
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato della preparazione di un accordo tra Israele e il movimento palestinese Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani. Uno dei termini dell’accordo sarà la cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza per sei settimane. Hamas in realtà ha chiesto un cessate il fuoco di tre anni.
Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby ha dichiarato: «L’esercito israeliano sta adottando misure significative per ridurre il numero delle vittime civili nella Striscia di Gaza – misure che non sono sicuro che nemmeno l’esercito americano farebbe».
Secondo il Wall Street Journal, invece, gli Stati Uniti hanno “aperto un’indagine su diversi attacchi dell’IDF nella Striscia di Gaza che hanno ucciso civili per capire se Israele abbia utilizzato impropriamente munizioni americane – una mossa che potrebbe portare a un peggioramento delle condizioni per le forniture di armi americane a Israele”. “Inoltre, gli Stati Uniti stanno indagando sulle accuse di utilizzo da parte dell’IDF di bombe al fosforo bianco in Libano”.
Il primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez ha riferito che la Spagna e Irlanda chiedono che la Commissione europea apra un’indagine per verificare se Israele adempie ai suoi obblighi in materia di diritti umani nella Striscia di Gaza.
Secondo la radio dell’esercito israeliano il quartier generale delle famiglie dei prigionieri israeliani minaccia: “Alla luce del fatto che Netanyahu ignora le richieste delle famiglie, annunciamo che se domani non ci sarà un incontro di tutti i rappresentanti delle famiglie dei prigionieri con il primo Ministro e tutti i membri della Gabinetto di Guerra, prenderemo d’assalto il quartier generale di Kirya finché non si potrà tenere l’incontro tanto atteso”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è arrivato in Egitto dopo oltre un decennio di rottura nelle relazioni per discutere della questione di Gaza e di Rafah. Secondo Channel 13: “La partecipazione di una delegazione israeliana ai colloqui del Cairo è stata una cortesia in risposta alla richiesta di Biden”. I colloqui partono dunque con un fallimento annunciato.
Il presidente turco Erdogan, durante la sua visita in Egitto, ha dichiarato: «Israele ha preso di mira case, luoghi di culto e istituzioni internazionali nella Striscia di Gaza, e non si è preoccupato della condanna internazionale. Fornire aiuti a Gaza è una delle nostre priorità più importanti: non possiamo accettare lo sfollamento della popolazione della Striscia di Gaza e apprezziamo il ruolo dell’Egitto in questo senso».
Il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi gli ha risposto: «Sono d’accordo con il presidente turco sulla necessità di un cessate il fuoco immediato a Gaza e di calmare le tensioni in Cisgiordania per raggiungere un accordo di pace».
Il 13 febbraio Ismail Haniyeh, leader di Hamas era a capo di una delegazione che ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano e ha discusso gli ultimi sviluppi della guerra a Gaza, politicamente e sul campo. Hamas in una nota ha fatto sapere che sono stati esaminati gli sforzi iraniani per fermare il genocidio contro il popolo palestinese a Gaza e sostenere i diritti dei palestinesi. Il Comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica nell’incontro con Hamas ha detto che l’Iran ha la capacità di fare la guerra a distanza.
I media yemeniti riportano attacchi americano-britannici nella provincia di Hodeidah. La rete yemenita Al-Masra ha annunciato un attacco aereo congiunto da parte di Stati Uniti e Inghilterra contro obiettivi nell’area di Al-Jabban con due raid e un attacco americano-britannico ha preso di mira con 4 raid l’area di Ras Issa nel distretto di Al-Salif , Al-Jah nel distretto di Bayt Al-Faqih, nella provincia di Hodeidah, situata nello Yemen occidentale.
Secondo il Ministro dell’Informazione Houthi a Sanaa: «Le nostre informazioni indicano che gli Emirati Arabi Uniti stanno cercando di reclutare mercenari per attaccare le navi nel Mar Rosso per confonderci».
Il leader del movimento Ansar Allah, Abdul-Malik Badr al-Din al-Houthi ha dichiarato: «I mari sono di grande importanza per i nemici, e i nemici fanno i conti con loro millemila volte. Netanyahu ha parlato in precedenza dello Stretto di Bab al-Mandab e del pericolo che chi guida lo Yemen sia qualcuno che porta con sé un orientamento liberale nei confronti del popolo palestinese. Dio ha benedetto il nostro Paese con una vera vittoria nelle sue operazioni marittime raggiungendo un obiettivo molto importante, ovvero impedire l’attraversamento e il movimento delle navi legate a Israele. In queste settimane non si è verificato alcun caso di passaggio o attraversamento di una nave legata al nemico israeliano, e questa è una vera vittoria e un risultato molto importante. Essere in grado di impedire completamente il movimento e l’attraversamento delle navi legate al nemico israeliano è una prova evidente dell’efficacia delle operazioni militari navali del nostro popolo».
Ed ora uno sguardo al fronte tra Israele e Hamas aggiornato alle 16:30 del 14 febbraio.
Nella giornata del 14 febbraio la social sfera è stata impegnata nel censire un attacco contro le basi militari israeliane a Safed e più precisamente contro il comando Nord. Secondo Israele a compiere l’attacco è stato Hezbollah, mentre ufficialmente non ci sono al momento rivendicazioni. Un militare è morto e sette sono feriti, di cui quattro gravi. Il consiglio militare si è riunito e ha discusso su come rispondere al bombardamento di Hezbollah su una base militare israeliana. Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Ben Gvir ha dichiarato: «Siamo in guerra nel nord, ed è tempo di cambiare la nostra comprensione della situazione lì».
