpeace.