PAKISTAN. Islamabad e Pechino unite contro i talebani pakistani

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La recente riunificazione al Tehrik-i-Taliban in Pakistan (TTP) di alcune formazione jihadiste, come ad esempio Jamaat-ul-Ahrar e Hizb ul-Ahrar, inizierebbe a preoccupare non solo Islamabad, principale nemico locale dei mujaheddin delle aree tribali, ma anche la Repubblica Popolare Cinese che ha enormi interessi economici nel Paese.

Secondo quanto riporta Nikkei Asian Review, i cinesi hanno diversi progetti nel nord del Pakistan, legati anche alla Belt and Road Initiative, Bri, che potrebbero esser soggetti ad attacchi da parte dei Talebani pakistani guidati dal 2018 da Mufti Noor Wali Mehsud. Nello specifico, l’agenzia giapponese riporta che aziende cinesi avrebbero dei progetti energetici e infrastrutturali importanti nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, tra cui la Karakoram Highway – Fase II (N-35 o National Highway 35), lungo la quale si trovano il Suki Kinari Hydropower Project, in costruzione sul fiume Kunhar, e l’Havelian Dry Port, finanziati dal cinese Gezhouba Group.

Questa autostrada poi, secondo quanto riporta il sito della Bri, avrebbe una lunghezza totale di 1.300 km e collegherà le province pakistane di Punjab, Khyber Pakhtunkhwa e Gilgit-Baltistan con la regione autonoma uigura dello Xinjiang in Cina, rappresentando quindi la principale arteria e unica di collegamento via terra tra i due Paesi.

Dal lato cinese, la Karakoram Highway diventa la China National Highway 314. In precedenza, Pechino aveva già premuto, e non si esclude che non faccia altrettanto ora per il Ttp, per reprimere i gruppi separatisti del Balochistan e del Sindh che minacciavano e minacciano tuttora progetti legati sempre al China–Pakistan Economic Corridor, Cpec, parte fondamentale per la Belt and Road Initiative nell’area e non solo.

È infatti possibile che Talebani pakistani possano attaccare in futuro strutture economicamente importanti per la Cina e per il Pakistan, incoraggiati magari dall’idea che prendere di mira i progetti cinesi possa essere una buona risposta contro il maltrattamento dei musulmani nella provincia dello Xinjiang da parte di Pechino e danneggiare nel frattempo anche il Pakistan che usufruisce di finanziamenti cinesi.

Redazione