Un hub europeo per la rigassificazione del GNL. Questo il piano del primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis, presentato durante una conferenza sul tema che si è tenuta il 30 novembre ad Atene. Il premier ha illustrato il piano nazionale per la realizzazione di cinque infrastrutture per processare il gas naturale liquefatto: con la guerra in Ucraina e l’imposizione di sanzioni contro Mosca, in due anni il progetto permetterebbe di raddoppiare il volume di GNL proveniente dalla Grecia.
«La crisi sta cambiando la mappa energetica dell’Europa – ha aggiunto Mitsotakis in conferenza stampa – La Grecia è in prima linea in questa evoluzione». E in effetti per Atene questo rappresenta un’enorme opportunità: già nel 2022 si stima che l’Unione europea ha importato 100 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto, ovvero ben il 60% in più rispetto all’anno precedente. Il piano di realizzazione degli impianti di rigassificazione a largo delle coste greche si aggiunge alla strategia energetica nazionale di Atene, che già può contare sul gasdotto trans-atlantico, la TAP.
Già a maggio comunque è stato inaugurato un nuovo impianto di rigassificazione ad Alessandropoli, a est in prossimità col confine con la Turchia. Un nuovo hub che per il premier Mitsotakis sarebbe una “nuova porta energetica” in grado di svincolare Unione europea e Balcani occidentali dalla dipendenza dalle forniture russe. E in effetti a maggio all’inaugurazione dell’impianto di Alessandropoli erano presenti i rappresentanti dei principali paesi interessati al progetto: oltre al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il presidente serbo Aleksandar Vučić e i primi ministri di Macedonia del Nord e Bulgaria Dimitar Kovačeski e Kiril Petkov. Proprio la Bulgaria dipende dalla Grecia sul campo energetico: a luglio è infatti stato inaugurato un nuovo gasdotto che collega i due paesi, permettendo a Sofia di accedere anche al gas proveniente dall’Azerbaijan.
Carlo Comensoli