LIBIA. Operazione IRINI: difficoltà e Inefficacia

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IRINI fa parte dell’approccio integrato europeo alla Libia, che comprende sforzi sotto molti punti di vista e approcci – politici, militari, economici e umanitari – per portare stabilità e sicurezza nel paese. Il tallone d’Achille è rappresentato dalla Turchia, che continua a farsi beffa dell’Operazione, visto che con frequenza nega le ispezioni alle sue navi di bandiera. Ulteriore considerazione da fare è che la Turchia è il maggior partner e sostenitore del GNU, il governo nell’ovest del Paese riconosciuto dalla Comunità Internazionale, ed è noto anche che porti armi nel Paese, quindi non poter controllare le sue navi incide in maniera drastica sull’efficacia della missione navale UE.

Ricostruendo le tappe e l’evoluzione dell’Operazione, l’Unione Europea il 31 marzo 2020 ha varato l’operazione militare aeronavale “Operation EURNAVFOR MED IRINI” per assicurare il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU che dal 2011 vietano il traffico di armi da e per la Libia. IRINI opera in alto mare, in acque internazionali, nel mediterraneo centrale, al largo delle coste libiche. Tale missione nasce in attuazione dei risultati della Conferenza di Berlino per la Libia, tenutasi a gennaio 2020. In seguito, il Consiglio UE a marzo 2023 ha prorogato il mandato di EUNAVFOR MED IRINI fino al 31 marzo 2025. Quest’operazione militare è condotta dall’UE nel Mediterraneo nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC). Nel dettaglio di ciò che svolgono, in caso di fondati sospetti su navi mercantili in rotta da o per la Libia, sono autorizzati ad effettuare ispezioni in alto mare. Inoltre, le informazioni riguardo i traffici illeciti vengono condivise con le principali agenzie di sicurezza ONU, europee e internazionali. 

A fine settembre si è svolto anche un cambio al vertice. Il contrammiraglio greco Konstantinos Bakalakos ha assunto la responsabilità dell’italiano Valentino Rinaldi, nel comando tattico dell’operazione IRINI per monitorare l’attuazione dell’embargo sulle armi alla Libia, in una cerimonia tenutasi nel porto di Napoli. Mentre, analizzando le attività soltanto del mese di ottobre, l’operazione IRINI ha indagato tramite chiamate radio 353 navi mercantili (su 12.216) ed ha effettuato 18 visite su navi con il consenso dei comandanti (su 581). L’operazione ha inoltre monitorato 23 voli sospetti (su 1.284) e ha continuato a monitorare 25 aeroporti (e piste di atterraggio) e 16 porti (e terminali petroliferi).

Una notizia rilevante che inizialmente poteva sembrare fuori argomento, invece si è appreso essere nell’immediato correlata ad IRINI, è quella che il Parlamento europeo ha proposto di trasferire veicoli blindati confiscati in Libia all’Ucraina. Si tratta di 146 equipaggiamenti militari confiscati nel 2022 proprio nel corso di due operazioni della missione navale UE IRINI. Di recente si è verificato un altro caso molto simile: l’UE consegna al Ghana più di 100 auto blindate/veicoli militari corazzati originariamente sequestrati a un carico di armi destinato alla Libia da una nave al largo delle coste libiche verso cui era diretta. L’UE li ha presentati come parte dei suoi sforzi per sostenere la sicurezza del paese dell’Africa occidentale.

L’UE, in quest’ultimo periodo, sta valutando la possibilità e sta cercando una proposta per rafforzare l’operazione militare “IRINI” nel Mediterraneo, per combattere le attività di traffico di armi, migranti e di esseri umani dalla Libia. A tal proposito, però, quest’operazione non è vista assolutamente con grande ottimismo nella socialsfera libica, infatti, un account locale ha affermato in maniera sarcastica che poiché IRINI è stata così conveniente e ha implementato con successo il suo mandato originale di “applicazione dell’embargo sulle armi”, immagina sia naturale vederlo ampliato per coprire la guerra all’immigrazione.

In aggiunta, l’Operazione IRINI comunica che la Turchia ha rifiutato ancora una volta l’autorizzazione dello Stato di bandiera per ispezionare la nave mercantile Kosovac, diretta a Misurata. È stato chiesto di ispezionare la nave in conformità con la risoluzione 2292 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’embargo sulle armi in Libia. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU invita tutti i membri dell’ONU a collaborare nelle ispezioni, però con palesi scarsi risultati. Questa, fanno sapere da IRINI, è l’undicesima volta (sei nel 2021, tre nel 2022 e die nel 2023) che la Turchia si rifiuta di permettere di ispezionare le navi battenti bandiera turca dirette in Libia.

Nonostante la palese inefficacia degli obiettivi della Missione, visto anche tutte le armi che arrivano costantemente in Libia sia via mare che via aerea, principalmente dalla Turchia attraverso il porto navale di al Khums e la base aerea di al Watiyah nell’ovest del Paese, si cerca però di intensificare ulteriormente IRINI. Il Ministero della Difesa francese annuncia che la nave, la fregata “Commandant Ducuing” si è unita alle navi (la fregata italiana Grecale e quella greca Aegean) partecipanti all’operazione relativa al monitoraggio dell’embargo sulle armi alla Libia. La nave svolgerà, secondo gli intenti, il compito di vietare la fornitura di armi alla Libia per oltre un mese e contribuirà, o almeno ci proverà, a smantellare le reti illecite di traffico di esseri umani che contribuiscono a destabilizzare la Libia. 

Paolo Romano

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