La schiavitù denunciata da anni dalle ONG dei diritti umani nei campi del Fronte Polisario (Algeria) ha causato l’ennesima vittima. Non è la prima volta in cui ragazze giovanissime sono “vendute” dai loro padri. Sequestrata e costretta a scegliere tra sposare un anziano oppure la condanna a morte. Di fronte a questo crudele destino, la giovane saharawi, appena 18 enne, è riuscita miracolosamente a liberarsi dalle grinfie dei suoi carnefici per raggiungere Barcellona, attraverso l’aeroporto di Algeri, con documenti falsi.
La vicenda, sollevata dai media spagnoli, risale al periodo natalizio, quando una giovane sahrawi sbarca all’aeroporto internazionale di Barcellona proveniente dai campi di Lahmada-Tindouf (Algeria).
La giovane fu immediatamente scoperta dalla polizia di Frontiera spagnola, nonostante avesse attraversato con i suoi documenti falsi tutti i serrati controlli algerini. Un interrogativo inquietante che ha sollevato l’attenzione e polemica nei media spagnoli. «Mio padre mi aveva minacciata di morte se non avessi accettato il matrimonio», ha dichiarato la ragazza ai giornalisti spagnoli accorsi all’aeroporto internazionale di Barcellona quando la notizia era stata diffusa da attivisti dei diritti umani.
Una ragazza saharawi venduta dal padre ad un uomo di parecchi decenni più vecchio, in cambio di un compenso economico, testimonia come il fenomeno della schiavitù e dell’oppressione della donna è ancora una triste realtà in questi luoghi sperduti e senza controllo hanno denunciato i media spagnoli, su un caso che sta diventando una questione di opinione pubblica.
La ragazza ha immediatamente chiesto aiuto e asilo politico, che gli è stato accordato dopo aver esaminato il fascicolo e constatato la triste storia, come riferisce il sito di informazione spagnola 20 Minutos, indicando che, quando fu rigettata la prima volta, l’avvocato della vittima, Natàlia Castellano, aveva presentato ricorso al ministero degli Interni chiedendo protezione alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo.
Secondo le ultime notizie, la ragazza, che afferma di essere stata aiutata da sua madre a fuggire da Tindouf, avrebbe ora lasciato “il servizio rimpatriati” in attesa che venga dato un seguito positivo alla sua richiesta. Il giornale online spagnolo riporta che si sono mobilitati diversi gruppi per aiutarla. Purtroppo non sarebbe un caso isolato.
Il caso di ragazze sequestrate nei campi del Polisario e costretti a matrimonio forzati sono ormai numerosi e denunciate dai media spagnoli. Ricordiamo l’eclatante caso della ventunenne Hija Maloma, che vive con la nuova famiglia di accoglienza in Spagna e divenuta cittadina spagnola. Nel 2016 era partita per salutare la sua famiglia biologica nei campi di Tindouf, ma fu sequestrata con l’aiuto dei dirigenti del Polisario. Stesso triste destino era toccato anche a Darya Embark e Mahjouba Mohammed. Le associazioni delle famiglie spagnole che hanno adottato ragazze dei campi del Polisario continuano a denunciare questa pratica di sequestro a danno di centinaia di giovani, costrette al matrimonio forzato appena tornano, in vacanza, nelle loro famiglie biologiche.