Gli Houthi in questi ultimi mesi hanno fatto parlare molto di sé per gli attacchi alle navi nel Mar Rosso ed ora anche nel mar Mediterraneo e nel Mar arabico. Mentre tutti guardavano ad Ansar Allah come al fratello povero in stile estremista, gli Houthi portavano avanti la loro battaglia in Yemen, per oltre 10 anni contro i seguaci dell’ex presidente defunto Ali Abdullah Saleh sostenuti ora dall’Arabia Saudita ora dagli emirati Arabi Uniti.
E se negli ultimi mesi gli Houthi hanno di fatto bloccato la navigazione nel Mar Rosso facendo precipitare gli introiti di Egitto e Israele, con il sostegno iraniano, al suo interno, cioè in Yemen continuavano la loro lotta per il potere.
Dopo aver annunciato l’arresto di diversi agenti dell’intelligence yemenita in un comunicato stampa del 6 maggio, le forze di sicurezza del movimento ribelle Houthi stanno rinnovando la caccia ai sostenitori dell’ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh.
Il movimento, guidato da Abdul Malik al-Houthi, ha affermato che un’unità nota come Unità 400, affiliata al governo riconosciuto a livello internazionale di Aden, è stata dispiegata nello Yemen occidentale controllato dagli Houthi per raccogliere informazioni sulla posizione dei depositi di armi del gruppo e delle navi che seguono gli attentati nel Mar Rosso.
Il leader designato di queste forze è Ammar Afash, nipote di Saleh, ucciso dagli Houthi nel 2017 durante la battaglia per Sanaa. “La spia yemenita”, come lo hanno definito gli Houthi “il cui nome completo era Ammar Muhammad Abdullah Saleh al-Ahmar, è stato direttore della National Security Agency (NSA) durante la presidenza di suo zio, durata dal 1990 al 2012, dopo essere stato nominato addetto militare in Etiopia nel 2013”.
Tuttavia, è rimasto in silenzio da quando è stato licenziato dal presidente Abdrabbo Mansour Hadi nel 2015 in seguito alla testimonianza di un ex agente di Al-Qaeda nella penisola arabica (AQAP) al canale di notizie Al Jazeera che lo implicava finanziariamente nell’attacco all’ambasciata americana a Sana nel 2008.
Oltre ad Afash, altri parenti del defunto ex presidente Saleh continuano a lavorare nelle forze di sicurezza dello Yemen. Un altro dei suoi nipoti, Tarek Saleh, è il vicepresidente del Consiglio presidenziale yemenita, pur rimanendo uno dei leader della Brigata dei Giganti, ora conosciuta come Brigata dei Giganti del Sud. Si tratta di un gruppo sostenuto da Abu Dhabi che sta espandendo la sua influenza nello Yemen meridionale.
A dimostrazione della lotta interna tra Sanaa e Aden, il giornalista Anis Mansour ha pubblicato un documento sul suo account ufficiale sulla piattaforma “X”, commentando, “tra i documenti di Tariq Afash”, uno che parla dell’inefficacia dei dispositivi di disturbo per abbattere i droni verso il mare.
Il documento emesso dal comandante della guardia costiera, “Abdul-Jabbar Abdo Hassan Zahzouh”, si rivolge al comandante della resistenza nazionale, “Tariq Muhammad Abdullah Saleh”, e parla dell’inefficacia dei dispositivi di disturbo collocati in alcune aree per monitorare i droni lanciati dalle forze di Sana’a verso le navi israeliane.
Secondo il documento, “il comandante della guardia costiera ha confermato a Tariq Afash che i dispositivi di disturbo forniti loro dagli alleati “America e Gran Bretagna” non sono efficaci nel disturbare e abbattere i droni Houthi che prendevano di mira la navigazione internazionale nel Mar Rosso.
Ha aggiunto: “Per quanto riguarda la parte israeliana, suggeriamo di invitarli a mantenere le promesse concordate a Gibuti, a meno che non proponiamo di annullare l’accordo con loro”. È interessante notare che le forze di Tariq Saleh hanno ricevuto mesi fa un lotto di dispositivi di disturbo e monitoraggio che sono arrivati attraverso l’aeroporto di Mokha e sono stati posizionati in una serie di luoghi e montagne per confondere i droni lanciati dalle forze di Sana’a verso le navi israeliane.
Il 30 gennaio Tariq Saleh, vice di Al-Alimi, ha preso contatti con l’ambasciatore egiziano in Yemen, Ahmed Farouk, e secondo l’agenzia di stampa affiliata al Consiglio presidenziale, che opera da Riyadh, Saleh ha confermato che “la sicurezza del il Mar Rosso meridionale è parte integrante della sicurezza dello Yemen e dell’intera regione”, considerando che le operazioni condotte dalle forze yemenite affiliate a Sanaa e Ansar Allah contro le navi israeliane sono considerate “sfide attuali” e che i due paesi (Yemen e Egitto) devono affrontarli e continuare a coordinarsi per affrontarli.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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