
Migliaia di marines, aerei da combattimento, navi da guerra statunitensi stanno lentamente costruendo una presenza Usa nel Golfo Persico; segno che il conflitto con l’Iran continua a peggiorare. L’invio della Uss Bataan che trasporta truppe e aerei nel Golfo, insieme a caccia stealth F-35 e altri aerei da guerra, arriva mentre l’America vuole concentrarsi su Cina e Russia.
L’Iran ora arricchisce l’uranio più vicino che mai alla soglia militare dopo il crollo del Jcpoa e non vi è alcun segno che la diplomazia possa rilanciarlo presto; l’Iran inoltre nelle ultime settimane ha ripreso a disturbare la navigazione e sequestrare navi che tentano di attraversare lo Stretto di Hormuz, dove passa circa il 20% del petrolio mondiale passa.
La mossa di Teheran serve anche come monito agli Stati Uniti e ai suoi alleati: la Repubblica islamica ha i mezzi per reagire, tanto più che le sanzioni americane comportano il sequestro di navi che trasportano greggio iraniano.
Per gli Stati Uniti, mantenere lo Stretto di Hormuz aperto alle spedizioni rimane una priorità per garantire che i prezzi globali dell’energia non aumentino, in particolare perché la guerra della Russia contro l’Ucraina esercita pressioni sui mercati. Le nazioni arabe del Golfo hanno bisogno di questa via d’acqua per portare il loro petrolio sul mercato e si preoccupano delle intenzioni dell’Iran nella regione, riporta AP.
Negli ultimi mesi, dopo l’”abbandono” del 2020, l’esercito americano ha ricominciato a chiamare la sua presenza in Medio Oriente: ha condotto un pattugliamento dello Stretto di Hormuz con a bordo i capi di stato maggio re della Marina statunitensi, britannici e francesi. Alla fine di marzo, gli aerei da guerra A-10 Thunderbolt II sono arrivati alla base aerea di Al Dhafra negli Emirati Arabi Uniti; il Pentagono ha mosso caccia F-16, così come il cacciatorpediniere Uss Thomas Hudner, nella regione; gli F-35A Lightning II sono arrivati la scorsa settimana.
Ora, il dispiegamento di migliaia di marines e marinai è costituito sia dalla Uss Bataan che dalla Uss Carter Hall, una nave da sbarco.
Queste navi hanno lasciato Norfolk, il 10 luglio per una missione definita dal Pentagono una «risposta ai recenti tentativi dell’Iran di minacciare il libero flusso del commercio nello Stretto di Hormuz e nelle sue acque circostanti».
Questi movimenti hanno attirato l’attenzione dell’Iran. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha chiamato i suoi omologhi sia in Kuwait che negli Emirati Arabi Uniti per dire che «possiamo avere pace, stabilità e progresso nella regione senza la presenza di stranieri». Il capo dell’esercito iraniano, il generale Abdolrahim Mousavi, ha affermato che il dispiegamento degli Stati Uniti porterebbe solo “insicurezza e danni” alla regione: «Per anni, gli americani sono entrati e usciti dalla regione con sogni irrealizzabili, ma la sicurezza della regione durerà solo con la partecipazione delle nazioni dell’area», ha detto Mousavi, alla televisione di stato iraniana.
L’Iran ha anche mostrato il suo missile da crociera Abu Mahdi, presentato per la prima volta nel 2020, che potrebbe essere utilizzato per colpire navi in mare fino a 1.000 chilometri di distanza. Il missile prende il nome da Abu Mahdi al-Muhandis, capo delle milizie sciite irachene, ucciso in un attacco di droni statunitensi nel 2020 a Baghdad assieme al generale iraniano Qassem Soleimani. L’Iran è poi vicino alla Russia su diversi tavoli e situazioni e una presenza nell’area di uomini e mezzi Usa può lasciare presagire altri e diversi scenari collegati a quello principale del Mar Nero.
Tutto ciò aumenta il rischio di conflitto, anche se precedenti e recenti accumuli di forze statunitensi nella regione non hanno portato a una guerra aperta con l’Iran.
Luigi Medici