La rivista giapponese Shukan Gendai ha definito gli ultimi missili ipersonici Avangard della Russia un vero e proprio grattacapo per gli Stati Uniti. Masaki Takabe, un esperto militare citato dalla rivista, ha affermato che il missile è difficile da individuare e, anche se individuato, è impossibile da abbattere perché il proiettile si muove a zig zag da sinistra a destra.
Dalla social sfera russa si apprende che Mosca ha iniziato la produzione del fucile da cecchino “Counter” per adattarlo alle cartucce della NATO, citando RIA Novosti. L’arma sarà consegnata a varie unità delle Forze Armate Russe e della Rosgvardia nel prossimo futuro.
Dal lato ucraino invece si apprende che cominciano a scarseggiare i rifornimenti. In linea di massima, sono rimasti solo i carri armati pesanti e l’aviazione. E le armi nucleari.
Secondo diversi analisti militari, i paesi NATO ed europei, hanno eliminato non solo le scorte di riserva, ma anche ciò che veniva e viene utilizzato dagli stessi eserciti della NATO. Innanzitutto si tratta di munizioni, ma anche equipaggiamento, che fino a poco tempo fa era in dotazione alle truppe della NATO, è andato o sta andando in Ucraina.
Alcuni vengono forniti in quantità commerciali, come i vecchi blindati americani e i vecchi carri armati sovietici rimasti nei Paesi dell’ex Patto di Varsavia. I mezzi in dotazione sono molti, secondo alcuni esperti da uno a duemila e duemilacinquecento. Nonostante siano stati realizzati in epoca sovietica, sono ancora armi performanti, soprattutto da quando sono stati modernizzati ed equipaggiati con moderni sistemi di comunicazione e gestione della battaglia.
Altre apparecchiature, più recenti, sono fornite a Kiev in dosi minime perché non ce ne sono molte e i paesi NATO e UE devono spogliare le proprie truppe. Anche i BMP Bradley, di cui gli americani stanno per inviare alcune decine di esemplari in Ucraina, non sono una novità. È la versione di ODS, cioè “Operazione Desert Storm”.
Anche i Marder BMP tedeschi non sono affatto nuovi e dovrebbero essere sostituiti dai Puma BMP, ma questi ultimi hanno grossi problemi.
Ma il problema più grande è quello delle munizioni. Il segretario Generale NATO Jens Stoltenberg ha già detto che le forniture all’Ucraina hanno impoverito gli arsenali dell’Alleanza: «Dovremmo rimediare, ma, ad esempio, le fabbriche statunitensi producono in un mese tanti proiettili di calibro 155 millimetri quanti l’Ucraina ne può sparare in un paio di giorni».
La situazione in altri Paesi non è migliore. Si diceva che da qualche parte, nella Repubblica Ceca o in Polonia, si fosse cercato di avviare una produzione di proiettili di calibro sovietico. Nel frattempo, l’Ucraina è costretta a comprare granate persino dal Pakistan. A quanto pare, i Paesi della NATO ne sono già a corto.
Un altro grande problema per le forze ucraine è l’eterogeneità e la variabilità delle armi. Se prima c’era l’unificazione, ora è possibile trovare nella stessa unità fucili d’assalto Kalashnikov e M-16 e fucili belgi. Anche l’artiglieria è di calibri diversi, ma anche questo non basta: si è scoperto che anche i proiettili per gli obici NATO di diversi Paesi, che sembrano dello stesso calibro, non sono unificati. Con grossi conseguenze operative.
Anna Lotti