ALGERIA. ISIS e Al Qaeda si scontrano per il controllo terroristico del paese

639

Daesh ha rivendicato di aver ucciso 8 soldati algerini nella zona di Tamanrasset, nei giorni scorsi. La rivendicazione è stata poi seguita da un’infonotizia Daesh pubblicata durante il respingimento di un’operazione elitrasportata dell’esercito algerino per catturare due leader di Daesh nella zona Tamanrasset. In generale questa rivendicazione è di particolare interesse perché avviene in una zona poco battuta fino a poco tempo fa, dove anzi si erano recati alcuni jihadisti per arrendersi all’inizio dell’anno alle forze algerine. 

Questo attacco potrebbe essere l’evento che cambia le relazioni tra Daesh e Al Qaeda nella zona, visto che si tratta di area sicura per i qaedisti. In effetti, l’attacco è avvenuto a Tawandert, tra Tinzawatin e Timiawin, a nord del massiccio di Boughessa, ovvero il giardino di casa di Iyad ag Ghaly, il leader qaedista del gruppo Jamaat Nusrta al Islam wal Muslimin – JNIM. Potrebbe quindi trattarsi di una nuova offensiva da parte di Daesh, prima di tutto mediatica, per cercare di recuperare la zona dell’Algeria non solo dalla istituzioni, ma anche da Al Qaeda. In effetti, è interessante notare come la rivendicazione porta la dicitura di “wilayat Algeria”, una novità visto che fino ad ora i gruppi algerini erano definiti come “Jund al Khilafah”, ovvero un gruppo in divenire. 

Già l’anno scorso l’esercito algerino aveva ridotto drasticamente la capacità operativa di Daesh nel paese, al pari di quella di Aqmi. Ora però sembra che Daesh abbia trovato le risorse per poter riprendere le fila del discorso e, molto probabilmente, tagliare l’erba sotto i piedi di Aqmi stesso. Nonostante il gruppo nella fascia costiera sia stato debellato, nel deserto al confine con il Mali il discorso è diverso e rientra in un discorso molto più ampio.

D’altronde, secondo quanto riportato, nell’operazione dell’esercito algerino, oltre agli otto soldati, sono stati uccisi anche due jihadisti e sequestrate armi e munizioni. A riguardo uno dei due miliziani uccisi è Aboubacar Ould Abidine, detto Abu Zoubeir, uno dei comandanti della Katiba Salahuddin e cugino di Sultan Ould Bady, fondatore del Movimento per l’Unicità e la Jihad in Africa Occidentale – Mujao e della stessa Katiba Salahuddin; dati riportati anche dal sito Menastream. Il dato è di particolare interesse perché questa unità è stata la prima ed unica Katiba di Jnim che è passata in Daesh sullo sfondo di inimicizie con la nuova direzione del gruppo qaedista e di amicizie con il capo del ramo saheliano di Daesh, Abu Walid Adnan al Saharawi.

Bady e Saharawi avevano costituito assieme il Mujao e, così come Abidine, sono di etnia bérabiche, l’etnia di origine araba che gravita nel deserto. Ciò nonostante, Bady è colui che si è arreso alle forze algerine; Al Saharawi è praticamente sparito e Abidine è morto. Rimane comunque uno schema di fondo. In effetti, Isgs è stato inglobato di fatto da Iswap e si è espanso numericamente e logisticamente, ma sembrava che alcuni membri fossero rimasti contrari a questa fusione/inglobamento. In particolare, erano i rimasugli del Mujao e la Katiba Salahuddin quelli contrari all’inglobamento. 

Pur di non perdere l’occasione, evidentemente il nuovo Califfo, probabilmente già il vecchio, ha deciso di riallocare le risorse del Sahel di Isgs che non volevano rimanere in Iswap. L’obiettivo è quindi diventato il sud dell’Algeria per la strategia indicata prima contro lo stato algerino e Al Qaeda, che di fondo lascia i miliziani operare in zone che conoscono. 

In conclusione, la notizia dell’uccisione di Abidine è positiva in ottica di anti terrorismo, ma di fondo fa emergere un quadro che, se non trattato, rischia di diventare preoccupante. In effetti, l’Algeria è tutto fuorché stabile in questo momento, quando fino ad ora le forze di sicurezza godevano della stabilità longeva del presidente Bouteflika. L’ago della bilancia della pericolosità o meno del nuovo gruppo algerino di Daesh lo si avrà con l’arrivo, o meno, della Bayi’ah del gruppo al nuovo Califfo. 

 

Redazione