Cina. Esplode la rabbia antismog

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CINA – Pechino 27/10/2013. La crisi ambientale della Cina è notoriamente grave: Harbin, città da 11 milioni di abitanti nel nord-est della Cina, è stata letteralmente chiusa a causa dell’inquinamento atmosferico 50 volte più alto di quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera ancora sicuro.

Lo smog era così fitto che il sito di notizie della città così recitava: «Non si possono vedere le proprie dita di fronte al volto». A settembre 2013, i funzionari del governo cinese, le Nazioni Unite, le istituzioni accademiche e organizzazioni della società civile hanno partecipato a Pechino alla sesta edizione dello Human Rights Forum. Il tema del forum di quest’anno sono stati i diritti ambientali. Il presidente della Società cinese per i diritti umani, think tank sponsorizzato dal governo, ha annunciato in apertura: «La ricerca di un ambiente bello e pulito, è tra il più fondamentale dei diritti umani». Il problema ambientale, però, non è slegato dagli altri diritti fondamentali: libero accesso alle informazioni, libertà di parola, libertà di riunione, diritto alla salute, ad esempio. Lungi dal riconoscere questi diritti, il governo cinese continua a violarli, in particolare per quanto riguarda le proteste ambientali. Nel mese di agosto 2013, una comunità tibetana nella provincia di Qinghai, nel sud-ovest della Cina, ha riferito che le proteste per le attività minerarie illegali avevano portato a forti scontri con decine di feriti, uso di gas da parte della polizia e una lunga serie di arresti. Nella provincia del Guangdong, nei mesi di luglio e agosto 2013, si sono registrati scontri sanguinosi per la costruzione di un inceneritore di rifiuti hanno portato all’arresto dei manifestanti, che urlavano slogan come «Diciamo no al cancro !» e «Proteggiamo la salute delle generazioni future!». In Cina si stima ci siano 450 “città del cancro” (comunità vicino a fabbriche o impianti chimici, dove i tassi di cancro superano di gran lunga le medie nazionali), in cui i residenti che presentano una petizione al governo locale e nazionale per assistenza o chiedono informazioni sono spesso ignorati, allontanati, molestati o arrestati. Pechino ha recentemente annunciato un nuovo impegno per affrontare il degrado ambientale del paese, tra cui un piano per ridurre le emissioni da carbone e da altre fonti altamente inquinanti, che però rischia di essere lettera morta come molti altri provvedimenti in materia.