Il tasso interno lordo di felicità della Spagna

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di Vittorio D’Orsi  ITALIA – Roma, 07/10/2016. La pubblicazione delle nuove stime macroeconomiche per l’Italia non lascia intravedere grandi spiragli di miglioramento per il 2016 ed il 2017, considerando peraltro anche i dati relativi alla disoccupazione giovanile.
Eppure, ci sono Paesi europei che, grazie a scelte importanti e di lungo raggio, stanno vedendo nuovi piccoli miracoli economici. È il caso della Spagna. Pur trovandosi in un sostanziale blocco politico, il Paese sta vivendo un momento di particolare crescita dovuto ad un fortissimo abbattimento delle tasse, in primis per le imprese, che ha determinato per induzione una importante fiducia degli investimenti esteri, ma anche della cittadinanza intera.
Il dato consolidato del 2015 attesta il Paese ad un PIL del 3,2%, mentre il trend del solo primo trimestre segna un + 0,7-0,8%, grazie al quale la Spagna scavalca per risultati di crescita tutti i Paesi europei, Germania compresa.
L’aspetto importante sottolineato dalle agenzie di rating internazionali è che questo risultato è dato, in grande prevalenza, non dalle esportazioni, ma dai consumi delle famiglie.
Questo perché la disoccupazione spagnola, prima paragonabile a quella italiana, è scesa al 20% della popolazione, con un abbattimento di 3,7 punti percentuali nel breve periodo.
Ci sono tuttavia su questi dati altre interpretazioni, a dir poco contrastanti. Una importante scuola di economia inglese riporta il fatto che tali risultati sono dovuti prevalentemente ad un abbattimento dei salari e ad un abbassamento del costo dei prodotti, oltre che della qualità, il che esporrebbe il Paese ad un possibile problema strutturale, anche dal punto di vista del deficit, ormai ben oltre la soglia del 3%. Oppure chi sostiene che il Paese era sceso talmente tanto dal punto di vista produttivo, che non poteva far altro che crescere.
Difficile dare una interpretazione univoca a queste informazioni, che rischiano di essere scollegate dalla realtà se non si prova a vivere il clima che permea la Spagna. Resta però il fatto che anche la Germania sta investendo nella penisola Iberica, e che a sua volta le imprese spagnole stanno ottenendo grossi risultati in termini di commesse strategiche anche in Italia.
In ogni caso, qualunque fosse l’interpretazione, il fenomeno andrebbe studiato approfonditamente, non solo con parametri macro-economici, ma anche con la misurazione in termini di qualità della vita e dei servizi al cittadino.
Potrebbe essere una best-practice da seguire, nel caso in cui anche la “life scorecard analisys” o il tasso interno lordo di felicità avesse segnali positivi. Altrimenti si tratterà sempre e solo di indici.