CINA. In dieci anni la Belt and Road Initiative perde slancio e Xi viene ripreso dalla Nomenklatura

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È passato un decennio da quando la Cina ha proposto per la prima volta la Belt and Road Initiative, investimenti della Cina in tutto il mondo che hanno contribuito ad espandere sia il commercio che la sua influenza internazionale.

Tuttavia, l’iniziativa incentrata sulle infrastrutture sta perdendo slancio in un contesto di rallentamento economico interno e di un’impennata dei default innescata da fattori tra cui il Covid-19. Pechino sembra ora riconsiderare il modo in cui investe all’estero, con il presidente Xi Jinping che spinge per aumentare la redditività dei progetti Belt and Road, riporta Nikkei.

Al seminario informale di Beidaihe questa estate, Xi potrebbe essere stato strigliato dalla nomenklatura del partito. Al seminario partecipano infatti i dirigenti “in pensione” del partito comunista cinese. A Xi Jinping sembra he sia stato ricordato il fallimento economico incombente e la perdita secca di potenza sui mercati internazionali. Il fallimento di fatto del recente incontro con l’Amministrazione Biden per limare le differenze nella guerra commerciale tra i due paesi, avrebbe alimentato non poco la protesta della nomenklatura cinese. Una reprimenda che avrebbe scosso non poco la leadership di Xi e potrebbe essere questa la chiave di lettura per la sua assenza al G2o, evento cui Xi Jinping ha sempre dato fondamentale importanza per fare della Cina un player globale primario.

Xi Jinpiing ha delineato per la prima volta la sua visione di una Nuova Via della Seta che colleghi Cina ed Europa nel settembre 2013 durante un viaggio in Kazakistan. Il mese successivo, ha chiesto la creazione di una Via della Seta Marittima del XXI° secolo lungo l’Oceano Indiano e il Mar Cinese Meridionale, gettando le basi per la Belt and Road.

Da allora più di 150 paesi hanno firmato memorandum d’intesa con la Cina, anche per la cooperazione sugli investimenti. La Cina ospiterà il terzo Belt and Road Forum a Pechino questo ottobre.

Secondo l’agenzia doganale di Pechino, il commercio cinese con i partecipanti alla Belt and Road è cresciuto del 76% dal 2013 al 2022, superando l’aumento del 51% del commercio complessivo cinese.

I legami economici più forti con i paesi emergenti hanno inoltre rafforzato il peso della Cina sulla scena internazionale, impedendo a Pechino di isolarsi all’interno delle Nazioni Unite sui casi Xinjiang E Hong Kong.

Anche il surplus commerciale della Cina con i paesi della Belt and Road è cresciuto. La cifra ha totalizzato 197,9 miliardi di dollari per i primi sette mesi del 2023 ed è sulla buona strada per raggiungere un nuovo massimo dell’intero anno. Questo surplus, che rappresenta circa il 40% del totale della Cina, ha aiutato il Paese a fare meno affidamento sul commercio con gli Stati Uniti.

Ma i paesi della Belt and Road si trovano ad affrontare deficit commerciali crescenti, mentre le speranze di un maggiore accesso al mercato cinese svaniscono. Anche le dure condizioni cinesi sui finanziamenti legati alla Belt and Road hanno portato a problemi. Per molti è scattata la “trappola del debito”, anche se la Cina rifiuta l’idea.

La Pandemia ha inferto un duro colpo alle economie emergenti, portando a un’impennata delle rinegoziazioni e delle cancellazioni del debito: ben 76,8 miliardi di dollari di prestiti che hanno coinvolto istituti di credito cinesi sono andati in fumo tra il 2020 e il 2022, 4,5 volte di più rispetto al periodo tra il 2017 e il 2019.

Mentre la Cina aumenta l’assistenza finanziaria ai paesi della Belt and Road, anche attraverso scambi di valuta, i nuovi investimenti sono diminuiti. Circa 100 miliardi di dollari venivano investiti ogni anno attraverso l’Iniziativa fino al 2019, ma da allora la cifra si è aggirata tra i 60 e i 70 miliardi di dollari.

Il rallentamento economico della Cina ha contribuito a questo declino. Le sue riserve estere, che finanziano nuovi investimenti, sono rimaste sostanzialmente stabili a poco più di 3mila miliardi di dollari, e non si prevede che la sua capacità di investire nei paesi emergenti aumenterà.

Dopo che la Cina ha annunciato nell’agosto 2022 una certa remissione del debito per i paesi africani, al governo è stato chiesto di fare lo stesso per le spese mediche e i mutui per i cinesi in patria, stante la profonda crisi immobiliare.

Antonio Albanese

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