La questione della liberazione dei prigionieri è diventata prioritaria per l’Occidente. E a differenza di quanto riportano i media internazionali non è in contrattazione la liberazione degli ostaggi per “un cessate il fuoco” ma come ricordano i media del Qatar è in fase di contrattazione la liberazione di prigionieri di Hamas in mano agli israeliani.
Per altro tra Hamas e la Jihad Islamica ci sarebbe un contenzioso. Il segretario generale del Movimento della Jihad islamica in Palestina, Ziad al-Nakhalah ha dichiarato: «Il metodo di negoziazione riguardante i nostri prigionieri nemici e le sue reazioni spingeranno probabilmente il movimento jihadista a restare fuori dall’accordo. Il Movimento della Jihad Islamica può trattenere i suoi prigionieri per condizioni migliori».
Il Vice Segretario Generale del Movimento della Jihad Islamica ad Al Jazeera ha detto: «Ci sono state trattative mediate dal Qatar per il rilascio dei detenuti. Israele procrastina, continua i bombardamenti e stabilisce nuove condizioni. La pressione israeliana non porterà al rilascio di un solo nostro prigioniero. Separiamo i prigionieri militari da quelli con doppia nazionalità. Chiediamo il rilascio delle nostre detenute e dei loro figli in cambio di prigionieri civili. Chiediamo il rilascio di tutti i nostri prigionieri in cambio di tutti i nostri detenuti».
Tensioni anche in Israele tra i vertici. Netanyahu ha detto di aver dato istruzioni all’esercito di prepararsi a qualsiasi scenario in caso di escalation con Hezbollah. Per la prima volta dall’inizio della guerra, Benjamin Netanyahu il 14 novembre ha convocato i capi degli insediamenti del nord.
In conclusione dell’incontro con i capi degli insediamenti del nord (confine libanese), Netanyahu ha sottolineato che il ripristino della stabilità e della sicurezza nel nord, in pratica, dovrebbe venire prima del sentimento mentale di sicurezza. Ha aggiunto che dà priorità alla sicurezza nel sud tanto quanto nel nord. Ha concluso di aver dato istruzioni all’esercito di tenersi pronto per qualsiasi scenario, minacciando Hezbollah se commette qualsiasi errore.
I Media israeliani però riportano che i soldati di riserva al confine settentrionale chiedono aiuti e donazioni. Fonti israeliane affermano che il capo del Front Line Settlements Forum con il Libano ha commentato, dopo un incontro tenuto da Netanyahu con i capi degli insediamenti di confine, che era arrivato con pochissime aspettative, quindi non è rimasto deluso, aggiungendo che Netanyahu non ha fornito risposte chiare riguardo la sicurezza e il ritorno dei coloni al nord.
I media israeliani hanno riferito che: «Parlare di un accordo parziale sullo scambio di prigionieri con un cessate il fuoco temporaneo pone un dilemma per l’establishment della sicurezza israeliano: da un lato le famiglie dei prigionieri detenuti da Hamas aspettano qualche segno di vita per i loro figli, dall’altro, qualsiasi accordo di scambio di prigionieri difficilmente soddisferà l’opinione pubblica “israeliana”».
A rendere dichiarazioni minacciose anche il leader della rivoluzione yemenita, Abdul Malik Badr al-Din al-Houthi: «Cerchiamo nel Mar Rosso navi israeliane da bombardare, sapendo che il nemico non osa alzare le bandiere sulle sue navi, ma le troveremo e le prenderemo di mira, e stiamo anche lavorando per pianificare il bombardamento di obiettivi sionisti all’interno e fuori dalla Palestina».
Abdulmalik Badr al-Din al-Houthi: «I fratelli della forza missilistica e della forza droni hanno effettuato operazioni che hanno colpito obiettivi del nemico israeliano, l’ultima delle quali è stata l’operazione di ieri (13 novembre ndr). Il nostro lavoro sul bombardamento del nemico con missili e droni continuerà, continueremo a pianificare ulteriori operazioni contro tutti gli obiettivi sionisti che possiamo raggiungere in Palestina o fuori dalla Palestina, e non esiteremo a farlo. I nostri occhi sono aperti per monitorare e cercare costantemente qualsiasi nave israeliana nel Mar Rosso, Bab al-Mandab in particolare, e ciò che confina con le acque territoriali yemenite. Gli israeliani fanno affidamento sul contrabbando e sul camuffamento nei loro spostamenti nel Mar Rosso da Bab al-Mandab, e non hanno osato issare la bandiera israeliana sulle loro navi. Le navi nemiche fanno affidamento sul contrabbando e sullo spegnimento dei dispositivi di datazione nel Mar Rosso. Tuttavia, questo non funzionerà. Cercheremo le sue navi e non esiteremo a prenderle di mira. Nel momento in cui il nemico issa la bandiera israeliana nelle sue ambasciate nei paesi arabi, non osa issare la sua bandiera sulle navi che attraversa nel Mar Rosso. A Dio piacendo, sconfiggeremo le navi del nemico israeliano nel Mar Rosso e le distruggeremo. A qualunque livello le nostre mani le raggiungeranno, non esiteremo a prenderle di mira e lo faremo sapere al mondo intero. Fin dall’inizio degli eventi in Palestina, abbiamo ricevuto messaggi minacciosi e allettanti da parte americana, di cui non ci siamo preoccupati. Quando gli americani ci hanno detto che avevano ordinato ai paesi della regione di non avere alcuna reazione nei confronti della Palestina, abbiamo detto: “Non considerateci con loro. Non siamo noi soggetti ai vostri ordini. Il nostro popolo ha annunciato la sua posizione ed è preparato a tutte le sue conseguenze. Siamo un popolo in lotta e abbiamo fatto sacrifici per rimanere fermi nella nostra posizione nei confronti della Palestina dal primo giorno in cui abbiamo lanciato il nostro grido”».
