LIBIA. Tripoli indaga sulla presenza di Daesh nel paese

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Sui social media libici è stato dato particolare risalto alla conclusione dell’indagine su Daesh conclusa dal Procuratore Generale di Tripoli. L’indagine è iniziata dopo l’uccisione dell’ex procuratore generale di Tripoli e ha permesso di identificare i responsabili principali di Daesh in Libia e ha riscritto una parte della recente storia libica rischiando di creare non poche onde sismiche sul sistema politico libico. Secondo il procuratore generale di Tripoli, Yousef Malaitan è il responsabile di Daesh a Misurata e Rauf al Toumi quello di Tripoli. Hassan al Saleh al Arij è stato il primo libico reclutato da Daesh in Libia ed è morto a Sirte un anno fa. Secondo quanto ha rivelato l’indagine, Abdul Aziz al Hassadi è l’organizzatore e predicatore di Daesh in Libia e ha organizzato l’uccisione di Fereha Barkawi, ex membro del GNC, Sisi Eibat, direttore della sicurezza di Sirte, Hassan al Darwai, sotto segretario all’agricoltura, Mohammed bin Othman, rappresentante di Misurata, Colonnello Taher al Wush, capo dell’intelligence militare, Mustafa Toumi da Misurata, e il colonnello Hassan Kamuka, ex direttore della sicurezza di Misurata.

L’indagine ha anche permesso di portare alla luce diversi fatti che sono occorsi a Bengasi che riguardano da vicino la storia e la politica libica. Si apprende in effetti che i furti nelle banche di Bengasi da parte di Daesh sono stati trasferiti in parte in Siria e Iraq. Ciò che è più importante è che i risultati dell’indagine vanno nel senso di quanto dichiarato finora da parte del LNA nella sua lotta al terrorismo, ovvero di quanto finora sconfessato invece dalla parte politica che si rifà a Misurata. In effetti, il Procuratore generale ha indicato che il Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Bengasi è collegato all’organizzazione terroristica. Inoltre, viene indicato che il gruppo Ansar al Sharia (nato da una costola di AQMI in Libia e ormai sciolto) è stato il nucleo di Daesh in Libia, ma soprattutto ha ricevuto finanziamenti dallo Stato libico. Si ricorda, in effetti, che Ansar Al Sharia, mentre al governo era Abushamain e lottava contro il LNA, nonostante fosse dichiaratamente pro Al Qaeda, ha ricevuto fondi proprio dal GNC governato da Abushamain. Poi, diverse costole di Ansar al Sharia, prima a Ajdabiya e poi a Bengasi, si sono staccate dal gruppo collegato ad Al Qaeda per raggiungere lo Stato Islamico e allargarne la presenza in Libia, in particolare nella zona di Sirte. Ancora oggi, combattenti di Daesh provenienti da Ansar al Sharia combattono al fianco dei Rivoluzionari contro il LNA in una risicata a Bengasi.

Ad ogni modo, per iniziare a capire lo stravolgimento che questa indagine rischia di avere, si può fare riferimento a quanto dichiarato dal presidente del comitato degli interni del Parlamento di Tobruk, Ezzedine Quirib, che ha indicato di apprezzare gli sforzi investigativi del Procuratore generale. Soprattutto, come dice un account locale, l’annuncio e l’indagine del Procuratore generale di Tripoli corrisponde a quanto dichiarato tre anni fa dal comando generale del LNA. Essenzialmente il LNA indicava che i gruppi contro cui lottava a Bengasi e dintorni erano tutti terroristi, che appartenessero ad Ansar al Sharia, Al Qaeda o Daesh. In questo il procuratore generale gli darebbe ragione. In questo senso, è a rischio la posizione di Misurata, che fino ad ora ha sempre sostenuto il Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi e di Ansar al Sharia, smentendo fossero terroristi, bensì rivoluzionari (estremisti islamici) che combattevano contro la milizia di Haftar (il LNA). Alla luce dei risultati dell’indagine è una posizione non più sostenibile. Per il futuro si faranno allora insostenibili anche le posizioni riguardo alle SDB e gli scontri dell’ultimo anno tra zona dei terminal petroliferi, Birak e la zona di Al Jufrah. In prospettiva, anche gli scontri che attualmente avvengono a Sabratha risulteranno politicamente difficilmente sostenibili poiché il LNA (e la Sala Operativa anti Daesh) combattono contro movimenti che si rifanno alle SDB, al Muftì Gharyani e all’impostazione politica di Misurata e dei Fratelli Musulmani.

Redazione