MOLDAVIA. Il voto amministrativo può mettere in crisi il governo filo UE

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La Moldavia andrà al voto il 5 novembre per rinnovare sindaci e consigli comunali, in un voto che dimostrerà anche se la finestra di opportunità per l’integrazione europea si chiuderà o meno dopo le elezioni generali del 2025.

Il Partito di Azione e Solidarietà, Pas, del presidente Maia Sandu è l’unica forza politica in Moldavia che sostiene apertamente l’adesione del paese all’Ue e il mancato raggiungimento di almeno una maggioranza relativa nei consigli comunali assesterebbe un duplice colpo alle sue ambizioni di adesione rapida, riporta BneIntelliNews.

In caso di sconfitta, si prevederebbe un sostegno più debole del previsto per l’integrazione e, in secondo luogo, i sindaci contrari all’integrazione europea darebbero un contributo negativo in vista delle elezioni politiche del 2025.

Con l’avvicinarsi delle elezioni locali, il presidente Sandu e il suo antagonista, il latitante oligarca Ilan Shor, che sostiene i suoi rivali, non risparmiano sforzi per sostenere i loro candidati.

Sandu ha accusato la Russia di comprare elettori moldavi, ma solo gli elettori in vendita possono essere comprati.

Il presidente moldavo sostiene inoltre che la Russia ha impiegato milioni di dollari per sostenere i suoi candidati, e che le autorità hanno recentemente chiuso i media filo-russi, o solo di lingua russa.

La governatrice della Gagauzia Evghenia Gutul, appoggiata da Shor, ha promesso gas naturale a buon mercato e sta già distribuendo sussidi finanziari supplementari ai pensionati con i soldi di Shor.

Nel frattempo i socialisti e Shor accusano le autorità filo-Ue di aver dato vita ad un’autocrazia.

Da quando sono saliti al potere, Sandu e il Pas hanno intrapreso una serie di passi quantomeno ambigui, soprattutto per quanto riguarda la riforma della giustizia. Tuttavia, hanno compiuto ulteriori passi in direzione dell’integrazione europea in un momento in cui ciò conta molto nel complesso contesto regionale. Godono del pieno sostegno dell’Ue per prevenire il declino della democrazia, ma devono migliorare la loro credibilità di fronte al proprio elettorato.

I sondaggi mostrano che i passi compiuti dalle autorità vicine all’Ue nella riforma della giustizia e della pubblica amministrazione non sono riusciti a conquistare gli elettori indecisi nell’ultimo anno.

L’ex sindaco socialista, filo-russo, in carica della capitale Chisinau Ion Ceban, che guida il suo partito, Man, dovrebbe ottenere un altro mandato, poiché è sostenuto dal 52% degli elettori – tre volte di più rispetto al sostegno di cui gode la candidata filo-Ue Lilian Carp della Pas.

I partiti vicini all’Ue non hanno mai controllato la seconda città più grande del paese, Balti, e il partito politico di Shor rimane il principale rivale del sindaco indipendente in carica della città.

Il quadro generale politico è complicato: il Pas pro-Ue è in testa alle preferenze dell’elettorato, il che lo renderebbe il partito più grande con 44 seggi in un parlamento da 101 in un’elezione parlamentare, ma perderebbe la maggioranza. Il Pas non ha alcun potenziale alleato politico tra gli altri partiti rilevanti che potrebbero avere degli eletti.

I socialisti, 23 seggi, e il partito politico di Shor, 22 seggi, avranno bisogno del sostegno dei partiti più piccoli per formare una maggioranza al governo. Uno scenario del genere non è del tutto improbabile, poiché uno dei partiti più piccoli è formato da Ion Chicu, ex consigliere del leader socialista Igor Dodon.

Il presidente uscente Sandu sarebbe in testa alle preferenze degli elettori per le elezioni presidenziali ed è molto probabile che ottenga un secondo mandato l’anno prossimo, ma i suoi poteri sarebbero fortemente limitati in assenza di una maggioranza filo-Ue dopo il 2025.

Anna Lotti

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