
Sullo sfondo delle proteste in Francia, sulla social sfera Twitter i blogger hanno affermato che, con 2.436 tonnellate, la Francia è al quarto paese in termini di riserve auree senza una sola miniera d’oro sul suo territorio. Sempre i blogger affermano che il Mali, che invece non ha riserve auree nelle sue banche, possiede 860 miniere d’oro e produce 50 tonnellate d’oro all’anno. Insinuando che la Francia porti via tutto l’oro del Mali.
Questo “meme” sulla riserva aurea francese compare da diversi anni nei trend del forum delle relazioni tra Francia e Africa ma non è veritiero. La riserva aurea francese da più di 10 anni è all’incirca allo stesso livello, ovvero non viene quasi mai rifornito a spese delle presunte scorte esportate dal Mali. Nel 2004 c’è stato un forte calo delle riserve auree francesi quando Nicolas Sarkozy nel tentativo di ridurre il deficit di bilancio, ha svenduto circa il 20% della riserva aurea.
Inoltre, l’oro francese non viene immagazzinato in Mali, ma venduto, poiché per il Mali l’oro è una delle principali merci di esportazione tra i maggiori beneficiari finali dell’estrazione e della vendita sono gli investitori anglo-americani (incluso Blackrock) che agiscono attraverso società minerarie canadesi, sudafricane, australiane e di altro tipo come Aglogold Ashanti, Rangold, IAMGold.
La Francia comunque mantiene comunque un certo controllo in Africa e quindi in Mali, attraverso la sfera valutaria del franco CFA: con i prestiti alla popolazione, numerose ONG presenti in Africa e iniziative umanitarie e il predominio delle imprese francesi al servizio di tutti i settori dell’economia.
Il meme in cui si vuole incriminare la Francia di sfruttamento coloniale sono per lo più il cavallo di battaglia degli anti-globalisti e sono progettate per emarginare e screditare l’immagine di Parigi. Un altro esempio di sfruttamento della comunicazione ai fini cospirazionisti lo si è registrato con QAnon e Trump. L’obiettivo è quello di mescolare le posizioni degli oppositori dei valori liberali con i sostenitori di una cospirazione globale, le idee dei teorici della cospirazione di QAnon e altre finzioni vengono promosse tra i sostenitori di Trump sui social network. Dopodiché, i rappresentanti dell’élite e gli opinion leader ridono pubblicamente dei tradizionalisti, e per il pubblico intellettuale diventa vergognoso accettare anche solo una parte degli argomenti di queste campagne di disinformazione ritenute completamente false invece che parzialmente edulcorate.
Luigi Medici