Hagia Sofia unisce cristiani e musulmani in tutto il mondo. Il più esteso network politico internazionale di ispirazione cristiana si allea con la più grande organizzazione islamica per denunciare la strumentalizzazione politica della religione: a dirlo COREIS Italia.
In un comunicato diramato il 17 agosto COREIS Italia scrive: «Abbracciare la propria identità “tribale” piuttosto che il messaggio unificante e primario di misericordia dell’Islam è come intraprendere un cammino disastroso sia spiritualmente che politicamente. In un’epoca di armi nucleari, chimiche e biologiche di distruzione di massa, non possiamo permetterci di ripetere i tragici conflitti del passato».
Le parole, si legge sul comunicato COREIS, sono di Shaykh Yahya Cholil Staquf, segretario generale di Nahdlatul Ulama, “la più grande organizzazione islamica al mondo con oltre 90 milioni di aderenti”, in una lettera indirizzata al presidente della COREIS Italiana, imam Yahya Pallavicini.
Questo messaggio dai musulmani di Indonesia ai musulmani italiani fa seguito e accompagna la Dichiarazione ufficiale firmata dal più grande partito islamico di Indonesia (National Awakening Party, PKB, legato a Nahdlatul Ulama): il fatto di particolare rilevanza è che questa dichiarazione sia stata promossa assieme al Centrist Democrat International (CDI) e il Partito Popolare Europeo (EPP), «mettendo da parte differenze di lunga data», come si legge nel comunicato stampa, che così continua:
«La Dichiarazione PKB/CDI risponde al tentativo del presidente Erdogan di promuoversi a leader della comunità islamica mondiale e restaurare l’Islam politico in una posizione dominante nell’ordine mondiale».
«Le affermazioni di Erdogan – si legge nella Dichiarazione sottoscritta da cristiani e musulmani – sono state sottoscritte subito dai Fratelli Musulmani e un gran numero di islamisti suprematisti in tutto il mondo» che vogliono creare «uno Stato islamico o califfato».
Come spiega invece il responsabile indonesiano di Nahdlatul Ulama nella lettera rivolta alla COREIS Italiana, «il 21° secolo offre ai musulmani un’opportunità senza precedenti di cooperare con i non musulmani, presentando l’Islam non come un’ideologia suprematista o un veicolo di conquista, ma piuttosto come uno dei tanti percorsi attraverso i quali gli esseri umani possono raggiungere la perfezione spirituale».
Su questi argomenti segnaliamo anche una riflessione dell’imam Yahya Pallavicini sulla rivista Finnegans «2020/1441: Makkah, Istanbul, Srebrenica»
Redazione