SALUTE. Colangiocarcinoma, ci si ammala di più nel sud Italia

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Il colangiocarcinoma colpisce più uomini e donne del sud Italia rispetto alle altre regioni del Paese: nord in primis. A differenza di quasi tutte le altre neoplasie gastroenteriche, nel Mezzogiorno si registrano un +18% di casi tra la popolazione maschile e un +23% in quella femminile. “È una malattia ancora poco conosciuta nonostante risulti in aumento” afferma Paolo Leonardi, presidente dellAPIC (Associazione Pazienti Italiani Colangiocarcinoma). “Uno dei problemi riscontrati – dice – è laccesso a informazioni sicure e certificate da parte dei pazienti, dei familiari e dei caregiver. Da qui, la promozione di eventi in grado di generare più consapevolezza, da parte di tutti gli attori coinvolti, quale primo passo utile a contenere una patologia decisamente complessa”. 

L’obesità viene indicata come “fattore” predisponente la malattia.

Il colangiocarcinoma o tumore delle vie biliari origina nei dotti in cui è trasportata la bile dal fegato allintestino” sottolinea Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e ordinario di Oncologia allUniversità Cattolica. “Le differenze tra il nord e il sud del Paese potrebbero essere in parte spiegate attraverso un fattore di rischio come lobesità. Il grave eccesso di peso presenta tassi più alti tra la popolazione, sia adulta sia pediatrica, in diverse regioni meridionali. La neoplasia riguarda sopratutto uomini e donne detà compresa tra i 50 e gli 80 anni e una diagnosi su quattro avviene in modo del tutto casuale attraverso esami o accertamenti svolti per altri motivi di salute. Siamo allora costretti a interventi terapeutici sulla patologia già in stadio avanzato. Ecco il motivo delle basse percentuali di sopravvivenza dei malati a 5 anni dalla scoperta della malattia: il 17% negli uomini e il 15% nelle donne”. Come farvi fronte? La chirurgia è uno dei trattamenti più utilizzati anche se dopo lintervento in sala operatoria in circa il 60% delle condizioni la neoplasia torna a “farsi vedere”. Inoltre, il tumore risponde poco a radioterapia e chemioterapia, che offre comunque dei benefici sia ai pazienti operati sia ai pazienti con malattia non operabile o recidivata. 

Le novità degli ultimi anni coincidono, per fortuna, con l’immunoterapia che, somministrata insieme alla chemioterapia, ha dimostrato di innalzare la sopravvivenza globale. “Per questo è fondamentale che ai pazienti con colangiocarcinoma sia offerta la possibilità di una profilazione molecolare della neoplasia, in modo da individuare la presenza di alterazioni quali bersagli di farmaci ad hoc”. “Sono segnali incoraggianti per noi pazienti anche se molta strada resta da percorrere” conclude Leonardi. “C’è bisogno di un maggiore impegno per individuare nuovi strumenti diagnostico-terapeutici in grado di migliorare ulteriormente la sopravvivenza”. 

In particolare, è necessario offrire a tutti i pazienti test di profilazione molecolare nonché l’opportunità d’essere valutati da un team multidisciplinare esperto e dedicato”.

Marco Valeriani

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