Esercito USA impreparato e politici miopi

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STATI UNITI D’AMERICA – Arlington 05/01/2015. Le dimensioni dell’esercito degli Stati Uniti sono state ridotte negli ultimi anni a tal punto da lasciare gli Usa poco attrezzati per rispondere alle accresciute minacce internazionali.

Ha lanciato questa accusa il presidente della Association of the US Army, gen. Gordon Sullivan (nella foto).
In un editoriale pubblicato il 4 gennaio da Breaking Defense, il generale Sullivan ha detto che l’esercito ha «di fronte una serie di “turbolenze” estere ed è ostacolato in patria da politici incapaci o non disposti a soddisfare le esigenze americane di base».
Secondo Sullivan, che è stato anche il trentaduesimo Capo di Stato Maggiore statunitense, uscito dal servizio attivo nel 1995, i leader americani «hanno sviluppato una mentalità che evita la realtà», una forma mentis che li porta a credere che «basti schioccare le dita per sconfiggere il terrorismo globale, piuttosto che ricostruire uno strumento militare ben preparato e dotato». L’esercito sta annaspando da più di un decennio preso da guerre e tagli di bilancio, ma le minacce internazionali non aspetteranno che esso possa ritrovare le forze, scrive Sullivan. Allo stesso modo, le decisioni sulle priorità di sicurezza nazionale e sul budget per la difesa, non potranno essere discusse fino a dopo le elezioni presidenziali del 2016.
Il numero di effettivi tra permanenti e riservisti dovrebbe calare di 27 mila unità nel 2016 arrivano a poco più di 1 milione di soldati. Questi numeri sono “nascosti” dagli appartenenti alle forze speciali che svolgono missioni una volta assegnate ai soldati regolari. La presenza di queste forze d’elìte in luoghi come Afghanistan e Iraq, non «elimina la necessità per l’esercito di essere pronto a ridistribuire una forza considerevole, se fosse necessario a bloccare Daesh», scrive Sullivan.
«Non vorrei definire nostro esercito come debole a causa di risorse insufficienti, poiché è ancora la prima forza terrestre al mondo ancora oggi, ma stiamo dando risposte timide in situazioni in cui, è necessario l’uso rapido e determinante della forza», afferma Sullivan.
«La nostra inazione ed esitazione alimentano una visione secondo cui è improbabile che gli Stati Uniti facciano qualsiasi cosa e se anche agissero, farebbero solo il minimo, tanto per mostrare la bandiera».