Elezioni Presidenziali in Messico: Partito Rivoluzionario Istituzionale e relazioni bilaterali

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Il 2 luglio 2012, Enrique Pena Nieto assume la carica di presidente dello Stato messicano appellandosi al paese in nome dell’unità di tutti i messicani. Dai risultati elettorali è emerso che, dopo 12 anni di opposizione, il candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri) ha di nuovo ottenuto il 36,55% dei voti, contro il suo rivale di sinistra più accreditato Manuel Lopez Obrador del Partito della Rivoluzione Democratica (Prd) che ha visto fermare le sue preferenze al 33,26%.

Ritorno al passato nella forma partitica in auge in Messico. Il Pri era stato infatti al governo per 71 anni, prima di essere privato del suo potere nel 2000,accusato di eccessivo autoritarismo, impantanato in numerosi casi di corruzione nella pubblica amministrazione. Evidente invece, la débacle del Partito d’Azione Nazionale (Pan) al quale apparteneva il presidente uscente Felipe Calderon (non rieleggibile) rappresentato da Josefina Vazquez Mota, che ha ricevuto un modesto 25,42% delle preferenze.

Si apre ora per Pena Nieto una fase di interregno con il presidente uscente Felipe Calderon – che ha già assicurato massima collaborazione al neo-eletto – che inizierà il 2 luglio fino al passaggio ufficiale di consegne che avverrà il 1 dicembre 2012. Pena Nieto si troverà pertanto, per i prossimi sei anni e senza possibilità di ulteriore candidatura, al governo di un paese emergente, che rappresenta la quattordicesima economia nel mondo, senza essere riuscito a fronteggiare la piaga della violenza interna legata al narcotraffico, costata circa 50 mila morti nel corso della precedente presidenza.

La lotta al narcotraffico risulta da sempre indissolubilmente legata all’effettività delle relazioni con gli Stati Uniti, come dimostrato da Calderon, in un paese che tuttavia per suo animo vede nei vicini settentrionali la principale minaccia alla propria indipendenza nazionale. Gli Stati Uniti, da parte loro, condividono al momento con i vertici messicani numerose informazioni sensibili, assegnando al Messico un ruolo crescente nell’implementazione delle operazioni contro il narcotraffico.

La cooperazione sviluppatasi negli ultimi anni tuttavia, sembrava essere frutto della complementarità tra interessi nazionali messicani e relazioni di fiducia personale, codificate in seguito in convenzioni formali. Un sistema estremamente vulnerabile ai cambi di presidenza da entrambe le parti. Rischio evidenziato dall’intenzione della nuova presidenza di focalizzare i suoi sforzi più sulla lotta al crimine organizzato interno, che sul contenimento del contrabbando di sostanze stupefacenti attraverso il confine con gli Usa, peculiarità dell’azione di quest’ultimi. La vera difficoltà sarà trovare immediatamente una nuova maniera per conciliare questi interessi correlati, senza che uno prevalga sull’altro a discapito della fiducia e delle convenzioni precedentemente stilate con la controparte.

Nella sua operatività e per uso politico in Messico, il dipanamento della questione bilaterale è legato alle persone che ricopriranno posizioni apicali di governo e nella pubblica sicurezza. Lo spoil-system messicano è difatti molto penetrante e poco sostenuto da un’effettiva stabilità istituzionale. Ogni nuovo presidente si arroga il diritto di mutare a proprio piacimento l’assegnazione della cariche burocratiche in maniera radicale, anteponendo il colore politico alla continuità istituzionale. Questo significa, concretamente, che non saranno più gli stessi soggetti, che erano stati capaci di guadagnare credibilità internazionale, ad operare per conto del Messico. La fiducia, capace di far incontrare le due culture dovrà quindi essere riedificata, con tangibili rischi riguardo alla tempestività delle iniziative bilaterali. Il tutto a vantaggio del crimine organizzato che vedrebbe in tale lasso di tempo l’opportunità di accrescere il proprio potere nei traffici internazionali e nel controllo del territorio messicano.