#ISRAELHAMASWAR. Aumentano i costi della guerra per Israele, penalizzato il rating del paese

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I costi della guerra sono sempre molto elevati sia in termini di persone e vite umane che in termini di numeri e perdite economiche. Quella tra Israele e Hamas non fa eccezione. 

La società internazionale di rating Fitch (Fitch Ratings) ha annunciato, il 12 di agosto, di aver declassato il rating creditizio dello Stato di Israele da A+ ad A con outlook negativo. Il declassamento ad “A” riflette l’impatto della continuazione della guerra a Gaza, dell’aumento dei rischi geopolitici e delle operazioni militari su più fronti. Dati che potrebbero peggiorare ancora di più se vi sarà un escalation in Libano o tra Israele e Iran. 

Fitch scrive: “Le finanze pubbliche sono state colpite e prevediamo un deficit fiscale pari al 7,8% del PIL nel 2024 e un debito che rimarrà al di sopra del 70% del PIL nel medio termine. Inoltre, è probabile che gli indicatori di governance della Banca Mondiale peggiorino, influenzando il profilo creditizio di Israele.”

Dagli Stati Uniti arriva la notizia che Washington è pronta a vendere a Israele armi per un valore di 20 miliardi di dollari. Il Pentagono ha annunciato che il Dipartimento di Stato americano ha approvato la vendita a Israele di munizioni per veicoli tattici, missili a medio raggio, carri armati e mortai.

In una dichiarazione del Dipartimento della Difesa americano al Congresso, gli Stati Uniti hanno accettato di vendere a Israele una flotta di veicoli tattici medi ed equipaggiamenti M1148A1P2 del valore di 583,1 milioni di dollari, colpi di carri armati da 120 mm del valore di 774,1 milioni di dollari e aerei avanzati a medio raggio. missili anti-aria “per un valore di 102,5 milioni di dollari e mortai a frammentazione ad alto potenziale esplosivo M933A1 per un valore di 61,1 milioni di dollari.

Una dichiarazione inviata dal Dipartimento di Stato al Congresso afferma che le vendite “potrebbero aumentare la capacità di Israele di contrastare le minacce nemiche attuali e future”.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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