IRAN. La ferrovia merci con la Cina catalizzatore dell’attacco USA

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L’Iran ha lanciato il suo primo collegamento ferroviario diretto con la Cina a maggio, il primo collegamento ferroviario del Paese con l’Asia che non prevede il trasbordo attraverso porti marittimi o la Russia, migliorando significativamente la sua sicurezza nazionale riducendo la vulnerabilità delle esportazioni alla minaccia della Marina statunitense alle merci trasportate via mare.

In seguito all’inaugurazione del primo collegamento ferroviario diretto dell’Iran con la Cina, si è ipotizzato che questo fatto potrebbe aver innescato l’escalation militare scoppiata in seguito all’attacco israeliano all’Iran del 12 giugno, riporta BneIntelliNews.

Il collegamento ferroviario rappresenta una pietra miliare significativa negli sforzi di Teheran per espandere i collegamenti commerciali e infrastrutturali attraverso l’Eurasia. Il treno inaugurale è partito da Teheran a maggio, percorrendo oltre 5.300 km fino alla città cinese di Xi’an in poco più di 14 giorni, secondo quanto riportato dai media iraniani.

Il percorso attraversa il Turkmenistan e il Kazakistan prima di entrare nella Cina occidentale, e fa parte del corridoio Cina – Asia centrale – Asia occidentale nell’ambito della Belt and Road Initiative.

I funzionari iraniani hanno descritto l’apertura come una “svolta”, in quanto ridurrà i costi di trasporto e i tempi di consegna delle merci scambiate tra i due Paesi. Il viaggio via terra è significativamente più breve delle tradizionali rotte marittime attraverso lo Stretto di Malacca e il Canale di Suez. La rotta aggira inoltre efficacemente le sanzioni statunitensi contro l’Iran e offre alla Cina un migliore accesso via terra al Medio Oriente. “L’avvio di questo corridoio rappresenta un importante passo avanti nella diversificazione delle rotte commerciali dell’Iran e nel rafforzamento della sua posizione nel transito regionale”, ha dichiarato il Ministro iraniano delle Strade e dello Sviluppo Urbano, Mehrdad Bazrpash.

Si prevede che il collegamento ferroviario consentirà la consegna diretta di merci sfuse iraniane come prodotti petrolchimici, prodotti agricoli e materiali da costruzione, facilitando al contempo l’importazione di elettronica, macchinari e beni di consumo cinesi.

L’Iran ha investito molto negli ultimi anni per espandere la propria infrastruttura ferroviaria, il che si inserisce nel contesto dello sviluppo di altri collegamenti via terra, tra cui il Corridoio Centrale.

La linea merci iraniana è il primo corridoio ferroviario diretto dell’Iran verso la Cina. A pochi giorni dall’entrata in funzione della linea, Stati Uniti e Israele hanno attaccato e poi il parlamento iraniano ha votato per la chiusura dello Stretto di Hormuz. La ferrovia fornisce un collegamento di esportazione alternativo con la Cina per garantire il flusso di denaro anche in caso di chiusura delle spedizioni attraverso lo Stretto.

Riducendo i tempi di spedizione via terra a circa 15 giorni, la linea aggira anche l’architettura assicurativa, logistica e dei pagamenti controllata dall’Occidente che sostiene il commercio globale e che è stata utilizzata per sanzionare l’Iran.

Questo sviluppo è avvenuto in un momento di silenziosa ricalibrazione della politica statunitense nei confronti dell’Iran. Pur mantenendo una posizione aggressiva, Washington, sotto l’amministrazione repubblicana guidata da Trump, si stava preparando a revocare alcune sanzioni secondarie sulle entità cinesi che acquistavano greggio iraniano. In cambio, tali transazioni sarebbero state gestite tramite conti di deposito a garanzia controllati dagli Stati Uniti, offrendo a Teheran un accesso limitato al dollaro, ma sotto la supervisione finanziaria americana.

L’istituzione da parte dell’Iran di una ferrovia diretta verso la Cina potrebbe aver anticipato o indebolito questo potenziale accordo. Il corridoio fornisce un meccanismo strutturale che consente a Cina e Iran di approfondire i legami economici al di là della supervisione statunitense, in un momento in cui la Casa Bianca sta cercando di aumentare il proprio controllo sui proventi iraniani derivanti dalle esportazioni di petrolio.

Luigi Medici

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