Le prime notizie dell’attacco sono giunte alle 08:00 italiane ma l’allarme si è sentito in diverse aree dell’alta Galilea. Per ben tre volte le sirene hanno suonato e i missili sono arrivati a destinazione. Le sirene suonano al “Faro” nel dito della Galilea, al confine libanese-palestinese. Secondo i media i lanci sarebbero stati 8 ma notizie ufficiali non ce ne sono. Il Centro medico Ziv a Safed ha detto: «Le nostre squadre hanno subito numerose vittime a causa dei razzi».
Secondo il sindaco di Safed: i missili non sono caduti all’interno della città, ma piuttosto nelle basi intorno a Safed, sono caduti nella zona della base del Comando Nord. A confermare l’attacco il portavoce dell’esercito israeliano: «La base del Comando Nord dell’esercito israeliano è stata sottoposta ad un attacco missilistico». Channel 13 ha parlato di 3 attacchi missilistici su Safed, 7 feriti, 3 dei quali in condizioni moderate. L’esercito sta cercando di capire che tipo di missili sia stato usato. Il capo del partito “Israele nostra casa”, Avigdor Lieberman, sul lancio di razzi su Safed: «la linea rossa si è trasformata in una bandiera bianca. Il gabinetto di guerra si è arreso a Hezbollah e ha perso il nord».
La risposta di Israele non si è fatta attendere molto, gli aerei si sono alzati in volo hanno fatto falsi raid nello spazio libanese di Beirut per attaccare all’interno del Libano, anche contro obiettivi associati all’unità Radwan di Hezbollah. Edifici militari, personale militare e infrastrutture terroristiche sono stati colpiti in diverse aree: Jebel al-Bridge, Hona, Dunin, Adashit e Alswana. Gli attacchi israeliani di oggi sul Libano meridionale sono i più intensi dalla guerra del 2006.
In attesa di rivendicazione nella social sfera si legge: “Francamente è difficile credere che siano state le Brigate Qassam, le Brigate o addirittura i Reggimenti della Resistenza Amal a prendere di mira il quartier generale del Comando Nord a Safad: nessuno in Libano possiede tanta precisione e potenza missilistica esplosiva se non Hezbollah, e non è stato ancora annunciato, forse per ragioni di sicurezza, finché non arriverà il momento opportuno per la pubblicazione”.
Il presidente del Consiglio esecutivo di Hezbollah, Hashem Safi Al-Din, ha detto: «L’aggressione avvenuta oggi nel sud del Libano, a seguito della quale sono stati martirizzati numerosi civili e bambini, non può passare senza una risposta. Ci sarà sicuramente una risposta, e questa risposta sarà al livello richiesto e appropriato , se alcuni immaginano di poter raggiungere traguardi e obiettivi che non sono stati in grado di raggiungere nel 2006 o durante gli anni di equazioni tra il 2006 e il 2023, lui potrebbe raggiungere questi traguardi. Ora gli diciamo che ti sbagli di nuovo. Il nemico lo farà Non saremo in grado di raggiungere nessuno di questi obiettivi. Siamo ancora una resistenza forte e capace, presente su tutti i fronti».
Secondo le fonti social la giornata del 14 è stata eccezionale per i raid lanciati dagli aerei israeliani: «Dopo circa un’ora e quaranta minuti, dal primo raid, gli aerei da guerra hanno lanciato una serie di raid contemporaneamente, prendendo di mira la zona di Adshit nel distretto di Nabatieh, provocando un martire e più di 9 feriti. Il secondo raid ha preso di mira l’area. Al-Sawwanah nel distretto di Bint Jbeil ha provocato tre martiri, tra cui due bambini. Gli attacchi israeliani hanno continuato a colpire le città di Al-Shehabiya e Kfardounin e abbiamo riferito che non ci sono state vittime , e anche le Jabour Heights a Iqlim Al-Tuffah sopra la città di Jbaa con tre incursioni, ma non sono state registrate vittime».
Nonostante la risposta tempestiva di Israele come ha fatto notare un corrispondente di Al-Manar, sono stati colpiti da Hamas e alleati: “Quartier generale del Comando della Regione Nord a “Safad”; Comando della 91ª Divisione Galilea a “Branit”; Quartier generale della 769a Brigata Orientale a “Kiryat Shmona”; Base di comando e controllo aereo a “Meron”; Base di Beit Hilal; Campo di addestramento a Keila nel Golan; Base “Maale Golan” sul Monte Hermon e ancora la maggior parte delle posizioni di artiglieria lungo il fronte posteriore e le concentrazioni militari e tutti i siti militari di confine. Segno che comunque la resistenza non ha intenzione di fermare i combattimenti.
Il capo di stato maggiore, generale Herzi Halevi, il 13 di febbraio aveva incontrato i capi dei comuni locali del Nord: «Grazie a voi, l’IDF può agire in modo decisivo per cambiare la situazione della sicurezza nel Nord. Abbiamo raggiunto grandi risultati colpendo Hezbollah in Libano, ma continuiamo operare, non è il momento di fermarsi, la strada da fare è ancora lunga e la faremo insieme».
Secondo il Portavoce dell’esercito israeliano: «A Khan Yunis abbiamo implementato un metodo di combattimento speciale ed eccezionale che comprende un’operazione in superficie e un’operazione parallela sotterranea». Nella giornata del 14 di febbraio sei sono registrate sparatorie e bombardamenti di artiglieria nel centro di Khan Yunis. Colonne di automobili e persone a piedi si stanno dirigendo verso est della città.
I sistema di difesa israeliani hanno intercettato un “obiettivo sospetto” al largo della baia di Haifa e lo hanno colpito.
I siriani il 14 febbraio hanno colpito nel Golan.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio