#ISRAELHAMASWAR. La tregua più difficile per Israele

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Ci sono accordi e accordi. E anche quanto tutti mirano al win-win difficilmente si raggiunge l’obiettivo. E se Israele ancora si “frega le mani” sulla questione Hezbollah e Libano, non può fare altrettanto con Hamas. Micah Kubi, ex funzionario del Servizio di sicurezza generale israeliana Shin Bet ha detto in merito all’accordo di tregua tra Israele e Hamas: “L’accordo raggiunto non rappresenta la soluzione ideale per Israele, ma è piuttosto considerato uno dei peggiori accordi mai conclusi nella sua storia”. 

Secondo i media palestinesi, questo accordo è il risultato di una serie di fallimenti israeliani che hanno reso difficile per Israele affrontare questa delicata questione. “Israele chiaramente non è riuscito a proteggere i suoi soldati e coloni rapiti, il che alla fine lo ha costretto a pagare un prezzo alto per il loro rilascio”. Ha chiosato Kubi. E così mentre il mondo plaude alla fine di un conflitto sanguinario, Israele cerca di negoziare qualcosa con Hamas fino alla fine. 

Questo fallimento in termini di sicurezza rappresenta una sfida importante per la leadership israeliana, che si è trovata nell’impossibilità di recuperare i prigionieri senza fare importanti concessioni. Uno dei punti più problematici di questo accordo è l’ambiguità che circonda il destino dei prigionieri. “Fino ad ora non sappiamo con precisione quale di loro sia vivo e quale verrà recuperato come cadavere. Hamas sfrutta abilmente questa ambiguità, che aumenta la tensione e l’ansia dell’opinione pubblica israeliana”. Ha precisato Kubi. Quello che è successo “è un enorme successo agli occhi di Hamas, che si considera vittorioso perché è stato in grado di reclutare più persone sotto il violento attacco e ha aderito alle richieste di “Israele” e non si è arreso”.

Il primo Ministro all’indomani del 7 ottobre 2023 ha fatto delle dichiarazioni molto pesanti contro Hamas e delle promesse ai suoi cittadini che non è stato in grado di ottemperare: liberare i prigionieri e azzerare Hamas. 

Tra i dettagli dell’accordo una fase iniziale di sei settimane che comprenderà un graduale ritiro delle forze dell’IDF dalla Striscia di Gaza centrale e il ritorno dei palestinesi sfollati nel nord. E ancora come parte dell’accordo, ogni giorno vengono spediti 600 camion carichi di aiuti umanitari, 50 dei quali includeranno carburante e 300 raggiungeranno il nord della Striscia di Gaza.

Hamas rilascerà 33 israeliani, tra cui tutte le donne, i bambini e gli uomini sopra i 50 anni. Hamas rilascerà prima gli ostaggi sotto i 19 anni, poi gli uomini sopra i 50 anni. Israele rilascerà 30 prigionieri palestinesi per ogni persona rapita e 50 per ogni donna soldato. Israele rilascerà tutte le donne e i bambini palestinesi di età inferiore ai 19 anni detenuti dal 7 ottobre.

Il numero di palestinesi che verranno rilasciati dipenderà dal numero dei rapiti che verranno rilasciati, e potrebbe variare da 990 a 1.650 persone, compresi uomini, bambini e donne. I rapiti viventi verranno rilasciati prima dei morti. La terza parte dell’accordo dovrebbe includere la restituzione di tutti i corpi sotto il controllo del Qatar e delle Nazioni Unite. 

Quando dovrebbe avvenire questa fase non è chiaro. Non è del tutto chiusa nemmeno la questione libanese. Si registrano costanti scontri tra HTS e tribù libanesi al confine tra Siria e Libano. Il tentativo di HTS è ostacolare il flusso delle armi. Il presidente Joseph Aoun al momento del suo insediamento ha confermato l’insistenza del Libano sul ritiro completo di Israele dal sud e sullo spiegamento dell’esercito libanese al confine. Ma per ora i militari israeliani stanno continuando a distruggere quelle città che non sono riusciti a colpire durante il conflitto dei mesi scorsi. Mentre i coloni non vogliono tornare negli insediamenti del Nord di Israele. 

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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