La grave crisi sanitaria, unita alla crisi economica, politica e sociale che sta devastando la Bolivia, rende difficile prevedere l’esito dell’attuale confronto politico e del processo elettorale. Inoltre, il presidente boliviano Jeanine Áñez, attualmente a capo del governo che ha spodestato il presidente Evo Morales, ha annunciato su Twitter di essere risultata positiva al coronavirus. Nel video, pubblicato online, ha dichiarato di essere stata sottoposta a test dopo che altri membri dello staff del governo hanno riferito di essere risultati positivi.
Il governo si è rifiutato di effettuare test massicci quando era ancora possibile evitare la diffusione della comunità, riporta La Izquierda Diario. Inoltre, gli operatori sanitari non dispongono ancora di adeguati dispositivi di protezione per resistere al virus ed evitare l’infezione, che ha avuto un grave impatto sugli ospedali della Bolivia.
Due ospedali di La Paz e di El Alto sono già stati costretti a chiudere a causa dell’alto tasso di infezione e di mortalità degli operatori sanitari. La gente sta addirittura morendo per le strade, mentre viene allontanata dagli ospedali. A causa di queste terribili condizioni, sono già iniziate le interruzioni del lavoro e le mobilitazioni contro il governo.
Il governo ha dato la colpa della diffusione del virus a chi «non rispetta la quarantena»; purtroppo la quarantena senza aiuti del governo sta risultando fatale per molti, e per ora la Bolivar è in isolamento da 10 giorni. In simili condizioni, la gente è stata costretta a lasciare le proprie case in cerca di lavoro e cibo. Di conseguenza, i settori più poveri, come i lavoratori, gli indigeni e i giovani, stanno affrontando il peso della crisi, praticamente da soli.
Alcuni leader sindacali e membri del partito dell’ex presidente Evo Morales, Movimento per il Socialismo, Mas, nel parlamento boliviano hanno dichiarato di credere che i “golpisti” al governo stiano usando la crisi per giustificare il rinvio indefinito delle elezioni, permettendo ad Áñez di mantenere il potere.
I parlamentari lamentano in sostanza che in un primo momento è stato dichiarato che il picco della crisi si sarebbe verificato all’inizio di maggio, il che ha permesso di rinviare le elezioni ad agosto; poi è stato annunciato che il picco sarebbe stato in luglio e agosto, riuscendo così a rinviare le elezioni al 6 settembre; e ora, ancora una volta si lamentano pressioni per l’ennesimo rinvio.
Lucia Giannini