RUSSIA. Come la guerra ha modificato la catena produttiva e logistica della Difesa

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Dall’inizio delle operazioni militari contro l’Ucraina, l’Armata russa ha subito perdite molto pesanti, in particolare in termini di armamento. Le cifre disponibili indicano quindi più di 1.600 carri armati pesanti, ma anche quasi 3.500 veicoli corazzati pesanti e 300 sistemi di artiglieria mobile che sono stati distrutti, danneggiati o catturati dagli ucraini. Si tratta di una percentuale tra il 20 e il 60% delle sue scorte prebelliche, a seconda della categoria di attrezzature. 

Anche le perdite ucraine, nel frattempo, sono significative, vostra le differenza di “stazza” dei due contendenti: 450 carri armati, meno di 900 veicoli corazzati pesanti e circa un centinaio di sistemi di artiglieria mobile documentati, ma queste perdite rappresentano ancora dal 20 al 40% delle sue scorte iniziali, riporta Meta Defense.

Inoltre, l’esercito ucraino ha ricevuto, fin dalle prime settimane di impegno, equipaggiamento aggiuntivo, in particolare veicoli corazzati pesanti forniti dai paesi dell’Europa orientale, inclusi carri armati T-72 e PT-91 polacchi e cechi, nonché BMP1/ 2 veicoli da combattimento di fanteria e sistemi antiaerei S-300.

Nel contempo, l’industria della difesa russa stava affrontando le conseguenze delle sanzioni occidentali, con un rallentamento molto significativo dei tassi di produzione, in particolare in termini di veicoli blindati.

Ad esempio, lo stabilimento Uralvagonzavod di Nizhny Tagil, che produceva i carri armati T-73B3M, T80BVM e T90M, nonché i veicoli da combattimento di fanteria BMP-2M, era quasi fermo tra aprile e giugno, mentre produce ora 40-50 veicoli blindati pesanti al mese.

Inoltre, anche con basse capacità produttive, l’Ucraina è riuscita, in particolare facendo affidamento sulle attrezzature catturate, ma anche sulle capacità industriali di alcuni dei suoi vicini europei, a riparare i propri veicoli blindati, a mantenere una dinamica positiva e ad erodere l’iniziale vantaggio numerico, al punto che ora le due forze sarebbero relativamente alla pari in termini di armature pesanti. 

L’imminente arrivo dei veicoli da combattimento della fanteria americana Bradley e tedesca Marder e dei carri armati leggeri francesi AMX-10RC, sono gli ultimi rifornimenti occidentali.

Da quest’estate, però, Mosca ha cambiato strategia industriale, ridistribuendo le carte in questo conflitto.

Infatti, passato lo shock iniziale delle sanzioni occidentali, i costruttori russi, in particolare quelli coinvolti nella produzione di veicoli blindati, hanno riorganizzato la loro produzione ma anche la loro catena di approvvigionamento, anche a costo di rinunciare a certe capacità sui modelli fabbricati. 

Così, come detto, lo stesso stabilimento di Uralvagonzavod ha ripreso, dall’inizio dell’autunno, la produzione di carri pesanti, in questo caso la trasformazione di T-72A in T-72B3M, T-80BV in T-80BVM, T-90A in T90M e BMP -2 in BMP-2M (M per modernizzato), nonché la costruzione di nuovi T-90M, a un ritmo ormai molto sostenuto di 40-50 veicoli corazzati al mese, ovvero 4 volte superiore a quello di prima della guerra.

Per ottenere questo risultato, la Difesa russa si è affidato in larga misura a componenti elettronici cinesi e di Hong Kong per sostituire i semiconduttori europei, giapponesi e americani utilizzati fino a quel momento, e alcune funzionalità sono state eliminate o degradate, in particolare in termini di visione notturna e puntamento, a causa di componenti meno capaci o dell’assenza di alcuni componenti non sostituibili.

Insomma si è preferita la quantità piatto sto che la qualità con i risultati che comune sono sotto gli occhi di tutti. Mosca si è rivolta a Pechino per sostituire componentistica militare, sulla falsa riga di quanto fatto dalla stessa Cina negli anni precedenti che ha scommesso tutto sull’home made proprio per eliminare simili defaillances.

La fabbriche lavorano con turni che ruotano su 25 ore giornaliere, per evitare interruzioni produttive e garantire una linea produttiva adeguata.

A questo vanno poi aggiunti i miglioramenti nella logistica e nella distribuzione dei mezzi. Questioni ancora aperte e al centro di segnalazioni diffuse che dovrà illustrare nel dettaglio il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, a inizio febbraio al presiedete russo Vladimir Putin in un incontro dedicato appunto alle modalità per migliorare logistica e distribuzione strumenti delle forze in campo in Ucraina.

Anna Lotti

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