Aggiornamento sul fronte al confine libanese al 14 novembre 2023 ore 24:00.
Settore orientale: Alle 11:00, prendere di mira con armi adeguate un punto di concentrazione di soldati nemici vicino al sito di Al-Marj, provocando colpi diretti. 2- Alle 14:00, il sito di Birkat Risha e i luoghi di ritrovo militare circostanti sono stati presi di mira con armi missilistiche, causando colpi diretti. 3- Alle 15:00, prendere di mira il sito di Al-Marj con armi adeguate e ottenere colpi diretti.
Settore occidentale: Alle 15:10, il sito di Ruwaisat Al-Alam nelle fattorie libanesi occupate di Shebaa è stato preso di mira con armi appropriate, causando colpi diretti.
Scontri nella Striscia di Gaza dal 15 novembre ore 16:00. Dopo il completo accerchiamento della parte settentrionale dell’enclave palestinese, i combattimenti principali si stanno svolgendo nella parte occidentale della città di Gaza, dove le truppe israeliane stanno cercando di penetrare in profondità nel tessuto urbano. Parallelamente, Israele sta diffondendo dichiarazioni propagandistiche sul crollo delle difese di Hamas e sulla cattura del centro di Gaza, che al momento non trovano riscontro. Negli altri settori del fronte della Striscia di Gaza la situazione resta invariata.
Le forze di terra sono supportate dall’aviazione e dall’artiglieria, che stanno polverizzando le infrastrutture dell’enclave palestinese. Le forze di difesa israeliane hanno diffuso nuovi filmati di attacchi contro obiettivi nella Striscia di Gaza e filmati della liquidazione con l’uso di droni, presumibilmente, del gruppo militante Hamas.
Al confine tra Israele e Libano, le parti si stanno scambiando colpi, la cui intensità è aumentata negli ultimi giorni.
Alle 16:00 del 15 novembre non vi erano prove che le forze di difesa israeliane stiano avanzando ulteriormente all’interno di Gaza oggi. Di conseguenza, non possiamo confermare alcun progresso oltre l’ospedale Al-Shifa, che è stato occupato durante la notte. Tuttavia, ci sono video che suggeriscono che le unità dell’IDF siano passate a “terraformare l’area” dopo aver stabilito una base operativa ad Ar-Rimal al-Shimali e Ar-Rimal al-Janubi.
Alcune immagini mostrano la distruzione dell’edificio dell’Assemblea Legislativa di Gaza. Gli israeliani hanno recentemente tenuto lì una sessione fotografica di reportage, ed è possibile che ciò venga fatto per preparare un’ulteriore avanzata verso Gaza.
Un’altra fonte riporta che scontri sono ancora in corso vicino alla zona di Al-Nasr e Juhr Al-Deek. Nessun cambiamento degno di nota nel controllo di Beit Hanoun e nessuna spinta in corso verso Beit Lahia. Negli ultimi giorni l’esercito israeliano ha raggiunto con successo i quartieri generali di diversi leader, sia militari che politici.
Critiche sono emerse dalla social sfera in merito alle notizie del bunker top secret del comando di Hamas a Gaza. «In realtà è un bunker israeliano costruito sotto il complesso di Al-Shifa nel 1983 quando Israele occupò Gaza. Nel 1983, quando Israele governava ancora Gaza, costruirono una sala operatoria sotterranea sicura e una rete di tunnel sotto l’ospedale di Shifa, che è uno dei tanti motivi per cui le fonti di sicurezza israeliane sono così sicure che esiste un bunker principale del comando di Hamas all’interno o attorno al grande seminterrato di cemento sotto l’area dell’edificio 2 dell’Ospedale, al quale è ovviamente vietato l’accesso ai giornalisti».
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio