Iran e Italia unite dalla cultura

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ITALIA – Roma 15/03/2015. Il mese della cultura dell’Iran si è aperto a Roma in questi giorni attraverso una serie di manifestazioni e inaugurazioni organizzate dall’Istituto Culturale della Repubblica Islamica dell’Iran in collaborazione con l’Organizzazione della Cultura e delle Relazioni Islamiche, il Museo d’Arte Contemporanea di Teheran, il Museo d’Arte Orientale di Roma e la Casa del Cinema sempre di Roma, alla presenza del Ministro della Cultura iraniano Ali Jannati. 

Ieri presso il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ è stata inaugurata una grande mostra di arte contemporanea dal titolo ‘Iran Arte e Cultura’ dedicata alla produzione della ceramica, calligrafie, miniature e fotografie che mostrano le bellezze paesaggistiche dell’Iran contemporaneo e del passato.

L’utilizzo dell’arte per mettere in relazioni le culture non è nuovo al nostro paese e parafrasando le parole del Ministro è anche facile intuirne il motivo, ossia per quella naturale possibilità di riuscire ad interpretare un paese attraverso l’arte elemento imprescindibile per trasmettere la pace e l’amore. «Sono due elementi principali nella natura dell’uomo uno è la ragione e l’altro è il sentimento dal primo nasce la saggezza e dal secondo l’arte» ha sottolineato il Ministro che ha poi espresso parole di condanna verso le azioni di distruzione del patrimonio artistico avvenuto nei giorni scorsi al Museo di Mosul in Iraq: «Ci dispiace molto che un gruppo estremista, un gruppo terrorista in nome dell’Islam compia azioni barbariche contro il patrimonio dell’umanità nel nord dell’Iraq. Il compito di tutti i paesi è quello di condannare unitamente queste azioni barbariche, i governi e i popoli devono unirsi per impedire che queste azioni accadano». 

Nella giornata di venerdì 13 è stato sottoscritto, dal Ministro della Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini e il Ministro della Cultura iraniano Ali Jannati, un protocollo esecutivo di collaborazione culturale che consolida i rapporti tra i due paesi, in particolare questo documento rafforza una cooperazione in vari settori culturali come istruzione, insegnamento della lingua, borse di studio, collaborazioni interuniversitarie, organizzazioni di mostre e di  eventi in ambito musicale, teatrale e cinematografico. Inoltre proprio per favorire la cultura italiana nel territorio iraniano verranno messi a disposizione premi per l’editoria e per le traduzioni di libri e prodotti editoriali; prevista poi la cooperazione nei settori del restauro, della conservazione e ricerca archeologica soprattutto attraverso lo scambio di informazioni, di pubblicazioni e di esperienze. 

Tra le iniziative vi è stata un’interessantissima Conferenza svoltasi presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana dal titolo: ‘La collaborazione culturale e le relazioni bilaterali tra Iran e Italia’, nella quale sono state evidenziate le accomunazioni culturali tra questi due paesi entrambi eredi e custodi di uno straordinario patrimonio di storia, arte e cultura e proprio come ha voluto sottolineare Il Direttore Editoriale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana e ex Ministro Dei Beni e delle Attività Culturali, Massimo Bray, «Proprio l’opera di conservazione del patrimonio è stata occasione, anche nel passato recente, di una stretta collaborazione, che ha visto in particolare l’impegno di archeologi italiani a Persepoli, a Isfahan e nel sito Unesco della Cittadella di Bam». Il direttore ha poi continuato evidenziando che lo scambio culturale può avvenire, ed essere utile nel favorire il dialogo tra le società, non soltanto sul piano dello studio e della conservazione della cultura del passato, ma anche su quello della definizione di nuovi prodotti culturali. 

«Quella del dialogo tra le culture è una missione importante non soltanto sul piano dello scambio intellettuale e, di conseguenza, della possibilità di convivere armonicamente all’interno di una stessa società pur appartenendo a culture che possono essere molto diverse tra di loro; è un compito cruciale anche in vista della coesistenza pacifica tra gli Stati», ha detto Bray che ha poi continuato: «Accanto a questo aspetto ve ne è un altro legato all’esigenza di rispettare e salvaguardare i beni culturali e ambientali, che sono un’eredità che abbiamo ricevuto in dono dal nostro passato e che abbiamo la responsabilità di trasmettere alle generazioni future. In questo senso, la registrazione di un sito come Patrimonio dell’Umanità può contribuire a sviluppare la consapevolezza della sua importanza e della sua ‘fragilità’, della necessità quindi, per i turisti, di visitarlo con rispetto e attenzione alla sua salvaguardia, e insieme di rendersi conto del fatto che ciò che si sta visitando non è solo un’attrazione turistica, ma si tratta di opere, di monumenti, di paesaggi che hanno alle spalle una storia, in alcuni casi plurimillenaria; che sono l’esito di una tradizione di arte e di cultura che occorre conoscere se li si vuole comprendere e che sono espressione profonda dell’identità culturale dei Paesi che li ospitano, che va anch’essa conosciuta, rispettata, ammirata». I rapporti così come più volte evidenziato tra l’Istituto della Enciclopedia Italiana e la Grande Enciclopedia Islamica dell’Iran sono un passo importante nelle relazioni tra i due Paesi vogliono evidenziare la valorizzazione della ricchezza dei beni artistici e culturali, «È possibile creare migliori condizioni per godere del patrimonio e restituire al turismo questa dimensione di esperienza culturale: un obiettivo che può rivelarsi strategico anche dal punto di vista della valorizzazione economica dei beni culturali, perché offre l’opportunità sia di un maggiore e più continuativo coinvolgimento dei visitatori, sia di nuove possibilità di occupazione qualificata».

Durante l’incontro il Ministro della Cultura iraniano ha parlato della cultura e civiltà del suo paese dicendo che l’arte spirituale è il messaggero dei sentimenti e delle bellezze della cultura di un popolo ed evidenzia le prospettive della ricchezza di una civiltà attraverso le sue varie forme.

«Le relazioni tra Iran e Italia hanno una radice culturale che da sempre hanno fatto da sostegno ai loro rapporti e che nemmeno le tensioni politiche sono riuscite ad influenzare negativamente. Un paese come l’Italia con la sua cultura e civiltà ha per l’Iran una particolare importanza e le affinità culturali che esistono tra questi popoli, provenienti da due grandi civiltà, devono essere rafforzate». Ha detto Ali Jannati nel suo lungo discorso nella quale ha sottolineato che è necessario creare un dialogo sempre più concreto per venire incontro a varie esigenze tra cui quello imprescindibile della pace: «Crediamo che il mondo oggi abbia bisogno della pace soprattutto in un momento come questo colmo di rancore, inganno e estremismo che ha le radici nelle politiche sbagliate in ambito internazionale.  Oggi l’autorità politica e religiosa di alcuni paesi ha intuito la gravità del problema e ha parlato al mondo della necessità della pace, come il presidente Rohani aveva fatto lo scorso anno nel suo discorso alle Nazioni Unite dove aveva espresso la necessità di aderire ad un mondo privo di violenza. La Repubblica Islamica dell’Iran ha festeggiato un mese fa il suo trentaseiesimo anniversario della Rivoluzione che sin dall’inizio aveva ribadito la sua natura anti colonialista e quindi indipendenza degli stati unitamente alla negazione di ogni genere di estremismo; ancora oggi insiste su questa politica e continua a ritenere che per risolvere i problemi basterebbe l’investimento culturale e il non intervento negli affari di altri paesi.  L’estremismo non è un’identità e non coincide assolutamente con la ragione dell’uomo, non è riconosciuto da nessuna religione monoteista; purtroppo però a pagare il prezzo più alto sono proprio i musulmani, i cristiani, gli ebrei ma anche i laici e per questo che la Repubblica islamica dell’Iran nel sua nuovo slogan  convoca tutti alla moderazione e ad respingere la violenza».

Il Ministro ha poi detto che la letteratura italiana è molto conosciuta in Iran, le opere di classiche di Dante, Boccaccio, Petrarca e tanti altri insieme a quelle filosofiche e agli scrittori del ventesimo secolo sono ormai stati tradotti in lingua persiana. «L’interlocutore iraniano conosce bene Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Moravia, Pavese, Verga, Oriana Fallaci e altri scrittori contemporanei. Basti pensare che negli ultimi dieci anni sono state tradotte 226 opere letterarie dall’italiano al persiano.  Per esempio il libro di Ignazio Silone, Pane e vino è stato ristampato ben 17 volte, Le avventure di Pinocchio di Collodi è stato tradotto in persiano da 19 traduttori diversi, complessivamente in 91 ristampe. Ma anche diversi capolavori letterari persiani sono stati tradotti in italiano come il Libro dei Re di Ferdowsi, le poesie di Hafez, Le sette principesse di Nizami o Il verbo degli uccelli di Attar ed altri capolavori». 

