SIamo nell’era della guerra di V generazione

972

EAU- Abu Dhabi. 18/05/16. Lunedì ad Abu Dhabi c’è stata la Warfare Conference, “Fourth Generation Warfare Conference at the Emirates Centre for Strategic Studies and Research in Abu Dhabi” dove si è detto che stiamo per entrare nel concetto di Guerra da quinta generazione: dove alle armi si affianca la distruzione di una cultura e l’edificazione di una nuova, che non ammette ricordi il tutto attraverso le “reti” sociali, sia reali, che virtuali. 

In pratica: guerre senza confini. In modo particolare il ministro di Stato per gli Affari della Difesa l’emiratino Mohammed Al Bowardi, ha riferito che «servono nuove tattiche per vincere la guerra moderna senza frontiere che si è scatenata in alcune parti del Medio Oriente». Ha anche aggiunto che gli Eau sono disponibili a combattere questo nuovo tipo di guerra non convenzionale con nuove tattiche per assicurare la protezione degli Emirati. «Ci sono un certo numero di paesi che stanno assistendo i conflitti che hanno portato alla loro scomparsa, la disintegrazione della loro struttura e la diffusione di attacchi terroristici in tutto il mondo». Ha dichiarato alla conferenza. «Il terrorismo è diventato una parte intrinseca dell’ordine mondiale. Ciò che rende queste guerre diverse è la natura ambigua del conflitto». Tra le preoccupazioni del Ministro, il fatto che i terroristi coinvolti in tali guerre «usano modi non convenzionali per colpire un paese, attaccando le sue vulnerabilità e dei valori culturali e morali attraverso diverse ideologie, il che rende difficile costruire un sistema di difesa forte». E poi ha ribadito: «Non è una guerra tra eserciti organizzati che i paesi partecipano e sono soggetti alle leggi internazionali», ha detto Al Bowardi. «È una guerra  quella cui stiamo assistendo in cui attore è un partito che ha un’ideologia diversa ed è diverso da tutto ciò che abbiamo visto prima. È una guerra che dobbiamo essere pronti a [vincere], tanto più che questo partito vuole distruggere la legge e il tessuto sociale». Parole forti che testimoniano la diversa sensibilità di come Occidente e Medio Oriente percepiscono Daesh. Mentre per l’Occidente si tratta di un’organizzazione terroristica come tante altre, per il Medio Oriente si tratta di una minaccia alla loro sopravvivenza di popolo, inteso come “insieme di cultura, storia, tradizioni”. Nessuno vuole capire, in Occidente, che la guerra di Daesh, ISIS, IS, ISIL non è solo fatta di armi e di attentati ma è prima di tutto culturale e sociale. Basti vedere come ha cambiato la vita del popolo libico in meno di un anno di vita. Imponendo, abiti, leggi, nuovi usi e costumi in popoli che nemmeno erano musulmani praticanti. Daesh non è un gruppo terroristico fine a se stesso, ma una organizzazione che vuole cambiare prima di tutto l’ordine del mondo musulmano per poi sovvertire anche quello Occidentale. Sul fatto che abbia capacità economiche non vi è dubbio, che riesca o meno a farlo, sta alla risposta che l’Occidente insieme ai popoli mediorientali è in grado di dare. E continuare a fingere che non sia così è una cecità che l’Europa in primis pagherà a un prezzo molto alto. Al Bowardi durante la conferenza ha detto: «Gruppi estremisti come ISIL hanno devastato i paesi della regione, negli ultimi anni, tra cui la Siria e l’Iraq. Altri paesi obiettivi sono Bahrain, Libia, Tunisia, Egitto, Libano e Yemen». Il conflitto dunque, per il ministro, si allarga e a questi Paesi cui vanno ora aggiunti: Afghanistan, Filippine, Nigeria, Indonesia, Malesia, Tahilandia. Gli Emirati hanno ben compreso che lo scopo è creare caos per dare vita a un nuovo ordine. Mentre quello che si fa in Europa è chiudere gli occhi e negare anche l’evidenza. Così fu il primo tentativo delle forze di polizia di Belgio e  Francia, che dissero ai media che gli attentati avvenuti nei rispettivi Paesi, non erano collegati. Durante la  Fourth Generation Warfare Conference è emerso che la tattica del gruppo estremista è puramente strategica e utilizza tutte le reti disponibili, dalla politica all’economica fino alla rete sociale e militare, con l’obiettivo finale di distruggere la volontà politica di un paese. «È una guerra per procura che cerca di abbattere l’avversario senza un intervento militare diretto», ha detto Saif Al Aryani, segretario generale del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale negli Emirati Arabi Uniti. «L’ambiente [digitale] offre la possibilità di gestire queste guerre a distanza attraverso i social media, che permettono la diffusione di voci e di comunicazione attraverso le frontiere. È difficile per molti governi a seguire tale guerra elettronica». Il generale Ahmed Al Ali, comandante degli Emirati Arabi Uniti, ha detto: «Loro [gli estremisti] hanno lo scopo di istigare conflitti ideologici attraverso l’utilizzo di povertà, disoccupazione, estremismo religioso, terrorismo e milizie armate». In chiusura dei lavori Ali Al Kaabi, capo dell’Autorità federale delle dogane negli Emirati Arabi, ha detto che è arrivato il momento di vedere la guerra in una nuova maniera: «È il fondamento della quinta generazione, che è la guerra ibrida, in cui si fondono il sostegno al caos interno, la guerra psicologica e la guerra dei media, quella informatica, quella dello spazio, la guerra diplomatica ed economica».  Fonte: thenational.ae