
La reputazione di Teheran per gli armamenti a basso costo ma efficaci si sta imponendo su questo competitivo segmento di mercato, già ambito dai turchi.
Tehran sostiene di avere l’industria degli armamenti di maggior successo al mondo, nonostante decenni di sanzioni economiche. Il regime afferma che 5.000 aziende collaborano con la sua industria della Difesa per sviluppare armi innovative. Nel novembre 2022, l’Iran ha lanciato per la prima volta un missile balistico ipersonico, riporta Gis Report.
Teheran ha dichiarato che il missile vola tra Mach 8 e Mach 10, il che significa che potrebbe raggiungere Gerusalemme in 400 secondi. L’industria militare iraniana non ha mai smesso di sviluppare armi, rimanendo risoluta di fronte ai mutevoli rapporti di forza geopolitici.
Internet e il dark web hanno ora liberato gli ingegneri iraniani dai vincoli della mobilità geografica; sono assai versati nell’Osint. Le informazioni più preziose vengono raccolte sui campi di battaglia del Medio Oriente, dove le forze iraniane sono impegnate dalla Primavera araba del 2011. L’Iran è diventato una potenza operativa con legami con i governi di Siria e Iraq. È anche affiliato a diverse decine di milizie che sono diventate le sue leve di influenza.
I suoi servizi segreti setacciano le zone di conflitto alla ricerca di attrezzature militari nuove, usate o parzialmente distrutte. Questa pratica, comune a tutte le forze armate, ha permesso agli iraniani di avere un’importante fonte di informazioni per i suoi ingegneri. In Afghanistan, i Talebani hanno concesso a Teheran il permesso di recuperare le attrezzature americane dopo il ritiro delle forze. Tutti i dati tecnici vengono elaborati dal ministero della Difesa iraniano. Le carcasse vengono smontate pezzo per pezzo e vengono elaborati piani per copiare le innovazioni tecniche più preziose. Un vero e proprio reverse engineering.
La Sâzmân-e Sanâye’-e Defâ’-e Jomhuri-ye Eslâmi-ye Iran, l’Organizzazione delle industrie della Difesa dell’Iran, è responsabile di garantire l’autonomia operativa dell’Iran, dalla fornitura di una semplice cartuccia alla produzione di armi sofisticate. Si stima che a questo compito siano dedicati dai 200 ai 240 siti produttivi.
Le fabbriche non si trovano solo in territorio iraniano. Teheran utilizza una dozzina di siti in Siria per produrre armi. In Tagikistan è stata recentemente inaugurata una piattaforma di produzione di droni per produrre l’Ababil-2, un velivolo multiuso con capacità di intelligence-ricognizione. I legami industriali con il Venezuela sono documentati da molti anni.
Il regime iraniano ha approfittato dello stallo dei negoziati nucleari e della guerra in Ucraina per cercare di uscire dal suo isolamento e provare il suo catalogo di armi in un conflitto interstatale non asimmetrico.
I droni killer Shahed-136 sono stati consegnati all’esercito russo. Mosca ha pagato 140 milioni di euro e ha dato all’industria iraniana tre preziosi modelli di armamenti che saranno studiati e sicuramente copiati: il missile anticarro statunitense Javelin, il missile antiaereo Stinger e il missile anticarro britannico Nlaw.
L’Iran vuole dimostrare che le sue armi a basso costo appartengono ai campi di battaglia tra le potenze mondiali. Un drone iraniano costa dai 20.000 ai 50.000 dollari, rispetto ai 3 milioni di dollari dell’equivalente russo. Viene fornito con la guida di un team di istruttori esperti. Anche se lenti e primitivi, questi droni possono comunque destabilizzare il sistema di difesa aerea e missilistica dell’avversario. Sono anche costosi da distruggere. Per ogni drone abbattuto, l’Ucraina spende il doppio del suo prezzo, il che prosciuga le risorse.
Secondo Teheran, 22 Paesi hanno già presentato offerte per acquistare i suoi droni, tra cui Algeria, Armenia, Serbia e Tagikistan. Le prospettive sono promettenti in un contesto economico in cui il costo delle guerre ha raggiunto quasi l’11% del prodotto interno lordo globale nel 2021.
La politica commerciale dell’Iran è al tempo stesso trasparente e opaca.
Teheran pubblica i resoconti della sua spesa annuale per la Difesa, ma i suoi programmi militari operano in totale segretezza. Se l’Iran annuncia un passo avanti, è sicuro ci sta lavorando.
Antonio Albanese