Tre portaerei statunitensi saranno in Asia la prossima settimana dopo mesi di assenza a causa delle preoccupazioni per l’attività cinese in vista dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump.
La USS George Washington, con un equipaggio di 2.702 persone, è arrivata venerdì a Yokosuka, in Giappone, sede della 7a flotta della Marina degli Stati Uniti, tornando al porto per la prima volta in nove anni. La USS Carl Vinson è stata dispiegata nel Pacifico lunedì, seguita dalla USS Abraham Lincoln, riporta Nikkei.
Le portaerei colmano il vuoto che si è aperto quando le navi da guerra statunitensi son state schierate in Medio Oriente e Pechino nel contempo ha aumentato la sua pressione attorno a Taiwan e al Mar Cinese Meridionale.
Queste navi offrono a Washington delle vere opzioni operative oltre alle dichiarazioni politiche. La mossa arriva mentre la Cina vanta la marina più grande del mondo, con 370 navi che sfidano de facto il predominio americano sui mari. Le portaerei statunitensi proiettano potenza che potrebbe dare respiro a Taiwan.
Senza portaerei Usa nelle vicinanze, gli aerei cinesi si sono spinti più vicino allo spazio aereo di Taiwan; gli scontri navali con le Filippine in acque contese sono aumentati.
I tre gruppi i attacco che accompagnano le porterei sono quindi un monito e una presenza ingombrante nell’area proprio mentre la leadership passa di mano a Washington.
Comunque, dietro le quinte, la Us Navy si sta affannando per mantenere questa dimostrazione di forza. La maggior parte delle portaerei statunitensi è in manutenzione o in fase di recupero, esaurendo così quindi le risorse disponibili. Con la penserà di tre mezzi viene sottolineata l’importanza dell’Asia per Washington.
A tutto ciò vanno unite le esercitazioni congiunte con la Corea del Sud e il Giappone. Questa partita a scacchi navale comporta poste in gioco reali per il commercio globale e la stabilità regionale dell’area, in cui insistono le rotte di navigazione che trasportano miliardi di scambi commerciali. Ora si aspetta la contromossa di Pechino.
Secondo l’Indo-Pacific Security Program del Center for a New American Security: “La Cina cercherà di mettere alla prova l’amministrazione Trump in anticipo, probabilmente intorno a Taiwan o al Mar Cinese Meridionale, o entrambi (…) Hanno visto Trump transazionale, che vuole fare un accordo. Oppure otterranno un Trump conflittuale, che è il modo in cui hanno caratterizzato le sue politiche da metà a fine 2018 fino al COVID”. Conflittualità che Trump ha promesso potrebbe riprendere fin da subito.
Tommaso Dal Passo
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