La letteratura contemporanea dell’Iran ha tanto da ancora da raccontare e sono diverse le opere che meritano di essere conosciute a tutti e il rappresentante del governo di Teheran auspica che si possa procedere alle traduzioni della letteratura persiana affinché possa essere ammirata e a tal proposito ha fatto riferimento al ruolo dei cinque dipartimenti di lingua persiana presso l’Università italiana che verrà sostenuta dall’Istituto culturale dell’Iran di Roma ed ha così concluso: «Quando la cultura interviene nelle relazioni tra i paesi, riesce anche a consolidare e promuovere le relazioni politiche ed economiche. Giudicare un popolo o un paese solo attraverso i pregiudizi politici è ingiustizia e vuol dire opprimerlo. La Repubblica islamica dell’Iran con la sua storia e civiltà di 7000 anni cerca attraverso un linguaggio internazionale di presentare la vera immagine dell’Islam che ormai fa parte della sua storia. Cerca di dimostrare che questa è una religione di pace. L’islam nega e condanna ogni genere di violenza e di estremismo purtroppo ci sono delle persone ignoranti che nel nome della religione compiono le loro azioni barbariche, che non possono essere messe in relazione. Ecco perché la Repubblica islamica dell’Iran ritiene che la collaborazione bilaterale con altre culture rafforza le basi della pace e della stabilità, proprio per questo motivo cerchiamo di rafforzare le nostre relazioni culturali e artistiche con un paese come l’Italia e il mio viaggio conferma questa nostra intenzione». 

Alla conferenza ha partecipato anche il Rettore della Università Iulm di Milano, nonché Presidente della Commissione Italiana per l’Unesco, Professor Giovanni Puglisi, che ha posto l’accento sulla relazione fra i due paesi che affonda la sua storia ‘nella notte dei tempi’. «Credo che se dovessi riassumere le parole chiave di questo pomeriggio direi che potrebbero essere: dialogo culturale, formazione, cultura e turismo. Stanno tutte dentro la grande missione di un organismo internazionale nel quale ci ritroviamo entrambi Iran e Italia e singolarmente sediamo nella grande sala dell’Unesco accanto per successione alfabetica e la nostra vicinanza non è solo casuale alfabetica ma credo sia forte e trovi intese ben al di là di questo e le ha trovate anche in momenti difficili, quando il mondo Occidentale era in modo non intelligente chiuso a relazioni culturali verso il mondo iraniano. Il rapporto tra l’Italia e l’Iran in sede Unesco è molto collaborativo. Il dialogo culturale si sostanzia in due modi: attraverso il consolidamento dei percorsi formativi e nel turismo culturale.  Credo sia arrivato il momento che le relazioni tra i due paesi possano vedere un’alba nuova alla luce del sole senza più barriere di alcun tipo e credo che questo sia fondativo per una diversa relazione culturale turistica, dove il turista non è soltanto un occasionale visitatore di un luogo ma un pellegrino che va ad una fonte a riscoprire le radici e ad abbeverarsi a quella civiltà. E attraverso l’incontro e lo scambio delle esperienze culturali e delle osmosi di civiltà che si fonda la vera cultura della pace». Anche il professore  ha espresso parole di condanna verso la distruzione di opere d’arte e beni culturali da parte di folli criminali. «Vi è ancora nella mia memoria la distruzione dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan. Stiamo riproducendo una follia iconoclasta assolutamente inaccettabile che è frutto del tentativo di cancellare la memoria dell’uomo. Giustamente Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco, ha voluto sottolineare come la distruzione delle opere d’arte come delle vestigia della cultura comunque è un crimine contro l’umanità alla stessa stregua dei crimini contro le persone perché le opere d’arte i grandi insediamenti urbanistico storici sono le vestigia di una civiltà che affonda le radici nel tempo e che esprime l’attualità della memoria ed è impossibile cancellarla. Loro distruggono solo la forma ma non distruggono lo spirito e questo significa che su queste macerie Iran e Italia, mondo della classicità iraniana e mondo della classicità occidentale insieme debbano ricostruire una nuova cultura della pace che si fonda sulla assoluta dignità e libertà dell’uomo».  

In un momento in cui si vuole distruggere il pensiero, la memoria e la libertà è davvero importante confermare e investire sulla cultura soprattutto per due civiltà così antiche che sono state luce per l’umanità. L’Italia ha necessità sempre più di guardare al Mediterraneo e al fronte dell’Oriente in cui trova partner e referenti che sempre più cercano relazioni non solo commerciali. 

alessandra.mulas@gmail.com